In realtà la legge, approvata con i soli voti del Partito Popolare è una sorta di manifesto del pensiero autoritario e repressivo che con il pretesto della lotta contro il terrorismo, sanziona e punisce chi commette “apologia di reato”, chi esalta gli atti di terrore, chi coltiva e fuma canne e chi informa o propaganda iniziative o manifestazioni “non autorizzate o atte a turbare l’ordine pubblico”, recuperando per altro un gergo tipico dei codici franchisti e fascisti.
Questa dizione consentirà agli organi di polizia di denunciare chiunque sia in odore non di essere un terrorista, ma più semplicemente un oppositore non addomesticato.
Il legislatore ha pensato bene di non insistere con il carcere, ma di prevedere sanzioni economiche crescenti,così un fotografo si è visto condannare per aver scattato foto ad una manifestazione non autorizzata e segnata da alcuni incidenti e da duri interventi della polizia. Sarà vietato manifestare davanti ai palazzi delle istituzioni e sarà sanzionata la diffusione di notizie ed immagini, persino un semplice tweet potrebbe costare una salata multa, in modo tale da scoraggiare chiunque altro volesse provarci.
La legge, approvata in via definitiva, dovrebbe entrare in vigore dal prossimo primo luglio. Nel frattempo anche il governo socialista francese sta provando, usando il pretesto della lotta al terrorismo, di spostare il reato di diffamazione e apologia di reato dalla legge sulla stampa al codice penale, così da poter ricorrere al carcere, ma anche alla chiusura di siti e blog senza la preventiva autorizzazione del magistrato.
A completare il quadro l’Italia, dove si tenta, nella legge sulla diffamazione e in quella annunciata sulle intercettazioni, di aumentare le sanzioni, estendere il divieto di pubblicazione e non porre argine alcuno alle cosiddette “querele temerarie” diventare un vero e proprio strumento di intimidazione preventiva.
Il tutto mentre, al contrario, la Corte dei diritti umani di Strasburgo continua ad emettere sentenze a tutela del diritto di cronaca, ricordando che è dovere del giornalista dare sempre tutte le notizie, comunque ottenute, che abbiano il requisito della rilevanza sociale e della pubblica utilità.
Per queste ragioni sarebbe il caso di unire tutte le forze che lottano contro “Mordaza e Bavaglio” e di realizzare un grande ologramma comune a tutela non solo del diritto dei giornalisti ad informare ma, anche e soprattutto, del diritto dei cittadini ad essere informati.