Società

Rom: Salvini, i veri dati sono questi

Tra la montagna di parole spese sulla questione Rom e un’aderenza alla verità fattuale non c’è proporzionalità diretta. Anzi, più se ne parla e più si alimentano i luoghi comuni, le dicerie e le credenze popolari; e questo accade perché a parlarne sono perlopiù politici, la cui unica finalità è quella di mungere le pance della gente per succhiarne consenso elettorale. Matteo Salvini, che è così gentile da fornirci dati su qualunque cosa, sul tema Rom ha lasciato stare i numeri ed è passato direttamente alle ruspe.

Forse, quindi, è necessario immettere in campo degli argomenti concreti per spiegare come stanno realmente le cose, affinché la demagogia populista becera a caccia di voti non prevalga del tutto sulla verità dei fatti. Innanzitutto bisogna dire che non c’è un’invasione Rom che sta colonizzando l’Italia, ma si parla dello 0,25% (180.000 unità circa) della popolazione, di cui solo lo 0,06 (ovvero 40.000) risiede nei campi. Soltanto il 3% di essi sono nomadi, mentre oltre il 50% possiede la cittadinanza italiana (dato che mette in luce la paradossalità dell’affermazione ‘che se ne tornino a casa loro’): il nomadismo che è sempre stato addotto come elemento apologetico a sostegno dei campi non riflette più i costumi e le abitudini dei cosiddetti zingari, i quali hanno progressivamente virato verso la stanzialità. I campi, istituiti nel 1984 con l’idea di tutelare le popolazioni nomadi, si sono rapidamente trasformati in una segregazione coatta su base etnica, che ha ulteriormente emarginato Rom e Sinti.

Praticamente privi di servizi igienici e sanitari, collocati tendenzialmente in periferie già disagiate di loro, i campi nomadi somigliano più ad una detenzione che non ad una soluzione abitativa: elemento che inevitabilmente abbrutisce ed indirizza negativamente gli abitanti in cattività che qui trascorrono la gran parte del tempo. I dati statistici legati alla microcriminalità e alla cronaca sono i soli ad essere divulgati e gli unici a fare presa sull’immaginario collettivo, che identifica il Rom come un essere amorale, lavativo, corrotto e aggressivo per natura, e quindi come il soggetto ideale contro cui sfogare le proprie rabbie e le proprie frustrazioni. La sicurezza è sempre stato l’unico aspetto preso in considerazione, in particolar modo dal 2008 in poi quando il governo Berlusconi ha dichiarato  l’emergenza nomadi: emergenza rinnovata periodicamente fino al 31 Dicembre 2011.

E’ in questo periodo, nel clima di semi-anarchia delle situazioni emergenziali, che saprofiti come Salvatore Buzzi, sorretti da politicanti corrotti di entrambi gli schieramenti, hanno trovato terreno fertile per lucrare economicamente, dimostrando che ‘i zingari’ possono essere redditizi su più fronti, non solo su quello del consenso elettorale. Dal 2012 l’Italia dovrebbe far parte della Strategia Nazionale d’inclusione dei Rom, dei Sinti e dei Camminanti, attraverso cui la Commissione Europea ha decretato l’inclusione dei Rom nel tessuto sociale essere un’assoluta priorità; eppure l’Italia tra i Paesi d’Europa si sta dimostrando il peggiore in campo, restio ad abbandonare l’ignobile eppur rassicurante abitudine del campo-ghetto.

Tutto questo, compone un quadro complesso, in cui l’elemento della sicurezza non è che uno dei molteplici aspetti, ma che l’opinione pubblica, guidata da scaltri leadericchi a caccia di voti, non vuole tenere in considerazione. Perché è più facile e a portata di mano prendersela con uno zingaro perché ti ha rubato o ti ruberà o avrebbe voluto rubarti il portafoglio, che non con uno Stato collusivo, che tra bugie, omissioni e connivenze ha portato a questo stato di cose.