La candidata Pd per la Regione Liguria Raffaella Paita è indagata dalla Procura di Genova per “mancata allerta” durante l’alluvione che il 9 e il 10 ottobre 2014 ha colpito il capoluogo ligure. Paita è stata raggiunta da un mandato a comparire per essere interrogata come indagata nell’ambito dell’inchiesta sull’inondazione che provocò la morte dell’infermiere pensionato Antonio Campanella. Oltre al reati di omissione in atti d’ufficio per la mancata allerta, l’assessore alla Protezione civile candidata alla Presidenza della Liguria è indagata anche per concorso in disastro colposo e omicidio colposo, reato ipotizzato all’inizio dell’indagine dai due magistrati genovesi e contestato anche alla dirigente di Protezione civile Gabriella Minervini.
“Sono davvero sorpresa del merito delle contestazioni che mi vengono rivolte – si legge in una nota diramata in serata dalla Paita – considerando che ho già avuto modo di chiarire nel novembre scorso la meticolosità della mia condotta nel corso di quella giornata durante la quale ho tenuto costanti contatti con la Protezione Civile, sollecitando la parte tecnica ad operare con il massimo dell’attenzione e della prudenza. L’allerta meteo e i provvedimenti conseguenti sono normativamente di competenza della struttura tecnica e non competono in alcun modo agli assessori. Non mi sono mai sottratta alle mie responsabilità. Sono certa di aver agito nella massima correttezza e rimango a disposizione del mio partito”.
“Sono tranquilla e sono pronta a difendermi dalle accuse che mi vengono contestate – ha spiegato, da parte sua, la Minervini – mio avviso in quelle ore non c’erano i presupposti per dare l’allarme meteo”. Minervini ha ricevuto l’invito a comparire dai sostituti procuratori Ciccarese e Dotto: “Mi contestano la mancata allerta, ma ho fatto tutto quello che dovevo fare. Abbiamo agito sulle previsioni di Arpal che parlavano di temporali. Non c’era la base per fare scattare un’emergenza meteo“.
Il partito genovese e ligure è in fibrillazione. Se non fossero bastate le irregolarità durante le primarie, l’uscita sbattendo la porta di Sergio Cofferati e addirittura il civatiano Luca Pastorino che lascia il partito e guida una lista civica, ora la campagna elettorale per il Partito democratico si fa ancora più complicata. “Parteciperò con grande convinzione”, ha detto Matteo Renzi che nei prossimi giorni continuerà il tour nella zona per evitare l’irreparabile e che già punta il dito contro la minoranza che “abbandona il partito”. La Liguria è dove il presidente del Consiglio rischia la figura peggiore con i suoi sfilacciati in mille correnti e candidati dell’opposizione che possono aspirare alla poltrona di presidente.
La partita elezioni regionali è più difficile del previsto per il leader del governo. Più a sud, in Campania, ha un candidato che non è candidabile per la legge Severino (Vincenzo De Luca) e giunte locali (da Ercolano e Giugliano) mezze indagate. Addirittura si pensa ad un commissariamento dall’alto, anche se ogni decisione ufficiale è rimandata al weekend prossimo. L’errore, secondo alcuni dentro il partito, sarebbe stato quello di ignorare la situazione di De Luca, vincitore delle primarie con la condanna per abuso d’ufficio che gli impedisce di tenersi eventualmente la poltrona. Da lì sarebbero partiti tutti i problemi del caso: indagati difesi dalla segreteria, nomi imposti dall’alto e poi sconfessati. Un caos che forse solo può avvicinarsi a quello di Forza Italia in Puglia che ancora vaga in cerca di un candidato unitario.
L’avviso di garanzia per la Paita in Liguria è stato notificato nelle scorse ore: al centro dell’accusa il fatto che la sala operativa della Protezione Civile a Genova la sera rimase chiusa nonostante le condizioni meteorologiche preoccupanti. “Sono garantista e resto garantista”, ha commentato il candidato Fi Giovanni Toti. “Un avviso di garanzia non significa colpevolezza. Gli errori della Paita sono di natura politica per come la sinistra ha amministrato l’emergenza alluvione. Non credo si possa parlare di magistratura ad orologeria a favore di Forza Italia”. Paita era stata interrogata per oltre 4 ore il 17 novembre 2014, interrogatorio che poi era stato secretato dalle due pm Gabriella Dotto e Patrizia Ciccarese che hanno coordinato l’inchiesta. “Ho risposto a ogni domanda – disse allora Paita -. Hanno sentito me come stanno sentendo tutti per chiedere i dettagli di quanto successo”. Paita è stata indagata per omissione d’atto d’ufficio in merito alla mancata emanazione dell’Allerta 2, il livello di allerta più alto in Liguria in caso di piogge significative.