Master alla Bocconi con opportunità di lavoro all’estero, invece il richiamo alla terra degli avi è stato più forte per Gloria Tenuta. Suo padre nel 1970 ebbe un’intuizione geniale: la sovrapproduzione dei pomodori ne mandava al macero una gran parte, uno spreco per don Antonio. Ecco allora che costruisce il primo impianto per la lavorazione del pomodoro surgelato. Neanche Antonio capisce la portata della sua invenzione, il brevetto di surgelazioni di vegetali e legumi da Mongrassano, nell’entroterra calabrese, viene adottato in tutto il mondo, dagli Stati Uniti al Giappone. Dai suoi stabilimenti il pomodoro in tutte le sue declinazioni, pelato, a cubetti, a fette, a rondelle nel minestrone, parte per aziende alimentari di mezzo mondo.
Il primo marchio si chiama Mediterraneo a Tavola. Sono dieci anni che Antonio non c’è più, Gloria, con creatività e alta tecnologia, ne ha reinventato la tradizione. Non più magazzino di stoccaggio, oggi la Gias, 400 dipendenti, produce surgelati, mettendo a punto anche una linea di cottura al vapore per il broccolo calabrese, la cipolla di Tropea e una gamma di prodotti che vanno dagli scialatielli all’amalfitana, agli strozzapreti alla siciliana passando per la grigliatissima di verdure.
Alla fine il taglio della torta, un lenzuolo di panna montata, sulle note liriche di Puccini. Gloria mostra fierezza nel sentirsi una paladina del made in Italy, pardon del made in Calabria.
Anche Marta Petrusewicz, storica del Mezzogiorno, polacca di nascita, mitteleuropea di formazione, è diventata calabrese per scelta. Appena laureata ha iniziato la grande avventura dell’Università della Calabria. E come docente di Storia Moderna ha insegnato per 30 anni nelle università statunitensi, Harvard, Princeton e Cuny (the city University of New York).
“Sognavo questi spazi del Sud e sono ritornata definitivamente in Calabria quattro anni fa. Una scelta, la mia, come quella di Gloria. E di tanti che scelgono la Calabria, che vi siano nati o no, per sfida, per amore, per protesta contro le umiliazioni continue di questa terra, contro il pregiudizio, contro la criminalizzazione. Scelgono, dopo aver studiato fuori, aver conseguito diplomi prestigiosi, rifiutando le opportunità che il ‘Nord’ offre loro per tentare qui”, dice Marta che stila un elenco di nomi doc: Paola Granata ha ripreso le terre abbandonate della famiglia in Sila, per produrre vini ad alta quota. Pina Amarelli (Cavaliere del Lavoro) è proprietaria del marchio Amarelli, la migliore liquirizia del mondo. L’azienda Poderi Marini, nell’alto ionio cosentino, gestita dalle sorelle Marini, produce vini di ampio mercato.
“Sembrerebbero scelte al ‘femminile’: le sedi delle aziende agricole coincidono con le residenze familiari, continuano le tradizioni, riconoscono nella terra e nel know how ad essa legato un bene comune da difendere, combattono ‘l’amnesia dei luoghi’. Ma non sono donne tradizionali, benché ultra-moderne, forse postmoderne”, conclude Marta. Colte, cosmopolite, senza complessi di provincialismo… la ricerca che conduce lontano, il coraggio senza risparmio.