La capogruppo del Carroccio in Piemonte e compagna dell'ex ministro Calderoli eletta grazie a un voto della maggioranza del Pd nell'organismo della Regione che promuove temi di rilevanza sociale. Ma nel suo curriculum ci sono dichiarazioni contro l'assistenza a nomadi e rifugiati e solidarietà ai poliziotti del G8 di Genova
Invoca il “pugno di ferro” contro gli irregolari, critica le politiche “scellerate” del governo che “spalanca le porte”. Dopo la sentenza di Strasburgo sui fatti della scuola Diaz mostra solidarietà alle forze dell’ordine. Questo è il curriculum di Gianna Gancia, capogruppo della Lega Nord in Piemonte eletta martedì sera come componente del comitato regionale per i diritti umani grazie a un voto della maggioranza del Pd. La sua scelta è stata criticata dal Movimento 5 Stelle come “ennesima prova di inciucio tra centrodestra e centrosinistra nel Consiglio Regionale del Piemonte”.
Nelle ultime settimane hanno fatto scalpore le dichiarazioni della ex presidente della Provincia di Cuneo e compagna di Roberto Calderoli. Il 23 marzo scorso, dopo gli attentati dei terroristi islamici al museo del Bardo a Tunisi, ha dichiarato: “Il cordoglio va bene, ma fra quelli che sono morti a Tunisi c’è chi ci criticava affermando che siamo razzisti”. Parole fuori luogo soprattutto a Torino, città che piangeva due vittime.
L’8 aprile, dopo la sentenza della Corte europea dei diritti umani sulle violenze della polizia a Genova, ha condiviso su Facebook l’editoriale di Alessandro Sallusti de il Giornale commentando: “Il mondo dell’Italia e dell’Europa ormai gira al contrario”. Lo scorso weekend invece ha partecipato alla manifestazione della Lega Nord “Chiedo asilo anche io” contro l’accoglienza agli stranieri e contro la “discriminazione al contrario”.
Stando a quanto riporta il giornale online Lo Spiffero, alla presentazione di questa iniziativa la Gancia “punta il dito sul silenzio di alcuni personaggi della chiesa in prima linea contro il malaffare e la criminalità, come don Luigi Ciotti, che pur dichiara di stimare: ‘È evidente che qui c’è un aspetto nascosto dietro all’assistenza ai nomadi e ai rifugiati, ci sono tanti centri gestiti da coop rosse e da associazioni legate alla chiesa che lucrano’”.
In tema di immigrazione Gancia ha sempre ribadito il concetto leghista: “Aiutiamoli a casa loro”. L’8 luglio 2013 papa Francesco visita Lampedusa dopo gli ultimi annegamenti di immigrati nel Canale di Sicilia e lei dichiara: “Esiste sicuramente un grave problema migranti. Sì, quello che coinvolge decine di migliaia di italiani ogni anno costretti ad espatriare per cercare lavoro”.
L’11 aprile 2014 rimpiangeva le politiche dell’ex ministro dell’Interno Roberto Maroni: “Nessuno qui è razzista e chiuso al mondo, ma ci vogliono buon senso e regole certe. La Lega quando era al governo ha dimostrato di sapere come agire, bloccando gli sbarchi, adesso nessuno si sta più rendendo conto della drammatica gravità della situazione”.
Eppure negli anni scorsi, prima che il segretario leghista Matteo Salvini imponesse la sua linea e i legami con l’estrema destra, Gancia aveva saputo esprimere idee non allineate al partito. Si era schierata a favore dei matrimoni tra gay dopo l’approvazione della legge in Francia parlando di “lezione di civiltà” e di “conquista civile”, mentre si era opposta alla proposta di Roberto Cota per limitare l’uso della pillola abortiva Ru486: “Rischia di farci tornare indietro di trent’anni”.
Quando nell’estate 2013 il suo compagno Calderoli aveva offeso l’ex ministro Cécile Kyenge definendola “orango” per poi fare marcia indietro e chiedere scusa, lei lo rimproverò: “Parole certamente oltre il limite, per cui Roberto bene ha fatto a porgere le sue scuse”, disse per poi tornare sui suoi passi e criticare le “assurde e pericolosissime posizioni” della Kyenge ritenute “devastanti e contro le quali continueremo a lottare duramente, a dispetto della demagogia del politicamente corretto imperante”.