Non solo è estraneo a qualsiasi ipotesi di reato, ma non ha mai conosciuto Carminati, non ha mai stretto accordi con Buzzi e allontanò Odevaine poco dopo il suo insediamento. E’ la verità dell’ex sindaco di Roma Gianni Alemanno, ascoltato dalla commissione Antimafia sull’inchiesta “Mafia Capitale“. L’ex esponente del Pdl ora in Fratelli d’Italia ha parlato di “completa estraneità rispetto ad ogni ipotesi di reato e alle connivenze che mi vengono attribuite”. Per Alemanno “non c’era nessuna idea, neanche lontana, di un simile rischio all’interno del Campidoglio. Non solo la politica e la burocrazia apparivano ignari di questo pericolo,ma nessun segnale è arrivato dalle altre istituzioni statali e territoriali, dalle forze politiche, da rilevazioni giornalistiche o dal dibattito culturale”.
L’ex sindaco ha precisato di non aver “mai conosciuto personalmente Massimo Carminati”. Non solo: Alemanno ha aggiunto di aver chiesto – dopo un articolo dell’Espresso del 2012 – ai suoi collaboratori provenienti da una militanza di destra se avessero avuto rapporti di qualche genere con Carminati e di aver ricevuto risposte “nettamente negative, con l’ammissione da parte di qualcuno solo di un’antica conoscenza priva di ogni valenza politica, sociale o economica”. “Del resto – ha proseguito Alemanno – basta leggere le intercettazioni di Massimo Carminati per constatare non solo l’assoluta assenza di un contatto diretto con il sottoscritto, ma il tono di massimo disprezzo con cui parlava di me con altri interlocutori, la stessa lontananza e ostilità che contrapponeva i politicanti che avevano fatto un percorso istituzionale dagli estremisti che avevano compiuto scelte profondamente diverse”.
L’ex primo cittadino ha aggiunto che è “falsa l’immagine secondo cui io mi sia circondato nella mia azione istituzionale solo di persone provenienti dalla militanza di destra. In realtà tra i miei collaboratori era presenti persone di ogni provenienza: da Franco Panzironi, approdato in An venendo da una lunga militanza democristiana a Liborio Iudicello da me nominato segretario comunale e direttore generale pur essendo cresciuto in esperienze amministrative guidate da uomini di sinistra, ai vari capi di gabinetto tutti magistrati di ogni connotazione politica, fino a numerosi manager”.
Alemanno indica Salvatore Buzzi come “unico personaggio, in realtà, con cui tutte le parti politiche e la struttura amministrativa del Campidoglio avevano rapporti”. L’ex sindaco ha evidenziato che “in tutte le 1.123 pagine dell’ordinanza del Gip non esiste nessun riscontro di un mio accordo con Buzzi che metta in relazione” i finanziamenti ottenuti per la fondazione Nuova Italia e per le campagne elettorali “con atti amministrativi di mia pertinenza”.
Infine la figura di Luca Odevaine, vicecapo di gabinetto del sindaco Walter Veltroni: “Fu allontanato – dice Alemanno – dalla amministrazione capitolina poche settimane dopo il mio insediamento. Questo non vuol dire, né io mi sogno di affermare, che l’allora sindaco Veltroni e poi il presidente Zingaretti avessero una qualche cognizione del modo in cui Odevaine organizzava la sua attività. Lo dico per evidenziare che tra indirizzo politico e gestione amministrativa ci può essere una profonda separazione di responsabilità e consapevolezza”. Peraltro, ricorda Alemanno, a Odevaine deve “la singolare calunnia di aver esportato soldi contanti in Argentina”. “Massimo Carminati, pur non avendo pendenze con la giustizia prima dell’arresto del 2 dicembre 2014, non avrebbe mai potuto accreditarsi con le nostre istituzioni, essendo un pregiudicato senza nessuna particolare rappresentatività sociale”, ha detto, tra le altre cose, Alemanno. “Per me francamente è difficile comprendere cosa abbia portato un già accreditato e potente rappresentante della cooperazione sociale come Salvatore Buzzi a costruire un rapporto stabile con una persona comunque problematica come Massimo Carminati”, ha proseguito Alemanno. “Il rapporto tra Buzzi e Carminati e tutto quanto può essere derivato – ha concluso l’ex primo cittadino di Roma – è rimasto ignoto, oltre che al sottoscritto, anche a tutti gli organi di informazioni, a tutte le forze politiche e, salvo la Procura di Roma, a tutte le istituzioni preposte all’ordine pubblico della nostra città”.