L'Alpha Magnetic Spectrometer, lo strumento per la misurazione dei raggi cosmici posto all'esterno della Stazione Spaziale Internazionale, ha raccolto dei dati che potrebbero essere la prova indiretta delle particelle di quella materia misteriosa che compone parte dell'Universo
Potremmo essere ad un passo da un’importante scoperta su uno dei grandi misteri dell’Universo: la materia oscura. “Segnali anomali” sono stati registrati dalla strumentazione installata all’esterno della Stazione spaziale internazionale (ISS) e potrebbero essere la prova indiretta delle particelle che formano la materia oscura, cioè quella parte di materia misteriosa e invisibile di cui ancora poco si sa e che costituisce parte dell’universo. Già lo scorso settembre la ISS aveva trovato un “eccesso” di antimateria.
I dati verranno presentati al Cern di Ginevra, che ha tra i principali obiettivi la caccia alla materia oscura, e sono stati raccolti dal 2011 a oggi dall’Alpha Magnetic Spectrometer (Ams), lo strumento che misura con straordinaria precisione la composizione dei raggi cosmici e che opera all’esterno dell’ISS. Il presidente dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, l’ente che con l’Agenzia Spaziale Italiana (Asi) ha dato un contributo di primo piano alla realizzazione dell’esperimento, Fernando Ferroni non nasconde l’emozione: “Siamo eccitati per questi risultati che presentano un quadro difficilmente interpretabile nell’ambito della fisica tradizionale dei raggi cosmici”.
“Abbiamo notato anomalie sia nella misura dei positroni che degli antiprotoni” ha raccontato Roberto Battiston, presidente Agenzia Spaziale Italiana che ha fondato con il Nobel Samuel Ting la collaborazione internazionale Ams. “Entrambe le misure di precisione fatte della frazione di antiparticelle nei raggi cosmici – ha aggiunto – stanno mostrando uno scenario completamente diverso rispetto a quello atteso”. Positroni e antiprotoni sono particelle di antimateria che ci si aspetta di vedere nello spazio, ma la particolarità dei dati consiste nelle quantità di queste osservate da Ams, in eccesso rispetto alle previsioni basate sulla fisica conosciuta. ”Un modo per interpretarle in modo coerente – ha osservato – è chiamare in causa nuove particelle associate alla materia oscura”.
“Questo straordinario rivelatore che opera nello spazio – ha detto aggiunto Ferroni riferendosi all’Ams – ci sta portando, con l’estensione dei risultati già ottenuti dal rivelatore spaziale Pamela e raggiungendo energie molto più alte, alla soglia di una possibile importante scoperta. Aspettiamo con trepidazione i futuri risultati”.
L’abbondanza di positroni e di antiprotoni si può infatti interpretare come l’effetto prodotto da collisioni tra particelle di materia oscura, e quindi come una possibile evidenza indiretta sia dell’esistenza di questa materia invisibile, sia del fatto che possa essere composta da particelle.
L’Italia, con il coinvolgimento dell’Agenzia Spaziale Italiana e l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare ha svolto un ruolo centrale nell’esperimento fin dal principio. Il presidente dell’Asi ha sottolineato che “Ams è un caso di eccellenza italiana nel settore della ricerca internazionale: gran parte degli strumenti che permettono per la prima volta la misura di precisione dell’antimateria nei raggi cosmici sono stati ideati e sviluppati nei laboratori dell’Infn all’interno dell’Università e dell’industria nazionale con il contributo fondamentale dell’Asi”.