Proprio quando l’Italia calcistica si prepara ad osservare il cammino della Juventus nei quarti di finale di Champions League, un’altra competizione internazionale ha conosciuto poche ore fa il suo atto conclusivo. A trionfare è stato il favoritissimo Chelsea, che ha avuto la meglio in finale per 3-2 sugli ucraini dello Shakhtar Donetsk. Ovviamente non parlo della squadra allenata da Mourinho (fuori dall’Europa lo scorso mese ad opera del Psg), ma della formazione U19, vera tritasassi della Uefa Youth League di quest’anno. Lo sa benissimo la Roma di Alberto De Rossi, che in semifinale, nonostante sia riuscita a tamponare i londinesi per 45 minuti e a schierare il talento emergente Daniele Verde (tornato in Primavera per l’occasione), nella ripresa si è dovuta arrendere allo strapotere dei Blues e alla punta Dominic Solanke (capocannoniere del torneo e autore di una doppietta nel 4-0 rifilato ai giallorossi), ragazzo inglese classe ‘97 di origini nigeriane che ammiro e seguo da quasi 2 anni, destinato a far parte molto presto della prima squadra. Probabilmente “The Child” arriverà dove El Niño Torres ha fallito – cioè entrare nelle grazie dei tifosi londinesi – tenendo anche conto del fatto che i suoi maestri portano il nome di Diego Costa e Didier Drogba, non proprio due a caso. Ma torniamo al torneo appena conclusosi.
La finale di Youth League è stata l’ennesima dimostrazione di forza degli inglesi, trascinati questa volta dal capitano Isaiah Brown (autore di una doppietta), contro un sorprendente Shakhtar capace, in precedenza, di ribaltare il pronostico della semifinale contro il favoritissimo Anderlecht di Aaron Leya Iseka (mezza Europa su di lui) e mettendo in mostra il talento di Viktor Kovalenko, centrocampista offensivo e seconda punta all’occorrenza, specializzato nei “gol dalla panchina” (3 reti in appena 47 minuti giocati tra semifinale e finale). Ma la disarmante facilità con cui i ragazzi allenati da Adi Viveash hanno aperto la difesa avversaria con manovre avvolgenti spesso nate dalle retrovie, non ha dato scampo.
Insomma, vince la squadra migliore, ma soprattutto vince il progetto che ha portato l’Academy del Chelsea ad essere – forse da 2 anni a questa parte – il migliore vivaio calcistico europeo in circolazione, sorpassando al momento quello di sua maestà il Barcellona, con la Cantèra blaugrana (vincitrice della prima edizione della Uyl) che accusa il momento poco brillante della prima squadra dopo un decennio di assoluto dominio.
E le italiane? Beh, di strada da fare ce n’è eccome, ma onore comunque alla Primavera romanista che ha raggiunto le semifinali eliminando Manchester City, Ajax e il Bayern Monaco, non certo le ultime arrivate. Per la Juve di Fabio Grosso, invece, il cammino di crescita è ancora lungo e lo dimostrano i risultati durante la fase a gironi (solo 1 vittoria in 6 gare, in casa col Malmö e tanti saluti all’Europa).
L’unico nostro rammarico è di non poter schierare in questo torneo, anche altre formazioni con più esperienza o bagaglio tecnico a causa di un regolamento quantomeno discutibile, che vede qualificate di diritto solo le squadre U19 delle 32 partecipanti alla Champions League. Non proprio un esempio di meritocrazia nei confronti di questi ragazzi.
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