“Di qualunque colore esse siano, non ho mai pensato che le coop potessero essere immuni da un rischio corruttivo. Non è detto che una coop sia per forza santa e vergine. Una coop può finire in un sistema corruttivo e quindi non ci dobbiamo meravigliare nulla”. A parlare è Lucia Musti, procuratore aggiunto di Modena, a poche ore dal trasferimento nella città emiliana dell’inchiesta sulla coop Cpl Concordia e la metanizzazione di Ischia. Il Tribunale del Riesame di Napoli, per difetto di competenza territoriale, ha infatti tolto il fascicolo ai pm partenopei. La notizia è arrivata in Emilia all’improvviso: “Non mi sono stupita perché già il nostro ufficio si stava interessando della coop Cpl Concordia per un’altra vicenda di appalti truccati”, spiega Musti, da inizio anno “procuratore capo facente funzioni”, in attesa che venga scelto il successore di Vito Zincani, appena andato in pensione. La collaborazione tra le due procure è iniziata già da tempo proprio riguardo a Cpl, la coop di Concordia sulla Secchia su cui entrambe indagavano. Nel maggio 2014 infatti i pm modenesi chiesero il sequestro preventivo di beni per oltre un milione di euro in una maxi-inchiesta riguardante alcuni appalti del Policlinico di Modena. Gli indagati furono 63 e tra loro c’era anche Nicola Verrini, ex dirigente Cpl ora finito agli arresti per il caso Ischia. Sotto indagine finirono allora anche alcuni altri colossi della cooperazione rossa emiliana: tra questi il Consorzio cooperative costruzioni di Bologna, la Cmb di Carpi. E perfino un ex parlamentare dei Democratici di Sinistra, Vasco Giannotti.
Procuratore Musti, quando avete saputo che l’inchiesta su Cpl Concordia e il metanodotto di Ischia sarebbe finita qui in Emilia?
Con i colleghi di Napoli eravamo già in contatto telefonico da qualche tempo. Tra l’altro mercoledì, prima che nel pomeriggio che uscisse la notizia ufficiale del trasferimento degli atti a Modena, mi avevano fatto avere un dvd con atti che comunque potevano interessarci per le nostre indagini.
Nei prossimi giorni i pm di Napoli Henry John Woodcock, Celeste Carrano e Giusy Loreto invieranno il fascicolo. Che cosa farete a quel punto?
Subito intanto dovremo riformulare le richieste di custodia cautelare al Gip, diversamente le misure potrebbero decadere. Poi valuteremo il da farsi. Cercheremo di dare una risposta celere, se si potrà. Se invece ci sarà da approfondire, lo faremo.
Il sistema cooperativo emiliano è in crisi di valori?
Di qualunque colore esse siano, non ho mai pensato che le coop potessero essere immuni da un rischio corruttivo. Non è detto che una coop sia per forza santa e vergine. Una coop può finire in un sistema corruttivo e quindi non ci dobbiamo meravigliare nulla.
Lei ha un passato nella Direzione distrettuale antimafia di Bologna. Addirittura un pentito nel 2012 confidò che i Casalesi avevano anche iniziato a pedinarla. Che effetto le fa sapere che Roberto Casari, ex numero uno di Cpl, risulterebbe indagato per concorso esterno in associazione camorristica?
Quella della Dda di Napoli è un’indagine parallela della quale non so nulla. Invece nell’inchiesta su Ischia che arriverà da noi a Modena non c’è traccia di camorra, sennò il fascicolo sarebbe andato all’antimafia di Bologna.
Del pentito Antonio Iovine, le cui dichiarazioni hanno avuto un grosso ruolo nell’inchiesta della Dda di Napoli che interesserebbe Casari, lei si occupò in passato, non è così?
Iovine era il ministro dell’economia dei Casalesi, e come tale esercitava la sua qualifica anche qui, nel territorio modenese.
A proposito di infiltrazioni mafiose in Emilia, e in tutto il Paese: pensa che si siano estese sino a un punto di non ritorno?
Il problema non è soltanto l’infiltrazione o l’insediamento mafioso, quanto piuttosto il fatto che ormai, spesso e volentieri, le organizzazioni criminali si servono del veicolo della corruzione.