Si chiama Central European University quartier generale a Budapest, e ha nel suo core business proprio i rom di differenti etnie, li accoglie con l’obiettivo di farli diventare dei leader, metterli nella condizioni di stare nelle stanze dei bottoni di governi nazionali, organizzazioni internazionali, colossi finanziari, formandoli con gli stessi programmi dei master in Business Administration di Harvard, Yale, Cambridge. Gli studenti di etnia rom frequentano i corsi di laurea, di master e specializzazione di Ceu University tra gli altri iscritti di provenienza internazionale.
L’università in questione non è finanziata dal terzo settore, non è nata dall’organizzazione per i rifugiati, e nemmeno dalla tante fondazioni umanitarie o aid charities sparse per il mondo. Questa università l’ha fondata George Soros nel 1991, un capitalista, un personaggio che per quanto potesse avere a cuore il proprio Paese, visto che è ungherese di nascita, non è un tipo da regali o prestiti a fondo perduto. L’università mette a disposizione alcune borse di studio per studenti che abbiano completato un corso di studio di livello universitario, di etnie rom, per raggiungere un livello d’inglese tale da poter seguire programmi di studio post laurea con valore internazionale.
Un’obiezione che immagino possa arrivare dalle aree salviniane, potrebbe riguardare chi accede a questi programmi. Certamente scolarizzato, ben lavato e profumato sin dai primi anni di vita, senza aver mai rubato, o vissuto in un campo rom così come li vediamo qui da noi, in mezzo a sporcizia e degrado. Può esser così, però nei bandi per candidarsi ai programmi della Ceu, non si fa alcun cenno al luogo in cui vive il candidato, né s’indaga sulla residenza di genitori o fratelli, possono partecipare anche i rom che vivono in Italia. Il bando è consultabile on line, si chiama Roma Graduate Preparation Program dove il termine Roma, così come è specificato in una nota, si riferisce a “Roma, Sinti, Kale, Travelers, and other ethnic groups of Romany heritage, including those who identify themselves as Gypsies“.
Seguo questa università da un po’ di anni, sono andata a visitarla, e mi è capitato di intervistare Soros su questa sua scelta di sostenitore di un’Education, accessibile e aperta.
E’ noto che gli interessi politici di Soros, oggi 84enne, si siano intrecciati negli anni con quelli finanziari: tanto è stato scritto sul suo ruolo nell’avversare i governi totalitari dell’Europa orientale, più recentemente si è dibattuto sul sostegno dato alle primavere arabe.
Dopo il 1989, insieme con i suoi dell’Open Society Intitute, ha realizzato un sogno: fondare un’università ispirata da una visione del mondo come “polis universale”. Da quell’idea di ‘società aperta’ respirata dallo stesso Soros, esule a Londra, alla London School of Economics durante le lezioni del filosofo della scienza Karl Popper. Sin dagli anni Ottanta, la fondazione di Soros ha sostenuto le carriere di giovani dell’Est Europa, talentuosi e motivati.
Per esempio, Viktor Orbán, il premier superconservatore ungherese, nel 1989 ottenne una borsa di studio proprio dalla Soros Fondation, per andare a studiare a Oxford. Tornò liberale, progressista, sembrava voler spendere la vita intera per la difesa dei diritti civili. Oggi è noto per la svolta autoritaria del suo attuale governo.
Mi piace pensare che sia un bene che si ritrovi in casa sua, da premier, un’università che vuol insegnare la leadership ai Rom, che lavora sulla diversità di studenti e docenti, e che è considerata tra le 100 università migliori al mondo dai ranking internazionali da media inglesi e americani e asiatici.
Sulla Ceu, che da tempo ormai cammina con le sue gambe, il progetto di Soros è stato chiaro sin dall’inizio: organizzare un’università su un modello internazionale, con uno stile d’insegnamento angloamericano, con le stesse certificazioni delle migliori università degli Stati Uniti, per entrare in concorrenza con loro, nel contesto mondiale. Perché i rom? Perché questa università è un esempio di innovazione sociale, che sperimenta il talento dove c’è diversità di origini, culture e lingue, provenienze.
Negli ultimi quindici anni dalla Ceu sono usciti più di ottomila dottori in legge, economia, arte, filosofia, antropologia, scienze della politica e diritti umani, dai cento iscritti iniziali si è raggiunta quota 1100 studenti, da oltre 70 Paesi. Si è costruita una élite tra i talenti delle repubbliche dell’ex Unione Sovietica, i più promettenti rumeni, polacchi, bulgari, estoni, lapponi, insieme con olandesi, italiani, tedeschi, americani, e presto cinesi e indiani. Un esempio d’innovazione sociale per le università del mondo intero, dagli Stati Uniti all’Australia.