Raccogliere le firme necessarie per candidarsi a consigliere nella propria regione e ritrovarsi la strada sbarrata perché le nomine sono state decise un anno e mezzo prima: è questa la vicenda che sta denunciando da molti giorni Simona Laing – ex consigliera comunale di Pistoia, renziana della prima ora, adesso manager pubblica – che volendosi candidare come consigliera alle elezioni regionali della Toscana del prossimo 31 maggio, si è vista chiudere la porta in faccia dai compagni di partito. “Guarda Laing che se cominci a spalare merda, non sai quanta merda ti arriva addosso”, così Roberto Bartoli, membro dell’assemblea nazionale del Pd e membro della direzione provinciale del Pd-Pistoia, in una telefonata registrata dalla stessa Laing, che reagisce dicendo: “Guarda che ti denuncio”. L’esclusione dalla competizione elettorale, secondo la manager, sarebbe frutto solo di accordi interni, come spiega nella telefonata con Bartoli: “Mi stai confermando che è un accordo prettamente di potere”. Un patto che sarebbe nato addirittura un anno e mezzo fa, dietro le quinte del congresso provinciale del Pd pistoiese, dove si decise che i candidati forti sarebbero stati altri. Nella telefonata, Bartoli non demorde neanche quando la compagna di partito chiede il legittimo spazio senza pretendere appoggi speciali, dicendogli: “Sostieni il tuo tandem, ma non puoi impedire a una persona con una certa credibilità di non correre”. La Laing ha anche inviato la registrazione al segretario regionale del Pd, Dario Parrini – “Non l’ho ascoltata e non intendo ascoltarla” ha detto ieri al Fatto – e al presidente della commissione garanzia, Agostino Fragai, che invece commenta: “Se la Laing diffondesse la telefonata per intero emergerebbe che non c’è assolutamente niente di rilevante” di Max Brod
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