Tra le pagine affiorano ritratti, immagini, ma anche sogni e speranze. La vita di Sonego è essa stessa ‘cinematografica’: il suo talento è stato subito notato da occhi esperti che hanno immediatamente riconosciuto le doti non solo di sceneggiatore, ma anche di romanziere. Siamo a Venezia nel 1947, dopo la fine della guerra: “Bazzicavo la trattoria dei pittori all’Angelo. Ti davano la cena in cambio dei disegni. A tavola, in trattoria, la mia specialità erano i racconti di guerra”. Immaginiamo la scena quando si avvicina un tizio che mangiava ad un tavolo accanto “Permette, mi chiamo Bianchini e lavoro nel cinema. Mi piacciono molto le sue storie di guerra, sono umoristiche, per niente tragiche. Perché non prova a scriverle? L’unico inconveniente, afferma Sonego, per il tramite di questa pregevole opera di Sanguineti, era di non aver mai scritto niente, ma lo stesso Bianchini gli aveva messo a disposizione una stenografa, scrivendo così una ventina di cartelle a mano.
Pochi giorni dopo a Sonego arrivò un telegramma da Roma. Era di Roberto Rossellini e diceva “Accettando trentamila lire vieni subito a Roma”. Una cifra che consentiva a Sonego di stare nella Capitale due o tre mesi e dunque partì immediatamente. E con questa sua partenza, alla volta di Roma, ebbero inizio tutte le sue avventure lavorative nel cinema che si sono trasformate in pellicole senza tempo. Roma, scenario del fondamentale incontro con Alberto Sordi che cambiò la vita di Sonego. Questo però non è un libro su Albertone, l’autore indaga il suo ‘cervello’ rappresentato dalle creazioni su misura di Sonego; lo straordinario attore romano, in questo volume, veste i panni inediti del rompiscatole “famme fa’ questo, famme fa’ quello” e i diversi episodi raccontati sembrano un filmato della realtà.
In buona sostanza, emerge il genio di Sordi in qualità di grande attore, ma con una certa svogliatezza nell’applicarsi quale uomo di cultura propriamente detto, privilegiando quella popolare e delegando, appunto, a Sonego l’attività di pensatore ‘classico’. “Ecco io – come uomo- sono l’esatto contrario del personaggio che continuo a raccontare e al quale presto le battute che Sordi pronuncia da vent’anni sullo schermo”. Tuttavia, anche Sonego si è avvalso di una preziosa collaborazione senza la quale, forse, molti copioni non sarebbero nati. Siamo ancora a Roma nel 1950 Sonego conosce Allegra Rossignotti che dopo poco tempo diventerà sua moglie. “Batteva a macchina come un fulmine”, ed era cosi’ capace che molti altri sceneggiatori le chiedevano di lavorare per loro. Un sodalizio al quale Sonego deve moltissimo: “Non so cosa avrei fatto senza di lei”.