Vorrei capire a che mi serve la sospensione di un poliziotto per una frase, seppur orribile, scritta su Facebook. L’offesa alle persone riguarda le persone o chi ne rappresenta la memoria, ma per il resto di quella sospensione, io che quella notte c’ero, non me ne faccio niente. Così come non me ne faccio niente della richiesta di galera per alcuni, perché io non sono forcaiola, non sono come certuni che investono nel legalitarismo per una tirata d’orecchie a chi serve il potere e il carcere duro per chi dissente. Mi devono ancora spiegare le condanne a dieci anni di galera per chi ha rotto una vetrina.
Mi devono spiegare perché la verità di quelle giornate continua ad essere riferita a spizzichi e mozzichi mentre brucia ancora sulla nostra pelle il dolore, il senso di impotenza, il trauma, per quello che è avvenuto. Quel che a me serve sapere è che chi ha fatto quel che ha fatto in quelle giornate non dovrebbe avere facoltà di agire nei servizi d’ordine, nelle piazze, durante le manifestazioni, perché a prescindere dal fatto che conosciamo o meno i nomi di chi ha picchiato, resta il fatto che ci è noto come per alcune persone le manifestazioni siano occasione di realizzare una resa dei conti tutta ideologica, tra gente evidentemente di destra e manifestanti che non lo sono.
Quanto dovrà durare questa galvanizzazione di massa, inclusa quella che agiscono taluni politici, che istiga al maltrattamento di chi la pensa in modo diverso? Quando si smetterà di ritenere che dietro le divise sia lecito che si nascondano alcuni che dopo averti chiamato ‘zecca rossa’ ti spaccano la testa con grande soddisfazione? E’ evidente che il problema non è la ‘mela marcia’ e neppure il tizio che dice sciocchezze su Facebook, perché se Panza avesse letto i vari forum frequentati da militari in questi anni, o le dichiarazioni di altri suoi colleghi e di politici a sostenerli, avrebbe dovuto agire una scomunica per tutti quanti.
Se c’è ancora chi si oppone al fatto che i caschi degli agenti debbano essere numerati, per consentire un’identificazione di quelli che compiono abusi, come se si ritenesse di doverli tutelare omertosamente e sempre in nome di un bene superiore. Se c’è chi non ammette che quella carneficina fu tortura come lo è ogni altra forma di persecuzione violenta che è vendetta legalizzata contro fasce sociali deboli, dissenzienti, che rivendicano diritti e ricordano a chiunque che esistono anche dei doveri. Come si fa a sentirsi soddisfatti con una sospensione al singolo quando è tutto il sistema tutoriale che non va?
Ma ricordiamo quel che si è detto di Aldrovandi e che si continua a dire di Carlo Giuliani? Ricordiamo i balbettii di chi giustifica delitti ingiustificabili. Ricordiamo come la politica giochi sul consenso di gruppi in divisa che rappresentano comunque una componente che agisce pressioni sui governi, sulle amministrazioni pubbliche, su quelli che dovrebbero essere al servizio dei cittadini e non di chi li picchia in una scuola genovese? Così si dimentica che quelle divise dovrebbero essere al nostro servizio, per quanto non me ne faccia niente, perché non mi pare che abbiano ben inteso qual è la loro giusta collocazione.
Quella notte fu come se la polizia avesse preso il potere, perché non c’era governo, amministrazione, parlamentare, giornalista, nessuno che potesse dare un’occhiata a quello che era stato fatto tra quelle mura. Non si è trattato solo di una sospensione dello stato di democrazia del Paese, ma la conferma che quella democrazia non si può esattamente ritenere tale. Un deputato è al mio servizio o a quello dei militari? E i militari non sono quelli che eseguono gli ordini? E quegli ordini cosa riflettono? Gli umori delle polizie o dei governi? Quante stratificazioni esistono e devono essere scoperte per individuare le tante responsabilità da assegnare a ogni singolo potere?
E dunque ha ragione il tizio, il poliziotto, perché è un capro espiatorio. La domanda è: se lui è ancora convinto che in quella scuola ci fosse gente da menare e se Carlo Giuliani merita un giudizio così volgare, cosa vi farà pensare che domani avrà cambiato idea? E cosa vi farà pensare che questo, invece, non rappresenti un alibi per rafforzare corporativismi che ancora una volta, come credo sia già successo, se la prenderanno con chi manifesta in Piazza invece che con chi li governa?
Alla prossima vendetta legalizzata, dunque. E poi non vi lamentate se noi ‘zecche rosse’, compagni, anarchiche, gente della resistenza di ieri e di oggi, antiautoritari* tutt*, non vediamo in voi gente autorevole, perché la vostra autorevolezza è solo autoritarismo e l’autoritarismo non richiama al rispetto, pretende invece totale sottomissione. Dite che noi, gente che è facile insultare in ogni salotto televisivo e forum militare, possiamo rassegnarci a vivere nella sottomissione? Dite che un paio di chiacchiere di questi giorni, sui media, possano indurci a smettere di pensare? Non è così.
Perché quella notte eravamo lì in tant*. Perché non dimentichiamo e perché non si può vivere bene in una società in cui esistono cittadini di serie A e quelli di serie Z. La Zeta vi saluta. A voi che ancora trovate divertente sputarci virtualmente addosso dopo tanti anni, perché non c’è alcuna ostilità, odio, non c’è nulla che possa consumarci dentro. L’unica cosa che personalmente sento è una enorme pena, per il mondo sottomesso a piccoli e grandi totalitarismi, per chi pensa di aver trovato un posto in paradiso guadagnandosi una posizione dalla parte giusta, perché poi, qual è la parte giusta? Quella di chi lotta per il futuro o di chi impone la conservazione del passato?
Eretica
Precari(A)
Cronaca - 16 Aprile 2015
Scuola Diaz: tortura o vendetta legalizzata?
Vorrei capire a che mi serve la sospensione di un poliziotto per una frase, seppur orribile, scritta su Facebook. L’offesa alle persone riguarda le persone o chi ne rappresenta la memoria, ma per il resto di quella sospensione, io che quella notte c’ero, non me ne faccio niente. Così come non me ne faccio niente della richiesta di galera per alcuni, perché io non sono forcaiola, non sono come certuni che investono nel legalitarismo per una tirata d’orecchie a chi serve il potere e il carcere duro per chi dissente. Mi devono ancora spiegare le condanne a dieci anni di galera per chi ha rotto una vetrina.
Mi devono spiegare perché la verità di quelle giornate continua ad essere riferita a spizzichi e mozzichi mentre brucia ancora sulla nostra pelle il dolore, il senso di impotenza, il trauma, per quello che è avvenuto. Quel che a me serve sapere è che chi ha fatto quel che ha fatto in quelle giornate non dovrebbe avere facoltà di agire nei servizi d’ordine, nelle piazze, durante le manifestazioni, perché a prescindere dal fatto che conosciamo o meno i nomi di chi ha picchiato, resta il fatto che ci è noto come per alcune persone le manifestazioni siano occasione di realizzare una resa dei conti tutta ideologica, tra gente evidentemente di destra e manifestanti che non lo sono.
Quanto dovrà durare questa galvanizzazione di massa, inclusa quella che agiscono taluni politici, che istiga al maltrattamento di chi la pensa in modo diverso? Quando si smetterà di ritenere che dietro le divise sia lecito che si nascondano alcuni che dopo averti chiamato ‘zecca rossa’ ti spaccano la testa con grande soddisfazione? E’ evidente che il problema non è la ‘mela marcia’ e neppure il tizio che dice sciocchezze su Facebook, perché se Panza avesse letto i vari forum frequentati da militari in questi anni, o le dichiarazioni di altri suoi colleghi e di politici a sostenerli, avrebbe dovuto agire una scomunica per tutti quanti.
Se c’è ancora chi si oppone al fatto che i caschi degli agenti debbano essere numerati, per consentire un’identificazione di quelli che compiono abusi, come se si ritenesse di doverli tutelare omertosamente e sempre in nome di un bene superiore. Se c’è chi non ammette che quella carneficina fu tortura come lo è ogni altra forma di persecuzione violenta che è vendetta legalizzata contro fasce sociali deboli, dissenzienti, che rivendicano diritti e ricordano a chiunque che esistono anche dei doveri. Come si fa a sentirsi soddisfatti con una sospensione al singolo quando è tutto il sistema tutoriale che non va?
Ma ricordiamo quel che si è detto di Aldrovandi e che si continua a dire di Carlo Giuliani? Ricordiamo i balbettii di chi giustifica delitti ingiustificabili. Ricordiamo come la politica giochi sul consenso di gruppi in divisa che rappresentano comunque una componente che agisce pressioni sui governi, sulle amministrazioni pubbliche, su quelli che dovrebbero essere al servizio dei cittadini e non di chi li picchia in una scuola genovese? Così si dimentica che quelle divise dovrebbero essere al nostro servizio, per quanto non me ne faccia niente, perché non mi pare che abbiano ben inteso qual è la loro giusta collocazione.
Quella notte fu come se la polizia avesse preso il potere, perché non c’era governo, amministrazione, parlamentare, giornalista, nessuno che potesse dare un’occhiata a quello che era stato fatto tra quelle mura. Non si è trattato solo di una sospensione dello stato di democrazia del Paese, ma la conferma che quella democrazia non si può esattamente ritenere tale. Un deputato è al mio servizio o a quello dei militari? E i militari non sono quelli che eseguono gli ordini? E quegli ordini cosa riflettono? Gli umori delle polizie o dei governi? Quante stratificazioni esistono e devono essere scoperte per individuare le tante responsabilità da assegnare a ogni singolo potere?
E dunque ha ragione il tizio, il poliziotto, perché è un capro espiatorio. La domanda è: se lui è ancora convinto che in quella scuola ci fosse gente da menare e se Carlo Giuliani merita un giudizio così volgare, cosa vi farà pensare che domani avrà cambiato idea? E cosa vi farà pensare che questo, invece, non rappresenti un alibi per rafforzare corporativismi che ancora una volta, come credo sia già successo, se la prenderanno con chi manifesta in Piazza invece che con chi li governa?
Alla prossima vendetta legalizzata, dunque. E poi non vi lamentate se noi ‘zecche rosse’, compagni, anarchiche, gente della resistenza di ieri e di oggi, antiautoritari* tutt*, non vediamo in voi gente autorevole, perché la vostra autorevolezza è solo autoritarismo e l’autoritarismo non richiama al rispetto, pretende invece totale sottomissione. Dite che noi, gente che è facile insultare in ogni salotto televisivo e forum militare, possiamo rassegnarci a vivere nella sottomissione? Dite che un paio di chiacchiere di questi giorni, sui media, possano indurci a smettere di pensare? Non è così.
Perché quella notte eravamo lì in tant*. Perché non dimentichiamo e perché non si può vivere bene in una società in cui esistono cittadini di serie A e quelli di serie Z. La Zeta vi saluta. A voi che ancora trovate divertente sputarci virtualmente addosso dopo tanti anni, perché non c’è alcuna ostilità, odio, non c’è nulla che possa consumarci dentro. L’unica cosa che personalmente sento è una enorme pena, per il mondo sottomesso a piccoli e grandi totalitarismi, per chi pensa di aver trovato un posto in paradiso guadagnandosi una posizione dalla parte giusta, perché poi, qual è la parte giusta? Quella di chi lotta per il futuro o di chi impone la conservazione del passato?
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Milano, 17 mar. (Adnkronos Salute) - Bergamo, 18 marzo 2020: una lunga colonna di camion militari sfila nella notte. Sono una decina in una città spettrale, le strade svuotate dal lockdown decretato ormai in tutta Italia per provare ad arginare i contagi. A bordo di ciascun veicolo ci sono le bare delle vittime di un virus prima di allora sconosciuto, Sars-CoV-2, in uscita dal Cimitero monumentale.
Quell'immagine - dalla città divenuta uno degli epicentri della prima, tragica ondata di Covid - farà il giro del mondo diventando uno dei simboli iconici della pandemia. Il convoglio imboccava la circonvallazione direzione autostrada, per raggiungere le città italiane che in quei giorni drammatici accettarono di accogliere i defunti destinati alla cremazione. Gli impianti orobici non bastavano più, i morti erano troppi. Sono passati 5 anni da quegli scatti che hanno sconvolto l'Italia, un anniversario tondo che si celebrerà domani. Perché il 18 marzo, il giorno delle bare di Bergamo, è diventato la Giornata nazionale in memoria delle vittime dell'epidemia di coronavirus.
La ricorrenza, istituita il 17 marzo 2021, verrà onorata anche quest'anno. I vescovi della regione hanno annunciato che "le campane di tutti i campanili della Lombardia" suoneranno "a lutto alle 12 di martedì 18 marzo" per "invitare al ricordo, alla preghiera e alla speranza". "A 5 anni dalla fase più acuta della pandemia continuiamo a pregare e a invitare a pregare per i morti e per le famiglie", e "perché tutti possiamo trovare buone ragioni per superare la sofferenza senza dimenticare la lezione di quella tragedia". A Bergamo il punto di partenza delle celebrazioni previste per domani sarà sempre lo stesso: il Cimitero Monumentale, la chiesa di Ognissanti. Si torna dove partirono i camion, per non dimenticare. Esattamente 2 mesi fa, il Comune si era ritrovato a dover precisare numeri e destinazioni di quei veicoli militari con il loro triste carico, ferita mai chiusa, per sgombrare il campo da qualunque eventuale revisione storica. I camion che quel 18 marzo 2020 partirono dal cimitero di Bergamo furono 8 "con 73 persone, divisi in tre carovane: una verso Bologna con 34 defunti, una verso Modena con 31 defunti e una a Varese con 8 defunti".
E la cerimonia dei 5 anni, alla quale sarà presente il ministro per le Disabilità Alessandra Locatelli, sarà ispirata proprio al tema della memoria e a quello della 'scoperta'. La memoria, ha spiegato nei giorni scorsi l'amministrazione comunale di Bergamo, "come atto necessario per onorare e rispettare chi non c'è più e quanto vissuto". La scoperta "come necessità di rielaborare, in una dimensione di comunità la più ampia possibile, l'esperienza collettiva e individuale che il Covid ha rappresentato".
Quest'anno è stato progettato un percorso che attraversa "tre luoghi particolarmente significativi per la città": oltre al Cimitero monumentale, Palazzo Frizzoni che ospiterà il racconto dei cittadini con le testimonianze raccolte in un podcast e il Bosco della Memoria (Parco della Trucca) che esalterà "le parole delle giovani generazioni attraverso un'azione di memoria". La Chiesa di Ognissanti sarà svuotata dai banchi "per rievocare la stessa situazione che nel 2020 la vide trasformata in una camera mortuaria". Installazioni, mostre fotografiche, momenti di ascolto e partecipazione attiva, sono le iniziative scelte per ricordare. Perché la memoria, come evidenziato nella presentazione della Giornata, "è la base per ricostruire".
Roma, 18 mar. (Adnkronos) - "Vogliamo il pilastro europeo dell'Alleanza atlantica e non lo delegheremo alla Francia e alla Gran Bretagna". Lo ha affermato il capogruppo di Forza Italia al Senato, Maurizio Gasparri, nella dichiarazione di voto sulle risoluzioni presentate sulle comunicazioni del presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, in vista del prossimo Consiglio europeo. "Per avere i granai pieni -ha aggiunto- bisogna avere gli arsenali pieni, la difesa è la premessa della libertà e della democrazia".
Bruxelles, 18 mar. - (Adnkronos) - Le sedici aziende dell’Alleanza “Value of Beauty”, lanciata a febbraio 2024, hanno presentato a Bruxelles uno studio commissionato a Oxford Economics sull’impatto socioeconomico del settore. Il Gruppo L’Oréal, Kiko Milano, Beiersdorf, Iff, e altri grandi marchi dell’industria vogliono inserirsi nello spiraglio aperto dalla Commissione europea per favorire la semplificazione normativa in vari ambiti, e per chiedere un dialogo strategico sul futuro del settore, come già successo per agricoltura e automotive.
Il settore guarda con attenzione alle proposte su una legge europea vincolante per le biotecnologie e alla strategia per la bioeconomia, che la Commissione si impegna a presentare entro la fine dell’anno. Ma guarda con attenzione anche agli sviluppi nelle relazioni commerciali in Occidente alla luce della recente entrata in vigore dei dazi di Washington sull’import dall’Unione europea.
“Cinque delle sette più grandi aziende del settore hanno la loro sede nell’Ue”, ha sottolineato l’amministratore delegato del Gruppo L’Oréal, Nicolas Hieronimus.
A Bruxelles i sedici membri dell’Alleanza chiedono politiche per la produzione sostenibile di ingredienti e la formazione di personale per sbloccare il potenziale del settore. Un aspetto legato, secondo l’amministratore delegato di Kiko Milano, Simone Dominici, all’impatto positivo che la cura del corpo e dell’estetica ha sull’autostima e sulla salute mentale dei consumatori. Aspetti non trascurati dallo studio dell’Oxford Economics presentato all’ombra dei palazzi delle istituzioni europee. Il rapporto mostra che la spesa dei consumatori nell’Ue per i prodotti di bellezza e cura della persona ha superato i 180 miliardi di euro e dato lavoro a oltre tre milioni di persone, un numero che supera il totale della forza lavoro presente in 13 Stati membri dell’Ue. Troppi anche gli oneri per l'industria della cosmetica che rendono necessaria una revisione della direttiva sulle acque reflue. Forte dei 496 milioni di euro generati ogni giorno e dei 3,2 milioni di posti di lavoro, la cordata dei grandi nomi dell’industria della bellezza chiede che tutti i settori che contribuiscono ai microinquinanti nelle acque siano ritenuti responsabili, in linea con il principio “chi inquina paga”.
I riflettori dell’Alleanza, che guarda anche agli interessi di tutti gli attori della filiera - dagli agricoltori ai vetrai, importanti nella catena del valore quanto le case di fragranze - sono rivolti in primis sull’attesa revisione del regolamento Reach (Regulation on the registration, evaluation, authorisation and restriction of chemicals), che regolamenta le sostanze chimiche autorizzate e soggette a restrizione nell’Unione europea. L’Alleanza chiede che a questa iniziativa, annunciata nel 2020 come parte del pacchetto sul Green deal, si aggiunga anche una revisione del regolamento sui prodotti cosmetici.
L’appello ha come obiettivo la riduzione degli oneri amministrativi e lo stimolo all'innovazione, senza sacrificare l’approccio basato sul rischio per la salute e la responsabilità per la tutela dell’ambiente. Trasmette ottimismo l’iniziativa della Commissione di considerare delle esenzioni per alcune imprese colpite dalla direttiva della diligenza dovuta che imponeva oneri considerati sproporzionati alle piccole e medie imprese, la colonna portante del settore.
“Vogliamo impiegare più tempo alla sostenibilità, piuttosto che alla rendicontazione amministrativa”, è stato l’appello degli amministratori delegati durante la conferenza stampa che ha preceduto gli incontri istituzionali al Parlamento europeo, tra cui quello con la presidente dell’istituzione, Roberta Metsola. Lo studio presentato dimostra che una parte consistente della cura per la sostenibilità ambientale passa anche dalla cosmetica. L’Oréal ha già annunciato che entro il 2030 il 100% della plastica utilizzata nelle confezioni sarà ottenuta da fonti riciclate o bio-based.
Roma, 18 mar. (Adnkronos) - "Mandare soldati in Ucraina mentre ci sono i bombardamenti è una pazzia e l'Italia non farà questa scelta". Lo ha affermato il capogruppo di Forza Italia al Senato, Maurizio Gasparri, nella dichiarazione di voto sulle risoluzioni presentate sulle comunicazioni al Senato del presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, in vista del prossimo Consiglio europeo.
Roma, 18 mar. (Adnkronos) - "Gli inglesi sono usciti dall'Europa e adesso ci convocano una volta a settimana, facessero domanda per rientrare nell'Unione europea". Lo ha affermato il capogruppo di Forza Italia al Senato, Maurizio Gasparri, nella dichiarazione di voto sulle risoluzioni presentate sulle comunicazioni al Senato del presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, in vista del prossimo Consiglio europeo.
Roma, 18 mar. (Adnkronos) - "Dei Servizi segreti non si parla nell'Autogrill, si parla nel Copasir, io all'Autogrill ci vado a comprare il panino". Lo ha affermato il capogruppo di Forza Italia al Senato, Maurizio Gasparri, nella dichiarazione di voto sulle risoluzioni presentate sulle comunicazioni al Senato del presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, in vista del prossimo Consiglio europeo.
Roma, 18 mar. (Adnkronos) - "Da oggi sono autorizzato a dire che la Meloni non smentisce l'utilizzo di intercettazioni preventive nei confronti di un giornalista che attacca il Governo. È una cosa enorme, che ha a che fare con la dignità delle Istituzioni. Se non vi rendete conto che su questa cosa si gioca il futuro della libertà, allora sappiate che c'è qualcuno che lascia agli atti questa frase, perchè quando intercetteranno voi, in modo illegittimo, con i trojan illegali, saremo comunque dalla vostra parte per difendere il vostro diritto di cittadini, mentre voi oggi vi state voltando dal'altra parte". Lo ha affermato Matteo Renzi nella sua dichiarazione di voto sulle risoluzioni sulle comunicazioni al Senato del presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, in vista del prossimo Consiglio europeo.
"Giorgia Meloni va al Consiglio europeo senza una linea, senza sapere da che parte stare, senza aver avuto il coraggio di rispondere a quella frase che lei stessa aveva detto: 'come diceva Pericle la felicità consiste nella libertà e la libertà dipende dal coraggio'. Se la felicità e la libertà dipendono dal coraggio, Giorgia Meloni -ha concluso l'ex premier- non è felice, non è libera".