Basta con l’improvvisazione! Comprate subito la nostra App per fare bella figura ai talk show! Si installa facilmente su ogni dispositivo che abbiate in tasca (bombe a mano escluse) ed è consultabile in diretta, con una veloce sbirciatina. La nostra App vi suggerisce frasi studiate per ogni occasione. Ora potrei dirvi di algoritmi e software, ma credo che più di tutto valgano gli esempi. Ecco alcune frasi che potrebbero lampeggiare dallo schermo durante la vostra performance televisiva.
È colpa dell’amministrazione precedente – Il classico dei classici, una frase che non invecchia mai a meno che l’amministrazione precedente non siate stati voi. Vale per tutto, crolli, alluvioni, suicidi di massa di pendolari. L’uso è prevalentemente tattico e serve a guadagnare quindici secondi. Mentre l’interlocutore si distrae pensando “Chi cazzo era l’amministrazione precedente?”, voi avrete cambiato discorso.
Uno straordinario strumento di democrazia – Se siete del Pd questa scritta comparirà spesso sul vostro cellulare. La frase conferma che si sta parlando di primarie, una cosa del Pd che serve al Pd per dire che gli altri non ce l’hanno. È quello che nella pesca sportiva si chiama strascico. L’interlocutore abbocca, crede di avere un vantaggio e comincia a elencare tutte le primarie del Pd finite maluccio. Un elenco lunghetto, che vi consentirà di cambiare discorso.
Le do un dato – È il nuovo mantra di matrice leghista che comincia a prendere piede. A precisa domanda, borbottare qualcosa di indistinto e poi dire molto assertivamente: “Le do un dato”, e poi cominciare un bombardamento di cifre, numeri e statistiche inventate lì per lì. Le due Porsche (una berlina e una spider) a cui ha diritto l’immigrato appena sceso dal gommone, l’attico in piazza di Spagna che il comune di Roma concede alla famiglie Rom, gli imprenditori del Veneto disperati che sono il 34 per cento della popolazione, della Cina però. Voi dite “Le do un dato”, poi via, liberi come l’aria, qui i dati non li controlla nessuno. Quando sono ubriachi di dati, cambiate discorso.
Ce ne faremo una ragione – La nostra App non ha solo provata efficacia difensiva, ma sa attaccare e aiutarvi a inchiodare l’avversario. Quando compare la scritta “Ce ne faremo una ragione” (indicatore rosso) è il momento di usare la vecchia, cara arma dell’arroganza. Si tratta di una frase traducibile in vari modi come: “peggio per voi”, “cazzi vostri”, “non ci interessa” e “andate a farvi fottere”, ma non priva della sua ironica eleganza. È una variante moderna dell’antico “Me ne frego” che compariva, nel famoso ventennio, su medaglie, stemmi, labari e bandiere. Chiude la faccenda (qualunque faccenda) sbeffeggiando l’impotenza di chi – meno potente di voi – non è d’accordo.
Le date – Potrebbe comparire sul vostro display, una data, un mese, un anno. Aprile. Oppure: 2017. Oppure: entro Natale. È la nostra App che vi suggerisce di prendere impegni precisi, certi, non rinviabili. Questo aumenta la credibilità. Papà non ha detto “Ti compro la bici”, ma “Ti compro la bici in aprile”, e c’è una bella differenza. Attenzione! Funziona solo se dite decine di date. Questo? Maggio. Quest’altro? Gennaio 2016. Quest’altro ancora? Settembre. Quella cosa là? Prima della legge di stabilità. Alla fine nessuno ricorderà più cos’avete promesso, per quando e soprattutto – cosa fondamentale – perché. Ma che importa? Voi avrete già abilmente cambiato discorso.
Il Fatto Quotidiano, 16 aprile 2015