Come deve essere un’auto per definirsi sportiva? A trazione posteriore, con un buon rapporto peso/potenza, sensibile e comunicativa. Facile, no? Il 90% delle auto in commercio non rispetta nemmeno una di queste caratteristiche, figuriamoci tutte. Se, come me, siete appassionati della guida vera, questa è l’epoca sbagliata. E’ così, non c’è niente da fare, dobbiamo rassegnarci e sperare nella lunga vita di quei modelli che ancora ci fanno distendere i muscoli facciali in una sonora e compiaciuta risata. Ma il mondo (automobilistico) va esattamente dalla parte opposta, quella dell’anestesia totale del piacere di guida, che a questo punto è quasi meglio che sia autonoma, almeno possiamo evitare di inorridire guidando auto emozionanti come una televendita di materassi.
Per chi non lo sapesse, le automobili hanno pneumatici uguali sia davanti che dietro, a eccezione di quelle davvero sportive (a trazione posteriore quindi) che necessitano di più aderenza al retrotreno e quindi utilizzano misure differenziate. Terminata la digressione didattica, torno a rabbrividire. Ma perché l’Audi ha fatto questo? Per dare alla sua auto una guidabilità accordata all’alto livello qualitativo di tutto il resto.
Il problema è che con una distribuzione dei pesi sfavorevole (59% davanti) e con una trazione integrale che spinge dietro solo quando ormai non serve più, non c’era molto altro da fare se non aumentare il quantitativo di gomma a terra per vincere il sottosterzo, ovvero il nemico pubblico numero uno del piacere di guida. Sull’auto, comunque, c’è poco da dire, perché pure in pista va veloce come un proiettile, anche se non concede troppe possibilità di divertimento. Peraltro è in ottima compagnia, visto che la sua concorrente più diretta, la Mercedes A 45 Amg (360 Cv anche per lei), sviluppa gli stessi concetti con i medesimi risultati, ma almeno ha il buon gusto di non avere le gomme montate ‘al contrario’.