“Non è un caso isolato, solo che qui hanno denunciato gli assassini”. Il caso dei nove migranti gettati in mare perché cristiani, mentre si trovavano su un barcone nel canale di Sicilia potrebbe avere diversi precedenti. Lo racconta Padre Sergio Mattaliano, direttore della Caritas di Palermo, che ha accolto i sei superstiti subito dopo lo sbarco. “Abbiamo visto che appena sbarcati venivano separati dagli altri e interrogati dalla polizia. Nei loro occhi si leggeva la sofferenza, erano provati dal dolore, avevano appena visto i propri familiari annegati a pochi metri”, spiega il sacerdote. Da ieri i sei superstiti che hanno denunciato i 15 presunti assassini (al momento reclusi nel carcere Pagliarelli), sono stati messi sotto protezione dalle forze dell’ordine dato che hanno acquisito lo status di dichiaranti. Ma per padre Mattaliano, non ci sarebbe solo il movente religioso alla base della rissa finita in tragedia. “Sulla barca c’è sempre qualcuno che deve prevaricare gli altri: Vige la legge del più forte. In questo caso l’argomentazione religiosa è stata solo la miccia. Ma i tanti ragazzi che passano da qua raccontano molti casi simili. Già nelle traversate vengono messi a decine sopra una jeep e se fiatano vengono abbandonati a morire nel deserto. Quello di ieri è solo un caso divenuto noto perché i superstiti hanno denunciato” di Pietro Giammona e Giuseppe Pipitone
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