Primo esperimento in Italia, il progetto sarà presentato domenica 19 aprile durante le Giornata della laicità. Obiettivo coinvolgere fino a 600 intellettuali su invito e dare il via a una riflessione generale su libertà di scienza e coscienza in Italia
Il fronte dei laici scende in campo per scrivere una nuova stagione di diritti in Italia, a partire dalla ridiscussione dell’8 per mille alla Chiesa cattolica. Domenica 19 aprile a Reggio Emilia durante le Giornate della Laicità sarà presentato l’Istituto dei Laici, formato da trenta intellettuali decisi a riportare al centro del dibattito quei principi che potrebbero contribuire alla trasformazione in senso laico del Paese. “Non siamo un partito né un movimento a cui ci si può iscrivere, ma un istituto culturale a cui saranno invitati a unirsi altri membri fino a un massimo di 600 persone”, spiega Enzo Marzo, giornalista e presidente della Fondazione Critica Liberale, che fa parte del comitato scientifico del festival emiliano ed è tra gli otto promotori dell’iniziativa. “Non vogliamo entrare in competizione con nessuno, tanto meno con la Chiesa, perché il confronto ci vede perdenti se ci misuriamo sullo stesso terreno che è quello delle masse. Abbiamo deciso invece di agire sul piano in cui siamo più forti: quello della scienza e della filosofia, della cultura laica”. Tra gli aderenti all’Istituto, i cui nomi saranno resi noti ufficialmente alla presentazione, figurano esponenti di discipline e religioni diverse, come Stefano Levi della Torre, rappresentante della comunità ebraica, o Daniele Garrone per i valdesi. “Non abbiamo preclusioni per i credenti – continua Marzo – Noi sosteniamo la libertà religiosa e l’autonomia tra Stato e Chiesa”.
Secondo questo principio una delle prime iniziative lanciate dall’Istituto dei Laici è l’adesione alla lettera aperta inviata dagli organizzatori delle Giornate ai parlamentari e alla stampa, che chiede di aprire un dibattito sulla gestione dell’8 per mille: “Rinegoziamo l’8 per mille – si legge nell’appello – indichiamo sempre come vogliamo destinarlo. Lo Stato è un bene comune, salvaguardiamolo”. Secondo i protagonisti della rassegna “per come è strutturato l’8 per mille, la parte dei contribuenti che non sceglie la destinazione lo lascia di fatto alla Chiesa cattolica. Si lasciano con generosità allo Stato Vaticano cifre davvero consistenti”. Il testo continua spiegando che, con un miliardo e 55mila euro, pari all’82 per cento del ricavato totale delle dichiarazioni dei redditi dei cittadini italiani, “la Chiesa cattolica è la più sovvenzionata dallo Stato di tutta Europa. Molto più denaro – si legge – deriva poi dalla quota non espressa che da quella optata. La Corte dei conti, organo istituzionale dello Stato, ci fa sapere che il meccanismo dell’8 per mille, così com’è, va rinegoziato. Viola espressamente i principi di proporzionalità, volontarietà e uguaglianza”.
La lettera sarà inviata anche al ministero dell’Economia e l’idea è di scriverne una anche a Papa Francesco: “Il Papa parla sempre di Chiesa del popolo e chiesa povera – aggiunge Marzo – Parla di libertà religiosa, ma poi la Chiesa non rinuncia ai privilegi. Noi vogliamo lasciare aperto il dialogo, ma rivendichiamo la separazione tra Stato e Chiesa”. Obiettivo dell’Istituto, primo in Italia nel suo genere, sarà anche quello di fornire dei materiali e degli studi che siano utili alla riflessione e alla discussione sulle discipline della laicità, chiamando a testimonianza storici, biologi, giovani studiosi e intellettuali che rappresentano il meglio della cultura laica italiana. Tra i principi che ispirano l’istituzione, ci sono la libertà di scienza e di coscienza, la pluralità culturale, religiosa e di costumi, l’affermazione della validità del metodo della ricerca scientifica “fondato sulla sperimentazione e sulla consapevolezza del suo carattere congetturale e fallibile”, ma anche il rifiuto di ogni fondamentalismo. Si promuove inoltre la necessità dell’introduzione in Costituzione “della neutralità dello Stato nei confronti delle scelte religiose dei suoi cittadini e del principio della parità e della libertà di tutti i culti”, si rivendica il ruolo centrale di una scuola “pubblica” come unica garanzia del pluralismo delle idee e infine il superamento del modello unico di famiglia e il “riconoscimento di forme di convivenza variamente denominate che stabiliscano differenti livelli di legame e di diritti-doveri e tra i contraenti”.