“Come mi sento? Una merda. Questa sospensione non è giusta nell’interezza e nel merito della vicenda. E non la contesterò, perché dovrei fare un ricorso al Tar e io questi soldi da spendere non ce li ho e non ce li avrò”. E’ il commento a caldo di Fabio Tortosa, l’agente sospeso dopo i suoi discussi post su facebook sugli avvenimenti alla Diaz, durante il G8 di Genova nel 2001. Raggiunto telefonicamente da Giuseppe Cruciani, durante La Zanzara (Radio24), il poliziotto spiega: “Ho appreso della mia sospensione dalla tv. Voglio arrivare al procedimento disciplinare il più presto possibile. Voglio spiegare le mie ragioni e tornare ad essere un servitore dello stato. Se questo non mi sarà permesso, sicuramente andrò via dall’Italia. Non potrei mai vivere in un Paese dove c’è il reato di opinione e soprattutto questa opinione viene distorta”. E aggiunge: “Durante la mia sospensione, che può durare fino a 6 mesi, prenderò metà dello stipendio, circa 700 euro netti al mese. E io non so proprio come andare avanti. Ho due bambine, mia moglie lavora, ma guadagna molto meno di me e quello che prende non è assolutamente sufficiente a portare avanti le spese che abbiamo. E nel frattempo mi è anche proibito trovare lavoro. Ma non voglio la carità di nessuno, spero di aver fatto trasparire la mia dignità di uomo e di poliziotto”. Tortosa continua: “Tutto quello che sta succedendo è solo clamore mediatico e non sostanza. Mi sento una vittima sacrificale. E’ stato rimosso dall’incarico anche il mio superiore, Antonio Adornato. E’ grottesco. Si mette in discussione la carriera di un poliziotto di quel livello per un ‘like’ su facebook. Un uomo che ha speso una vita all’interno dei Reparti Mobili e forse in questo momento il più grande esperto della realtà di questo settore. Assolutamente un modello da seguire, a cui va il mio abbraccio e la mia angoscia per sentirmi causa di quello che gli è successo” di Gisella Ruccia
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