Miliardi euroasiatici in arrivo per la Grecia. A sostenerlo è il settimanale tedesco Spiegel, prontamente smentito da Atene e Mosca. Anche se i conti, sulla carta, tornano: Pechino e Mosca, scrive il giornale di Amburgo, con 15 miliardi potrebbero dare ossigeno alla Grecia nelle sue ore più disperate, rispettivamente per il porto del Pireo (10) e per il passaggio del Turkish Stream sul territorio greco (3-5 miliardi in diritti di transito). In questo modo Cina e Russia offrirebbero più di una sponda ad Alexis Tsipras: non solo gli eviterebbero di restare senza fondi come accadrà a brevissimo senza un’intesa con i creditori internazionali, ma provocherebbero un nuovo e inatteso scenario geopolitico proprio al centro del Mediterraneo sfruttando la criticità di Atene.
Sui cinesi che fanno rotta verso il gigantesco porto containers greco i dubbi degli ultimi mesi non sono mai stati reali. Già da alcuni anni la Cosco Cina ha avuto in concessione alcuni moli dell’hub marittimo nell’Egeo, scaricando lì migliaia di containers ed evitando il ben più lungo viaggio nel porto olandese di Rotterdam. La prosecuzione di quel rapporto porterebbe alla naturale privatizzazione del 100% del porto, con Pechino pronta ad investire ben 10 miliardi, ma contando su un ritorno importantissimo. Quanto alle trattative con il Cremlino per il transito del gasdotto che sostituirà il South Stream la cui firma è attesa per martedì 21, dopo il recente vertice Tsipras-Putin sono condotte dal ministro dell’energia Panagiotis Lafazanis, capo del correntone più radicale di Syriza che si riunisce attorno al cenacolo culturale di Iskra. E’ lui ad aver preparato il delicato viaggio di Tsipras a Mosca dello scorso 8 aprile, anticipato di ben un mese rispetto al programma stilato dopo la vittoria elettorale dello scorso gennaio. In quell’occasione tra l’altro sono state gettate le basi per accordi nei campi della difesa (sistemi antisom e missilistici) e dell’agroalimentare, dal momento che dopo le sanzioni occidentali per i fatti ucraini la chiusura russa ai prodotti europei ha coinvolto anche la Grecia, con un danno significativo per i produttori ellenici.
Questo “non risolverà i problemi che Atene ha nel portare a termine gli impegni del memorandum d’intesa” con i partner europei, ha commentato a caldo il ministro delle Finanze tedesco, Wolfgang Schaeuble, da Washington dicendosi “felice” per la notizia dell’accordo sul gasdotto Turskish Stream tra Grecia e Russia che non lo vede contrario. “Non cerchiamo mai alcuna influenza esterna. Questo è un problema europeo e deve essere risolto, come ogni problema della famiglia europea, tra le nazioni europee”, è stata invece la risposta del ministro delle finanze greco, Yanis Varoufakis, ai cronisti che gli chiedevano se il suo Paese fosse interessato ad aiuti da parte di Cina o Russia. In ogni caso Mosca fa sapere per bocca di un portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, che la Russia non ha raggiunto alcun accordo con la Grecia per un anticipo finanziario di 5,4 milioni di dollari come pagamento per il passaggio del nuovo Gasdotto: nell’ambito di un confronto per una maggiore collaborazione energetica “la Russia non ha promesso assistenza finanziaria perché nessuno l’ha chiesta”, è stato il messaggio. Sullo sfondo il presidente della Bce, Mario Draghi, che da una parte gela le attese di una scorciatoia sostenendo che sì, è prematuro speculare su un’uscita della Grecia dall’area euro e sarebbe meglio avere la Grecia in buona salute, ma ora “siamo meglio equipaggiati che nel 2012 e nel 2010”, dall’altra rimanda la palla in campo ateniese: “Tutti vogliamo che la Grecia abbia successo, e questo successo è nelle mani del governo greco. La priorità è ripristinare un processo politico e un dialogo che funzionino bene. C’è molto lavoro da fare, e subito”.