Tra scetticismi ed entusiastiche attestazioni di meraviglia, i 'grilli di Wilson' hanno raggiunto il pubblico del web: quello che sembra essere un coro ecclesiastico è in realtà il canto di un gruppo di insetti vocalmente dotati?
Correva l’anno 2008 e Tom Waits, in una simpatica e coinvolgente intervista a se stesso (una specie di “fatti le domande e datti le risposte” di marzulliana memoria), alla seconda domanda, su quale fosse la registrazione più interessante in suo possesso, rispondeva così: “È una registrazione bella e misteriosa pubblicata, a quanto pare, dall’etichetta di Robbie Robertson. Si tratta di grilli (…) La prima volta che l’ho sentita ero certo di stare ascoltando il Coro di voci bianche di Vienna (…) Ha un’armonia a quattro parti. Poi entra una voce e dice: ‘Quello che stai ascoltando è il suono dei grilli. La sola cosa che e’ stata manipolata è la velocità del nastro’. Non è stato aggiunto alcun effetto, hanno solo rallentato il nastro”.
Ascolta “God’s Chorus of Crickets”
Ma chi si era cimentato a rallentare la velocità di quella registrazione? La stessa persona che, un bel giorno del lontano 1992, decise di catturare il suono di quei grilli nel proprio giardino: Jim Wilson. E fu così che nacque quello che, in tempi più recenti, e’ divenuto oggetto di ampio dibattito sul web, letteralmente spaccato su due fronti: da una parte i sostenitori della tesi del grillo cantante (e non più solo parlante), dall’altra i detrattori, foraggiati e sostenuti anche da tutti coloro i quali, attrezzati coi più svariati software di editing musicale, si sono cimentati nel tentativo di riprodurre l’esperimento a casa propria, il più delle volte prendendo solo qualche bel granchio. Eppure Wilson rivendica in più di un’occasione la veridicita’ del proprio esperimento, che prese inizio come una semplicissima quanto fortuita scoperta: “Ho scoperto che quando rallentavo questa registrazione di vari livelli, questo semplice suono familiare iniziava a trasformarsi in qualcosa di molto mistico e complesso (…) quasi umano”. Ed effettivamente quello che le nostre orecchie ascoltano nell’album “God’s Chorus of Crickets” ha dell’inverosimile. Due le tracce udibili nel brano: una è quella nella quale ascoltiamo il canto dei grilli a velocità normale; l’altra quella diminuita di velocità, dalla quale, stando alle dichiarazioni di Wilson, Waits e Robertson senza manipolazione alcuna escluso il rallentamento del nastro, risulterebbe il coro angelico che si ha modo di ascoltare. Ma basta rallentare il tutto a propria discrezione al fine di ottenere lo stesso risultato raggiunto da Wilson? Pare di no, in quanto lo stesso autore dell’esperimento si sarebbe attenuto a un semplice principio: se si vuole ascoltare, nella sua verità acustica, il canto o il verso di un animale, occorre rallentarlo tanto da pareggiare il suo intero arco vitale (da un minimo di quattro mesi a un massimo di due anni nel caso del grillo?) a quello dell’essere umano (seguendo una media di 80 anni?).
Di 280 volte circa sarebbe stato dunque rallentato il canto dei grilli del giardino di Wilson. Tempo dopo, evidentemente non ancora soddisfatto del risultato raggiunto, Wilson, in compagnia di Robertson, chiede alla cantante lirica Bonnie Jo Hunt di registrare, sul tappeto grillino, alcuni semplici vocalizzi. Ecco dunque il resoconto della cantante nativa americana: “Andammo in studio. Disse (Robbie Robertson, ndr): ‘Voglio che tu faccia quello che ti senti di fare. Ecco, questi sono grilli’ (…) Mi vergognavo così tanto di me stessa (…) perché non li avevo mai rispettati abbastanza (i grilli, ndr). E mi sembravano esattamente un coro ecclesiastico molto ben allenato. Non solo questo, mi sembrava inoltre che stessero cantando in scala octofonica (quella teorizzata da Olivier Messiaen? ndr) (…) Sicuramente parlavano i linguaggio dei grilli. Io continuavo a pensare: ‘Oh, posso quasi capirli’ (…) E so bene che la gente non sa che sta ascoltando dei grilli finché non glielo si dice”. Tra scetticismi dunque ed entusiastiche attestazioni di meraviglia, i grilli di Wilson hanno raggiunto il pubblico del web riuscendo quantomeno a far parlare di se. Chissà che lo stesso esperimento non sia riproducibile con l’estivo canto delle cicale, onnipresente nelle nostre estati tanto da divenirne segno tangibile e indiscussa colonna sonora.