Quando Frederick ottenne la risposta definitiva da una madre surrogata che gli avrebbe partorito un figlio lui fu al settimo cielo. Andò a comunicarlo al suo compagno, si abbracciarono forte e pensarono che il futuro stesse riservando loro una grande opportunità.

Erano così colpiti dalla generosità di questa donna che, come già molti altri genitori adottivi avevano fatto prima di loro, promisero di occuparsi di lei per ogni cosa. Una donna istruita, sopra i venti anni, voleva rendersi indipendente e andare ad abitare da sola. Farsi pagare per partorire un figlio non le sembrò una cattiva idea. Dolcissima nei primi momenti in cui incontrò i futuri genitori. Intelligente, carina, nel senso di garbata, di buone maniere, aveva stretto con quegli uomini un patto che sarebbe stato utile a entrambi.

Firmò tutte le carte, poi si trasferì in un piccolo appartamento vicino alla casa dei due uomini, così da poter chieder aiuto ogni volta che serviva, e in effetti serviva spesso, perché lei mangiava da loro, vedeva la televisione, ascoltava musica, portava anche qualche amico, e poi c’erano le cure mediche, le visite, gli esami clinici, ecografie, gli abiti premaman, l’abbigliamento intimo, un materasso nuovo per farla dormire meglio, finché lei non decise che forse sarebbe stato meglio trasferirsi a casa dei due futuri papà di modo che loro potessero assumere una tuttofare che potesse servirla e riverirla a tutte le ore.

Perché l’utero in affitto non è quella cosa oscena di cui parlano alcun*, quando pensano sia un atto sconsiderato delle donne e un’azione di sfruttamento da parte degli uomini. Si tratta di una assunzione di responsabilità a tempo pieno e questi due genitori avevano preso la cosa molto seriamente, come molti altri nelle loro stesse condizioni, effettivamente. Sicché la somma che veniva riservata alla ragazza non riguardava solo quel tanto che lei si sarebbe ritrovata sul conto dopo aver partorito, quando le pratiche di adozione sarebbero state completate. I due genitori, a costo di grandi sacrifici, si erano sobbarcati tutto quanto, e quella ragazza, grazie ad una gravidanza, così pensò di aver vinto la lotteria.

A conti fatti, racconta Frederick in un forum americano per genitori gay, a noi è andata bene, perché alla fine abbiamo avuto un figlio, ma quella donna ha sfruttato la situazione fino all’ultimo. Le fu pagato anche un viaggio dopo la gravidanza, per riposarsi dopo il parto, poi la aiutarono a sistemarsi nella città di sua scelta pagandole sei mesi di affitto anticipati e nella loro ingenuità si offrirono per soccorrerla nel caso in cui ce ne fosse stato bisogno.

Erano tanti e tali i discorsi fatti attorno all’utero in affitto, senza considerare i giudizi omofobi, per il presunto furto di maternità, per quel figlio strappato dalle braccia materne, l’egoismo genitoriale, come se una coppia etero non facesse figli per rispondere ad un proprio desiderio e non ad un desiderio divino, che Frederick e il suo compagno non sapevano come ripagare quella donna. Pensavano di averle dato un dispiacere, di aver interrotto qualcosa. Si sentivano maledettamente in colpa, perché la cultura dominante vuole che una madre non possa staccarsi dal figlio e viceversa e non si sa che, invece, ci sono donne che non solo non provano un inesistente istinto materno ma vorrebbero mollare i figli appena nati, a chi vorrà prendersene cura, perché non ce la fanno a crescerli e ad amarli.

Il fatto che tutto ciò debba essere obbligatorio è un’invenzione. E’ una trappola che inchioda in ruoli precisi donne che diventano madri per rispondere a un imperativo culturale senza però volerlo essere davvero. Perciò le donne che affittano il proprio utero vengono considerate contro natura o addirittura vittime – come direbbero alcune femministe, in questo sono molto simili alle antiabortiste – perché in realtà, se avessero soldi a sufficienza – questo sembra essere quel che alcune femministe e antiabortiste pensano – farebbero una camionata di figli e li crescerebbero senza problemi.

Frederick credeva, così come tante altre persone fanno, che quella donna avesse compiuto un grande sacrificio e quando capì che in realtà lei stava speculando parecchio sulla vicenda in un primo momento pensò che lei fosse un mostro ma poi concluse che se l’avesse considerata tale avrebbe dato ragione a chi usa una retorica vomitevole per dividere le madri in sante donne e in mostruose creature. Ci sono donne che non sviluppano alcun attaccamento ai figli e non per questo sono mostri. Sono donne che può consolarvi chiamare egoiste ma in realtà sono state costrette dalla cultura dominante, dall’imposizione di un ruolo che non sentivano neppure proprio.

Una donna che resta incinta ha poche scelte. Aborto, parto, dare il figlio in adozione, che altro? E ancora oggi, com’era negli anni ’50, una donna che lascia il figlio viene considerata snaturata e l’unico motivo per cui le si perdona, forse, il fatto è perché lei è rimasta incinta per un rapporto adultero, illegittimo, qualcosa di cui vergognarsi.

La madre in affitto del figlio di Frederick ha sfruttato lui e il suo compagno fino all’ultimo. Quando rifiutarono di pagarla ancora lei si rivolse ad un avvocato e recitò la parte della madre afflitta che per soldi aveva ceduto il frutto del proprio grembo. Per fortuna il giudice non le credette. Per fortuna. Il figlio cresce dunque in una famiglia che lo ama e finalmente il destino di quella donna e dei due genitori di separò.

La storia di Frederick è la storia di tante persone che sono sopravvissute alle medesime vicende. Fatevi un giro nei forum online o in blog, siti, che parlano di questo. Valutate la questione con un minimo di obiettività, senza lasciarvi andare in giudizi contro questi uomini o queste donne che vendono un “servizio di fertilità” per emanciparsi dal bisogno. Valutate il fatto che se già queste cose accadono in una situazione in cui l’adozione di figli generati da madri surrogate è legalizzata cosa può succedere in un far west di situazioni clandestine in cui l’utero in affitto, senza regole chiare, viene dato al miglior offerente? La legalizzazione a me pare sempre una buona soluzione. E dopo aver assunto un po’ più di informazioni poi ditemi se la vostra opinione sulla questione resta la stessa.

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