“Tra l’altro io mi volevo sempre complimentare con te per, come se chiama lì, Camorra“. Paolo Sorrentino: “Gomorra”. “Eh, bravo”. Sorrentino: “Comunque, Gomorra è di Matteo Garrone. È quello basso, Garrone, e sta perdendo pure i capelli”. Poteva trattenersi l’unica, vera fuori-serie della tv italiana, Boris, dal metter bocca sulla rivalità, ovvero l’interscambiabilità, dei due talenti più puri del nostro cinema, Matteo Garrone e Paolo Sorrentino? No, perché per i cinefili de ‘noantri è ormai roba da Coppi e Bartali, e il motteggio impera: nell’episodio incriminato della terza stagione, Nella rete (2010), un autoironico Sorrentino veniva scambiato pure per un cantante – “Sai che stai proprio in grande forma, pari proprio un ragazzino, quando mi han detto quello è Alan Sorrenti, m’è pijato un coccolone, ci son rimasta” – ma era un diversivo dalla singolar tenzone, quella con Matteo.
Il successivo di Garrone, Reality, ha bissato il Grand Prix nel 2012, This Must Be the Place e La grande bellezza di Sorrentino (come Habemus Papam di Moretti) non hanno replicato allori sulla Croisette, ma forse poco importa: “Siamo felici e orgogliosi di rappresentare l’Italia in concorso al prossimo Festival di Cannes. Siamo consapevoli che è una grande occasione per noi e per tutto il cinema italiano. I nostri film, ognuno a suo modo, cercano di avere uno sguardo personale sulla realtà e sul cinema; ci auguriamo che la nostra presenza a Cannes possa essere uno stimolo per tanti altri registi italiani che cercano strade meno ovvie e convenzionali”, hanno dichiarato all’unisono i tre moschettieri, con foto a corredo.
Ma la rivalità? Moretti è stato equo e solidale, ha protetto e sostenuto i primi film di Garrone, quali Ospiti ed Estate romana, ha tenuto a battesimo a Bimbi belli l’opera prima di Sorrentino, L’uomo in più, premiandola insieme al protagonista Toni Servillo (attore-feticcio di Sorrentino, ha recitato anche in Gomorra) nel 2002, ha distinto in entrambi il valore, li ha voluti in cameo ne Il Caimano.
Un arbitro imparziale o, forse, un collega egualmente ammirato e ben disposto, Nanni, dunque la palla, meglio, la camera della ‘discordia’ ripassa a loro, Paolo e Matteo, che hanno residenza stabile nell’immaginario collettivo del ‘Regista Italiano’ e pure lo stesso domicilio nella romana Piazza Vittorio, lato via Principe Eugenio, segnatamente nel palazzo dei registi: ci stanno Anna Negri, Claudia Florio, Enzo Monteleone e loro due. Garrone da più tempo, con le tele del meraviglioso pittore che fu appese alle pareti umbertine, Sorrentino dal 2012, nell’attico centrale, traduzione perfetta de La grande bellezza affacciata sull’Esquilino.
Che ci siano altri uomini e donne di cinema nel complesso aiuta, sia mai che ‘Camorra’ e Gomorra, Garrone e Sorrentino (con le variabili impazzite di Saviano e Alan Sorrenti…) si confondano, ossia, vengano confusi non solo per fiction, ma pure nella tromba delle scale. Del resto, il rischio è sensibile: sulla deriva cafonal del nostro Paese, entrambi progettavano un film, Sorrentino l’ha fatto davvero con The Great Beauty (dopo l’Oscar, l’inglese non è un vezzo), Garrone s’è stoppato, lasciando su carta la frequentazione di Fabrizio Corona e gli echi da Ragazza con la valigia versione Millennial.
Così lontani, così vicini. Amici rivali li vuole la vulgata cine-giornalistica, e probabilmente la verità sta nel mezzo: non così amici, non così rivali, diversi nel cinema come nella vita. A Cannes nel 2008 l’uno vide il film dell’altro, e infine si prestarono – impugnando la pergamena con fiocchetto rosso dei premi – all’obiettivo dei fotografi: Sorrentino aveva la cravatta, Garrone il papillon, entrambi sorridevano in smoking. Nella nuova foto, scattata l’altro ieri al Nuovo Sacher, l’alterità dà nell’occhio: Sorrentino è in giacca e camicia, Garrone in maglione, in mezzo Moretti, l’uomo in più, prova a mediare con maglione e camicia. Ma forse qualcosa è cambiato, tra Matteo e Paolo. Le conseguenze del successo, o della rivalità?