Incontro storico tra il presidente Obama ed il premier Renzi perché è avvenuto tra due politici moderni, il primo è stato eletto (il secondo no) sulla base di promesse mai realizzate (ad esempio la chiusura di Guantanamo), il secondo è abilissimo nel mostrare al mondo ed al proprio paese un benessere che non c’è. Che piaccia o meno, questi sono i politici del XXI secolo!
Entrambi nascondono abilmente il fallimento delle politiche dei propri partiti e l’elettorato li osserva scoraggiato ma nessuno li sfida perché la politica è degenerata in una gara tra illusionisti. Il Presidente Obama sta trasformando il Medio Oriente in una bomba ad orologeria grazie ad una politica estera condotta da incompetenti. Difficile trovare nella storia un momento come questo, dove le alleanze con nemici storici: Iran ed Arabia Saudita, Movimento indipendentista kurdo e Turchia, vengono presentate al pubblico come soluzioni di lungo periodo alla minaccia di un nemico formidabile, lo Stato Islamico. Meno difficile è trovare nella storia il consenso per queste politiche scellerate, basta rileggersi la storia europea degli anni Trenta. Una cosa è certa, mentre Obama si fa fotografare sorridente insieme al vassallo Renzi, in Medio Oriente imperversa l’offensiva del jihadismo e nonostante i bombardamenti dei droni americani e l’offensiva iraniana in Iraq lo Stato Islamico è arrivato a Damasco. Insomma c’è poco da sorridere.
Matteo Renzi, con quel suo fare spocchioso da grande leader, conduce una politica illusionista simile, con molto fumo e poco arrosto. Critica apertamente i greci come se l’Italia non facesse parte dei Piigs. E’ vero l’atteggiamento di Mario Draghi nei confronti della Grecia è infinitamente più duro e meno conciliante di quello che mostra agli altri paesi della periferia di Eurolandia. Ma la pioggia di soldi di carta che la Bce ha iniziato a distribuire non basterà a calmare i mercati se l’uscita della Grecia dall’Euro verrà percepita come l’inizio di una serie di cambiamenti epocali all’interno del sistema monetario europeo.
La finanza ormai si muove esclusivamente sul piano della percezione, tutto è relativo, i fondamentali d’economia non vengono neppure presi in considerazione perché a muovere le pedine è la Riserva Federale, la Bce, Bruxelles e Washington. Ma quando qualcosa di eccezionale avviene, ed il Grexit lo è anche se molti ormai ne parlano da anni, allora le cose cambiano e si torna a guardare ai fondamentali d’economia. L’uscita della Grecia, il malato d’Europa, lascerà libero il suo letto per il prossimo paziente, e non è detto che lì non finisca proprio Matteo Renzi.
Una rapida occhiata ai dati dell’Istat illustra bene la condizione quasi comatosa dell’economia del Bel Paese: deflazione, produzione industriale in calo e disoccupazione nuovamente in crescita ma ciò che colpisce di più è la caduta del Pil per capita che nel 2013 è sceso sotto la media europea e l’assenza di crescita economica. Fino ad ora l’Italia ha fatto la brava ed è stata premiata, ma la deflazione interna è ben lontana dai livelli necessari per un riequilibrio. I lavoratori italiani devono diventare molto più poveri ed il debito deve ridursi, questa è la classica formula dell’austerità.
Non c’è un’altra via d’uscita. Nessuna delle riforme neo-liberiste introdotte dal premier, ad esempio il Jobs Act, sta attirando nuovi capitali, piuttosto gli stranieri che vengono in Italia lo fanno per acquistare marchi importanti a prezzi stracciati. Nessuno investe in un paese dove la pressione fiscale è la più alta in Europa e dove il sistema burocratico e la giustizia sono inefficienti e lentissimi. Invece di dire ai greci cosa fare riguardo al debito, Renzi dovrebbe mettere in ordine questi settori, ma non lo può fare perché questo comportamento gli alienerebbe i poteri forti e le élite del denaro, che sono la base portante del suo potere politico.