L’immane massacro avvenuto ieri nel Canale di Sicilia dimostra come sia purtroppo vero quello che da tempo andiamo denunciando e che cioè l’interruzione dell’operazione Mare nostrum, voluta dalle cricche dirigenti dell’Europa della finanza, ha preparato il terreno per nuove tremende stragi di migranti.
Quello che questi signori fanno finta di non capire o forse non riescono proprio a capire è che chi parte dall’Africa o dal Medio Oriente non intraprende una gita di piacere da cui possa essere dissuaso. Chi fugge la morte, la fame e la disperazione non ha alternative se non mettersi nelle mani dei trafficanti criminali che costituiscono paradossalmente per lui l’unica speranza di vita. Ciò a fronte dei focolai di guerra e distruzione alimentati dallo stesso Occidente, e dall’Europa per prima, in situazioni come la Libia, la Siria e in molte parti dell’Africa. Occorrerebbe, certamente, combattere in modo duro questi trafficanti e il modo migliore per farlo è provvedere alternative praticabili ai disperati che giustamente cercano la propria sopravvivenza. Questo era lo scopo dell’operazione Mare Nostrum ingiustamente soppressa.
Personaggi come la sottosegretaria agli esteri britannica Joyce Anelay, che a suo tempo sostenne in modo sciagurato che Mare nostrum aveva creato un “fattore di attrazione” nei confronti di migranti e richiedenti asilo e che per questo tale missione di salvataggio, con la quale la Marina italiana ha tratto in salvo più di centomila persone, andava soppressa, andrebbero rinviati a giudizio per crimini contro l’umanità. E’ infatti a causa di personaggi di questo tipo che l’Europa si sta rendendo responsabile di un’enorme omissione di soccorso. La conseguenza, come scrive il Guardian, è che il numero delle morti avvenute per annegamento nei primi tre mesi del 2015 è di dieci volte superiore a quello dei primi tre mesi del 2014 (stima effettuata prima dell’immane disgrazia di ieri e delle altre di questi giorni).
L’Europa della finanza ha evidentemente scelto la strada della “soluzione finale” contro i migranti. Inutile sperare che lo scolaretto diligente servo della Merkel, Renzi abbia quel sussulto di dignità di cui perfino Letta junior fu a suo tempo capace confermando l’operazione di salvataggio nonostante le contrarietà degli ipocriti e disumani compari europei.
In questo quadro di morte, si registrano le dichiarazioni di Salvini e Santanché che, facendo propria la linea della citata Anelay, affermano che la colpa delle morti è di chi non fa abbastanza per fermare i viaggi della disperazione. Inoltre il Matteo leghista tuona contro i rom, i centri sociali e i campi migranti. Mai che questi signori se la prendano con qualche potere. Mai che colpiscano i veri responsabili della crisi, meglio prendersela con i poveracci con chi si impegna davvero per un’alternativa all’attuale fallimentare sistema politico e sociale. Che se la prendano con la finanza e i poteri forti naturalmente è impossibile dato che la loro più grande aspirazione è divenirne i servi al posto di quelli attuali. In fin dei conti il Matteo leghista è l’altra faccia della medaglia di quello democristiano. Concorrenti ma complementari. Se il primo, come probabile, fallirà, c’è pronto il secondo. Se Tsipras verrà sconfitto dagli europitocchi, c’è pronta Alba dorata, fascismo al servizio del potere economico come fu quello di Mussolini nel 1922 e quello di Hitler nel 1933.
Che dire di una classe politica del genere? Se i politici incapaci sono una vera iattura e quelli corrotti una piaga d’Egitto, i politici che puntano sull’odio e sulla stupidità per incrementare i propri scarsi consensi elettorali sono ancora peggiori. Essi andrebbero sradicati come un cancro dalla società, minacciando altrimenti di moltiplicare nel suo corpo, già indebolito dalla crisi e dall’approfondimento delle distanze sociali, i veleni mortali dell’odio e dell’ignoranza. A tale categoria abietta appartengono, con ogni evidenza, personaggi come Matteo Salvini e Daniela Santanché. Mosche cocchiere dell’Europa governata dalla finanza che ha perso completamente ogni idea di solidarietà umana.