Il "Cuffaro rosso", cacciato dalle liste delle politiche del 2013, raccoglie 2.117 contro i 755 dell'avversario Dario Cardaci, candidato del Nuovo Centrodestra, e correrà per la poltrona di sindaco di Enna. A nulla sono valse le proteste (“Spero che non decida di presentarsi”, auspicava il vicesegretario Debora Serracchiani). E mentre si attende che dal Nazareno qualcuno si esprima, Mirello si gode lo scacco dato a Matteo Renzi
Se la minoranza del Pd dovesse decidere di cercare un nuovo leader è il caso di andare ad Enna, citofonare Crisafulli e chiedere all’ex impresentabile di guidare la riscossa contro Matteo Renzi. Dopo la “cacciata” dei dieci deputati contrari all’Italicum dalla commissione Affari costituzionali, pare che l’unico oppositore del premier sia rimasto proprio Mirello Crisafulli, capace di liquidare le censure renziane con una semplice alzata di spalle, condita da una sonora (e scontata) vittoria delle primarie del centro sinistra. Il 73,7%, 2.117 voti raccolti dal Cuffaro rosso, soprannome motivato dal fatto che, come l’ex governatore oggi detenuto, anche Crisafulli è un assopigliatutto in tempi di elezioni.
Caratteristica questa che da ieri gli è valsa ufficialmente la corona di candidato sindaco del Pd a Enna: stracciato l’avversario Dario Cardaci, candidato del Nuovo Centrodestra che si è fermato a 755 voti, pari al 26,3%. “Qualcuno gliel’ho lasciato”, scherza Crisafulli, sorseggiando un caffè al bar in compagnia di Fausto Raciti, segretario regionale democratico venuto ad omaggiare la vittoria del ras ennese. “Il simbolo del Pd non è di Roma e non è mio: è dei cittadini di Enna che hanno scelto Crisafulli”, dice Raciti, consapevole che la candidatura di Mirello potrebbe comunque creare qualche problema. “Io niente ho: perché non mi posso candidare? Perché ho la pancia?”, diceva l’ex impresentabile, cacciato dalle liste delle politiche del 2013 dalla commissione di garanzia del Pd. Troppo ingombrante quella video intercettazione che immortalava il suo incontra con il boss Raffaele Bevilacqua, invitandolo poi a “farsi i cazzi” suoi, quando quest’ultimo gli chiedeva notizie su un appalto.
L’indagine per mafia è stata archiviata, come prescritto è finito anche il processo per abuso d’ufficio: il curriculum di Crisafulli è dunque tornato lindo. Sulla sua testa però pende la scomunica del giglio magico renziano. “Cacciatelo a calci nel sedere”, diceva il regista Pif alla Leopolda, poco prima che Davide Faraone, luogotenente siciliano di Renzi, arrivasse a bloccare i seggi di Enna, mentre Mirello si faceva eleggere segretario provinciale del Pd. “Ritengo inopportuna la sua candidatura e spero che non decida di presentarsi”, auspicava il vicesegretario Debora Serracchiani, qualche giorno fa. Crisafulli, però, ha deciso per la via dell’inopportunità, riuscendo a mettere in crisi Matteo Renzi, dato che nel frattempo i supporter ennesi dell’ex sindaco di Firenze promettono battaglia.
“Onoreremo le decisioni di Roma, ma dobbiamo onorare anche la nostra storia: non possiamo appoggiarlo”, dice il renziano Angelo Argento. E mentre si attende che dal Nazareno qualcuno si esprima, nel frattempo Crisafulli si gode lo scacco dato al premier e pensa già di asfaltare gli altri contendenti alla poltrona di primo cittadino. Il 31 maggio a sfidare Crisafulli, ci saranno Davide Solfato, candidato del Movimento Cinque Stelle, Angelo Girasole e Maurizio Dipietro, entrambi sostenuti da liste civiche. Dipietro è un ex militante del Pd, oppositore interno di Crisafulli, quindi cacciato dal partito. “Perché mi candido? Perché magari questa volta a Crisafulli non basta il sorteggio per vincere: io punto al ballottaggio”, dice, consapevole delle capacità elettorale dell’ex senatore del Pd. “Io a Enna vinco col proporzionale, col maggioritario, e pure col sorteggio” è lo storico mantra di Crisafulli. Adesso dovrà aggiornarlo: vince anche con le primarie.
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