Tutti hanno un santo patrono: produttori di aghi, birrai, apicultori, becchini, conciatori, dentisti, hostess, piumaroli e pellicciai. Perché gli indagati non dovrebbero averne uno? Questo deve essersi detto Angelo Bagnasco intervenendo in difesa di Raffaella Paita, candidata Pd indagata per l’alluvione del 2014. Del resto non è la prima volta che il presidente dei vescovi italiani si schiera in favore dei poveri perseguitati dalla giustizia. Le cronache ricordano che per i festeggiamenti del Natale 2008, l’arcivescovo si presentò all’ospedale Galliera accompagnato da Giuseppe Profiti, all’epoca indagato per lo scandalo di Mensopoli. Un chiaro gesto di sostegno, commentarono le cronache. Lo stesso Profiti che, nel pieno dello scandalo, fu ricevuto da papa Benedetto XVI in visita in Liguria. Del resto poi sarebbe stato assolto: la povera giustizia umana questo non poteva saperlo, ma chi ha contatti celesti forse non ha bisogno di aspettare la Cassazione.
E che dire del feeling durato a lungo con Berlusconi – almeno finché il Cavaliere contava qualcosa – anch’egli indagato. Allontanarlo dalle tentazioni, questo era il desiderio del cardinale quando lo incontrava nelle francescane cene a casa di Bruno Vespa (come riferì il Corriere nel 2009).
Gesti anticonformisti quelli del presidente della Cei, atti coraggiosi che testimoniano la sua attenzione ai negletti, agli emarginati dalla società.
Pensate quale sforzo deve costargli ogni anno celebrare le messa di Natale per i politici, una delle categorie meno popolari in Italia. Con questo spirito missionario, sicuramente, Bagnasco ha deciso di portare loro parole di conforto.
Certo, beati gli ultimi, ma ai primi deve pur pensarci qualcuno. “Sei sicuro di aver cambiato vita quando puoi ancora peccare; altrimenti non sei tu ad aver abbandonato il peccato, ma il peccato ad aver lasciato te”. Bagnasco deve averla ben presente quella frase che campeggia nei seminari. Per eliminare le tentazione ha comunque accettato per la sua Curia un posto nel cda di una banca, la Carige. Certo, c’è un piccolo dettaglio: non è ancora santo. Ma si farà, può già vantare miracoli: se qualcuno ha camminato sulle acque, lui ha camminato sul fango di Genova. Senza sporcarsi le scarpe sempre lucide e la tonaca immacolata.
Eccolo, il patrono degli indagati. Sperando che le sue parole non facciano scoppiare un incidente diplomatico con Ivo di Bretaerra. Il patrono dei magistrati.
Ferruccio Sansa
Giornalista
Elezioni 2015 - 20 Aprile 2015
Elezioni Regionali Liguria 2015, Bagnasco patrono degli indagati
Tutti hanno un santo patrono: produttori di aghi, birrai, apicultori, becchini, conciatori, dentisti, hostess, piumaroli e pellicciai. Perché gli indagati non dovrebbero averne uno? Questo deve essersi detto Angelo Bagnasco intervenendo in difesa di Raffaella Paita, candidata Pd indagata per l’alluvione del 2014. Del resto non è la prima volta che il presidente dei vescovi italiani si schiera in favore dei poveri perseguitati dalla giustizia. Le cronache ricordano che per i festeggiamenti del Natale 2008, l’arcivescovo si presentò all’ospedale Galliera accompagnato da Giuseppe Profiti, all’epoca indagato per lo scandalo di Mensopoli. Un chiaro gesto di sostegno, commentarono le cronache. Lo stesso Profiti che, nel pieno dello scandalo, fu ricevuto da papa Benedetto XVI in visita in Liguria. Del resto poi sarebbe stato assolto: la povera giustizia umana questo non poteva saperlo, ma chi ha contatti celesti forse non ha bisogno di aspettare la Cassazione.
E che dire del feeling durato a lungo con Berlusconi – almeno finché il Cavaliere contava qualcosa – anch’egli indagato. Allontanarlo dalle tentazioni, questo era il desiderio del cardinale quando lo incontrava nelle francescane cene a casa di Bruno Vespa (come riferì il Corriere nel 2009).
Gesti anticonformisti quelli del presidente della Cei, atti coraggiosi che testimoniano la sua attenzione ai negletti, agli emarginati dalla società.
Pensate quale sforzo deve costargli ogni anno celebrare le messa di Natale per i politici, una delle categorie meno popolari in Italia. Con questo spirito missionario, sicuramente, Bagnasco ha deciso di portare loro parole di conforto.
Certo, beati gli ultimi, ma ai primi deve pur pensarci qualcuno. “Sei sicuro di aver cambiato vita quando puoi ancora peccare; altrimenti non sei tu ad aver abbandonato il peccato, ma il peccato ad aver lasciato te”. Bagnasco deve averla ben presente quella frase che campeggia nei seminari. Per eliminare le tentazione ha comunque accettato per la sua Curia un posto nel cda di una banca, la Carige. Certo, c’è un piccolo dettaglio: non è ancora santo. Ma si farà, può già vantare miracoli: se qualcuno ha camminato sulle acque, lui ha camminato sul fango di Genova. Senza sporcarsi le scarpe sempre lucide e la tonaca immacolata.
Eccolo, il patrono degli indagati. Sperando che le sue parole non facciano scoppiare un incidente diplomatico con Ivo di Bretaerra. Il patrono dei magistrati.
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Putin: “Obiettivi vicini. Zelensky illegittimo, dovevo attaccare prima”. Il presidente ucraino: “Garanzie Ue insufficienti, Trump uomo forte”
Roma, 19 dic (Adnkronos) - "La Corte di Cassazione ha stabilito in maniera chiara e netta che la competenza di decidere se un Paese è o meno sicuro spetta al governo. Quindi non i singoli giudici. La conferma che il governo Meloni aveva ragione e che le sentenze con cui i giudici hanno annullato i trasferimenti in Albania dei migranti sbarcati illegalmente sulle nostre coste erano sbagliate. Cosa diranno adesso Schlein e gli altri esponenti delle opposizioni, insieme alla grancassa dei loro house organ, dinanzi a questa sentenza che decreta il loro ennesimo fallimento? Per quanto ci riguarda continuiamo ad andare avanti, consapevoli che tutta l’Europa guarda all’Italia come un modello nel contrasto all’immigrazione illegale”. Lo dichiara il presidente dei senatori di Fratelli d’Italia Lucio Malan.
Roma, 19 dic (Adnkronos) - "Hai fatto la cosa giusta". Così, su Twitter, Elon Musk replica al commento che Matteo Salvini aveva fatto al post del patron di Tesla sul caso Open arms.
Roma 19 dic (Adnkronos) - "I delinquenti sono quelli che vogliono Salvini in galera". Lo scrive sui social Francesco Storace.
Roma, 19 dic (Adnkronos) - "Sono contento che abbiano assolto Renzi, che non finisca in galera. Io voglio vincere le elezioni perchè la gente ci dà fiducia, non perchè arrestano tutti gli altri". Lo ha detto Matteo Salvini in una diretta social.
Roma 19 dic (Adnkronos) - - "Se mi dichiareranno innocente sarò felice per i miei figli e perchè ho fatto il mio lavoro. Se mi dichiareranno colpevole sarò felice lo stesso, non mi pento assolutamente di nulla, ho difeso da immigrati clandestini e trafficanti il mio Paese. Sarebbe un problema per l'Italia e gli italiani, con un ministro che bloccava gli sbarchi condannato immaginate voi trafficanti, scafisti e delinquenti dove verrebbero e porterebbero questi disperati". Lo ha detto Matteo Salvini in una diretta social alla vigilia della sentenza del processo Open Arms.
Roma, 19 dic (Adnkronos) - "Chi non rischia, chi non va oltre l'ostacolo, non va da nessuna parte. Io, da 51enne, comunque vada sarò orgoglioso di quello che ho fatto". Lo ha detto Matteo Salvini in una diretta social alla vigilia della sentenza su Open Arms.
"Se mi assolvono ho fatto il mio dovere e bye bye sinistra. In in caso di condanna ricorreremo in appello, la riterrei una profonda ingiustizia e un danno non a me ma al Paese", ha spiegato il ministro dei Trasporti proseguendo: "Mi stanno arrivando migliaia di messaggi, ho preso l'aereo e tanti ragazzi mi hanno detto non mollare, bravo. Sono felice".
"Paura zero, mi sento come la canzone di Venditti 'Notte prima degli esami', mi sento orgoglioso e felice di quello che ho fatto. Domani è la sentenza di primo grado, poi c'è l'appello e la Cassazione. Tolgo qualche gioia a chi mi augura il male, se mi condannano farò ricorso e continuerò a fare il mio lavoro", ha proseguito Salvini.
Roma, 19 dic (Adnkronos) - "A me pare di poter dire, non temendo di essere smentita, che senza Nino Andreatta i cattolici democratici, dopo il terremoto della Prima Repubblica e il tracollo della Dc, probabilmente non avrebbero maturato la scelta del centrosinistra. E soprattutto che senza di lui non avrebbe visto la luce l’Ulivo, che io considero davvero una grande 'invenzione' politica". Lo ha detto Anna Ascani, cicepresidente della Camera e deputata dem, intervenendo alla presentazione del numero della rivista 'Arel' su Nino Andreatta.
"E non parlo di forma, di contenitore, ma di idealità, della possibilità che Andreatta e altri videro e perseguirono, di unire le culture popolari e riformiste di centro e di sinistra chiudendo la lunga stagione che le aveva viste contrapposte e, ancora più importante, di consentire attraverso la 'contaminazione' tra cultura cattolico-democratica, socialista, laica, ambientalista la nascita del Partito democratico. Non sarei qui oggi, non saremmo qui in tanti, senza la visione di Nino Andreatta e di chi allora credette in quella scommessa", ha aggiunto.