Varati dopo mesi di stallo i decreti attuativi della delega fiscale su fatturazione elettronica, internazionalizzazione delle imprese e abuso del diritto. Ma di quest'ultimo resta solo la definizione, mentre deve ancora attendere il riordino dei reati tributari. A gennaio era finito al centro delle polemiche per la clausola che depenalizzava l'evasione sotto il 3% dell'imponibile
“Miglioriamo le condizioni di certezza dei contribuenti” e “l’Agenzia delle entrate diventa di fatto un consulente del contribuente e non solo controllore”. Il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, ha commentato così il varo da parte del Consiglio dei ministri, dopo mesi di stallo, dei tre decreti attuativi della delega fiscale su fatturazione elettronica, internazionalizzazione delle imprese e abuso del diritto, che saranno ora inviati alle Camere per ottenere il parere delle Commissioni. Il governo ha anche ridefinito il raddoppio dei termini dell’accertamento, per rassicurare quanti abbiano intenzione di aderire alla procedura di rientro dei capitali ma siano frenati dal timore di verifiche sui periodi di imposta precedenti a quelli regolarizzati. Slitta ancora, invece, la riforma dei reati tributari, nonostante siano passati quattro mesi da quando è scoppiato un caso politico intorno all’inserimento nella bozza del decreto varato il 24 dicembre della clausola cosiddetta “salva Berlusconi”, in pratica un condono penale per chi avesse evaso meno del 3% dell’imponibile.
“Certezza” delle norme fiscali solo per i grandi gruppi – Al di là delle promesse di Padoan, va detto innanzitutto che la “certezza” sarà garantita non a cittadini e piccole imprese, bensì solo a una ristretta platea di grandi gruppi italiani e alle aziende straniere che intendono investire in Italia almeno 30 milioni di euro creando posti di lavoro stabili. Il decreto sull’internazionalizzazione introduce infatti per prima cosa, come ha ricordato il ministro, “il cosiddetto adempimento collaborativo, ovvero l’istituzione per le imprese di grandi dimensioni, con volume di affari non inferiore a 10 miliardi di euro, di un regime di scambio di informazioni con l’amministrazione fiscale per individuare potenziali controversie e attivare una procedura abbreviata di interpello preventivo”. Una procedura simile viene poi introdotta per i gruppi stranieri che vogliono investire in Italia almeno 30 milioni di euro creando “stabili ricadute occupazionali”: potranno rivolgere alle Entrate un interpello attraverso il quale “stabilire un rapporto che si può definire di consulenza e trasparenza in modo che sia chiaro alle imprese che tipo di regime fiscale vige nel Paese dove vogliono investire”. In pratica entro 120 giorni l’Agenzia dovrà fornire loro dettagli sul trattamento fiscale a cui saranno sottoposte, dando garanzia che non ci saranno cambiamenti in corsa per i successivi 5 anni. L’annuncio piacerà ai fondi di investimento stranieri e non sembra un caso se arriva a dieci giorni dall’inaugurazione dell’Expo, che secondo il premier Matteo Renzi dovrebbe essere una grande vetrina capace anche di attirare capitali nella Penisola.
Via libera alla fattura elettronica. Ma è facoltativa – Arrivano poi le norme per l’introduzione dello scontrino elettronico, che aprono la strada al superamento dal 2017 del normale scontrino fiscale da rilasciare ai clienti. In più tutti i professionisti e le imprese, e non più solo quelli fornitori della pubblica amministrazione, potranno mano a mano iniziare a emettere fatture elettroniche. Il tutto, a precisato il ministro, è “facoltativo e non obbligatorio”. Lo Stato infatti, in base alle regole europee, non può imporre il passaggio: le uniche armi a disposizione per convincere le società sono incentivi di vario tipo. Per esempio chi sceglie la fattura elettronica, rendendo tracciabili da parte del fisco i flussi di denaro in entrata, non dovrà più rispettare gli obblighi di comunicazione previsti dallo “spesometro” né quelli sui rapporti con società residenti nei Paesi “black list” e non sarà soggetto a controlli fiscali presso la sede, perché potranno essere effettuati da remoto. In più avrà diritto a rimborsi Iva più veloci.
Solo sanzioni amministrative per chi “abusa del diritto” per avere vantaggi fiscali – Infine è stato definito l’abuso del diritto, che si configura quando le operazioni messe in atto dal contribuente non hanno “sostanza economica” e, pur rispettando le norme, sono realizzate essenzialmente per ottenere vantaggi fiscali. Da ora in poi queste fattispecie saranno equiparate all’elusione e punite solo con sanzioni amministrative. “Mentre frode, reati tributari, evasione, rientrano nell’ambito penale, l’abuso del diritto ha natura amministrativa”, ha spiegato Padoan. Peraltro l’amministrazione fiscale dovrà contestare l’abuso separatamente, con un atto specifico e motivato e accollandosi l’onere delle prova. Ancora tutta da scrivere, invece, la parte più spinosa della normativa: “Dobbiamo ancora completare il pacchetto che riguarda il regime sanzionatorio. Non c’è assolutamente nessuna tensione interna al governo su questo tema”, ha tenuto a precisare Padoan a chi gli chiedeva del rinvio della depenalizzazione nell’ambito del riordino dei reati tributari, il nodo intorno al quale a gennaio si è scatenata una bufera che ha indotto il governo a fare dietrofront e ritirare il testo del decreto di Natale. L’intervento sulle sanzioni dovrebbe tornare sul tavolo del governo a metà giugno, insieme all’attesa riforma del catasto e al riordino delle tasse sui giochi. Nel frattempo l’esecutivo, il 19 marzo, si è concesso una proroga di tre mesi per esercitare la delega.
L’esecutivo poi, come spiegato da Padoan, ha “affrontato i termini di accertamento“. Da ora in poi il raddoppio dei tempi “è consentito soltanto se la denuncia viene presentata nella scadenza ordinaria, con certezza del diritto per il contribuente”. Significa che se le Entrate non hanno sporto denuncia all’autorità penale nei quattro anni successivi all’accertamento, non avranno più la facoltà di farlo.