In cattedra l’Arcigay, sui banchi gli insegnanti. Parte in questi giorni il corso contro l’omofobia e il bullismo finanziato dalla Regione Friuli Venezia Giulia e sostenuto da diciannove istituti scolastici del territorio. A fornire strumenti per combattere gli atteggiamenti discriminatori e per affrontare il tema dell’educazione sessuale, la presidente Debora Serracchiani ha scelto anche quest’anno l’associazione di arcigay/arcilesbica. Un progetto da 15mila euro per coinvolgere cento classi per un totale di quattrocento ore di attività in classe oltre al lavoro con gli insegnanti che è pronto a prendere il via.
A prendere la parola sarà anche Davide Zotti, responsabile nazionale scuole dell’associazione e protagonista al liceo “Carducci” di Trieste della lotta contro il crocefisso nei mesi scorsi: “Quella è la mia sacrosanta battaglia che non è ancora finita nonostante i provvedimenti presi dall’Ufficio scolastico regionale verso i quali, con ogni probabilità, farò ricorso. Di là di quello – spiega il docente di filosofia – in questa regione resto un referente sulla questione dell’omosessualità”.
Agli insegnanti che parteciperanno alle lezioni (oltre una ventina) sarà offerto “un approccio scientifico e pedagogico per costruire – racconta Zotti – una scuola attenta alle differenze di genere. Per fare questo ci affidiamo a professionisti e psicologi. Saranno trattati i seguenti argomenti: orientamento sessuale; identità di genere; conseguenze dell’omofobia sugli studenti; la poca autostima; inoltre si faranno attività di laboratorio con altre associazioni per produrre degli spot fatti dai ragazzi contro l’omofobia”.
La storia di questo progetto risale all’epoca del governatore di Forza Italia Renzo Tondo. Nel 2011 arrivò persino una medaglia del presidente della Repubblica. E nel 2013 il presidente della Regione Debora Serracchiani firmò un protocollo ufficiale: un accordo tra assessorato, ufficio scolastico, associazioni e la facoltà di psicologia di Trieste. Quest’anno il corso, totalmente gratuito, si rivolge anche ai docenti di ogni ordine e grado.
“Spesso – spiegano gli organizzatori – sono proprio gli insegnanti a chiederci una mano per prevenire e contrastare un fenomeno che è sempre più diffuso fin dalla scuola primaria. A loro dobbiamo dare gli strumenti necessari per affrontare la questione sul piano culturale”. Qualche voce contro questo progetto è arrivata dalla Chiesa , dalle associazioni cattoliche forse preoccupate che i genitori non fossero coinvolti in questa partita educativa ma la Regione è andata avanti. Un vanto per la Serracchiani che ha portato la sua realtà istituzionale ad essere l’unica in Italia ad aver promosso un’attività di questo genere rivolta agli studenti e ai loro docenti.
Ora l’Arcigay punta a coinvolgere il maggior numero possibile di docenti affinché vi possa essere un lavoro di team e un passaggio di consegne a chi ogni giorno vive in classe con i ragazzi. Il lavoro fatto finora sembra aver dato ottimi risultati.