Fonti citate in esclusiva dal giornale britannico parlano di un attacco areo in Iraq occidentale in cui il califfo dello Stato Islamico sarebbe rimasto gravemente leso. Il leader non avrebbe ancora ripreso il pieno controllo dell'organizzazione. Già in novembre si dava notizia di un suo ferimento
Il leader dello Stato islamico Abu Bakr Al-Baghdadi è rimasto gravemente ferito in un raid condotto dalla coalizione guidata dagli Stati Uniti lo scorso marzo in Siria e Iraq. Fonti citate in esclusiva dal Guardian riferiscono si sia trattato di un attacco aereo in Iraq occidentale, che avrebbe provocato gravi lesioni all’autoproclamanto califfo dell’Isis, inizialmente in pericolo di vita ma poi via via ripresosi. Sembra che al-Baghdadi non abbia ancora ripreso il controllo dell’organizzazione, e che i timori per la sua salute abbiano portati i leader dell’Isis a riunirsi urgentemente e ipotizzare eventuali nuovi strategie e leader.
Un diplomatico occidentale e un consigliere iracheno – riporta il Guardian – confermano separatamente che l’attacco si è svolto il 18 marzo a al-Baaj, un distretto di Ninive, vicino al confine con la Siria. “Ha scelto questa zona perché sapeva dalla guerra che gli americani non hanno copertura molto lì”, ha riferito una fonte a conoscenza di alcuni dei movimenti del Califfo. Si è trattato di un attacco aereo ad un convoglio di tre auto tra i villaggi di Umm al-Rous e al-Quran il cui obiettivo erano dei leader dello Stato Islamico locali, non sapendo che Al Baghdadi si trovasse li.
Già in novembre si era diffusa la notizia del ferimento di Al Baghdadi. Nella prima versione offerta dal Comando Centrale americano, il leader Isis sarebbe stato colpito da un raid areo condotto dalle potenze occidentali nella zona di Mosul, in Iraq. Ricostruzione però smentita dal ministero dell’interno iracheno, che riconduceva invece la responsabilità dell’attacco ad un’azione all’intelligence irachena ad Al Qaim, nella provincia di Al Anbar. All’epoca Al Baghdadi era stato dato per ferito e trasportato in Siria per essere curato dai suoi seguaci. Poi addirittura un tweet, subito smentito da parte del governo, da parte del ministro degli Esteri iracheno, ne annunciò la morte.