Ci sono voluti sei anni di battaglie legali. Ora la Cassazione si è pronunciata definitivamente: Alessandra Bernaroli e la sua compagna possono rimanere “moglie e moglie“, felicemente sposate con tutti gli effetti di legge. E siccome siamo nel 2015, questo è pure il loro decimo anniversario. “Sono felicissima, ancora non ci credo. Spero che sia l’inizio di un futuro radioso per i diritti civili in Italia”, dice la donna entusiasta, al telefono con ilfattoquotidiano.it. Alessandro aveva cambiato sesso nel 2009 ed era diventata Alessandra. Ma dopo l’operazione chirurgica e una sentenza del tribunale che sanciva la nuova identità, per la coppia, già sposata, erano iniziati i problemi burocratici. Le due donne avevano infatti scoperto che il Comune di Finale Emilia, dove era avvenuto il matrimonio, e quello di Bologna, dove risiedevano, avevano sciolto il matrimonio. Un divorzio d’imperio, non richiesto da nessuna delle due e soprattutto non deciso da un giudice: una decisione presa in base alla legge 164 del 1982, articoli 2 e 4.
Per Alessandra, che è dipendente bancaria, a quel punto ha inizio assieme a sua moglie una battaglia nei tribunali. Ad aiutarli c’è l’avvocatura per i diritti Lgbti-Rete Lenford e i due avvocati Anna Maria Tonioni e Francesco Bilotta. La battaglia non è facile. Il tribunale di Modena nel 2010 dà loro ragione e dispone che le due amministrazioni comunali di Bologna e Finale Emilia, annullino quei “divorzi imposti”. Una prima vittoria che però nel giugno 2011 viene soffocata dalla decisione in secondo grado della Corte d’appello di Bologna. I giudici danno ragione al ministero dell’Interno, che materialmente aveva fatto i ricorsi e il matrimonio delle due donne viene di nuovo spezzato. Poi arriva il terzo grado, con la Cassazione che nel giugno 2013 manda tutto alla Corte costituzionale. Questa, a sua volta, nel 2014 dichiara incostituzionali gli articoli 2 e 4 della legge 164: quella che aveva portato all’annullamento del matrimonio di Alessandra Bernaroli.
Ora di conseguenza la Cassazione, dopo quasi un anno dalla pronuncia della Consulta, ha preso una decisione che ristabilisce, definitivamente, la validità del matrimonio della famiglia Bernaroli. Il ragionamento della Cassazione è stato questo: posto che in Italia il matrimonio è al momento quello tra uomo e donna (non lo prescrive la Costituzione, precisano i giudici, ma “solo” il Codice civile che è modificabile con legge ordinaria), manca però una legge che tuteli le coppie sposate in cui uno dei due, a seguito delle nozze, cambi sesso. Così ora il matrimonio di Alessandra e della moglie rimarrà tale fino a quando non ci sarà un altro tipo di unione, diverso dal matrimonio, in cui però siano riconosciuti alle due donne diritti e doveri sostanzialmente equivalenti. Una legge che la Consulta un anno fa aveva richiesto “con la massima sollecitudine”, ma che ancora non è arrivata. “Ma quella legge dovrà precvedere unioni che ci tutelino in maniera adeguata rispetto al matrimonio che ci lega ora – spiega Alessandra – perché sennò, dicono i giudici, non varrà per noi”.