Le vicende primo novecento degli abitanti di Puente Viejo si snodano tutti i giorni feriali, compreso il sabato tra le quattro e le cinque del pomeriggio, ben impacchettate fra Uomini e Donne (Maria De Filippi) e Pomeriggio Cinque (Barbara d’Urso). Posizione di cerniera fra reduci dal pranzo e impazienti per la cena, dove il villaggio spagnolo ha cominciato a macinare tanti ascolti che da riempitivo si è trasformato nel pilastro del biscione pomeridiano, col 34% di share, pari a 3 milioni e mezzo di persone, sempre le stesse giorno dopo giorno con limitatissime oscillazioni. Spettatori che non sbocconcellano distrattamente la puntata, ma la seguono tutta, dall’inizio alla fine senza perderne neanche un minuto. Tant’è che, constatato il tasso di fedeltà, a Mediaset hanno pensato ben presto di trascinare tutti anche in prima serata programmando in questa strategica fascia oraria alcune puntate ottenute cucendo insieme due o tre puntate. E così sono cominciate per Il Segreto le edizioni extra large della domenica e del lunedì sera (ma talvolta si aggiunge anche il giovedì).
Il pubblico delle puntate serali, essendoci a quell’ora più gente davanti alla tv, corrisponde a poco più della metà della quota pomeridiana ovvero a un 16% senza infamia e senza lode, ottenuto peraltro col minimo sforzo. E comunque la platea è assai più numerosa che nel pomeriggio (vicina ai cinque milioni) essenzialmente per l’aggiungersi di molti maschi che rientrati a casa vengono comunque sedotti o costretti da mogli e figlie a seguire le disgrazie di Aurora, Jacinta, Maria, Raimundo, Fernando e tanti altri ancora. Tutti personaggi dalla vita tribolata perché gli sceneggiatori, a giudicare dalle trame pubblicate da vari siti a ciò dediti, hanno la mano pesante.
Tanto per dire, proprio da ultimo Maria anela alla fuga d’amore con Gonzalo, il solito prete bello che spopola fin dai tempi dell’Uccelli di rovo dei primi anni ’80 (altro, memorabile, trionfo d’acquisto di Canale5). E Gonzalo anziché ritrarsi aderisce, ignorando tuttavia di suscitare per questo la rivalità del bieco Fernando, il tipo del “mai sazio” che nel frattempo si dedica ad altro alcova (precisando alla controparte che lo fa solo per divertimento e non per vero amore). Abbonda il gioco teatrale delle finte identità con Jacinta che si spaccia per Aurora (persona reale a suo tempo scomparsa) e Hipolito che si finge Marciano (cugino, mai esistito, di Quintina). Insomma, siamo alla collaudata macchina narrativa del romanzo d’appendice, che un tempo ti vincolava all’acquisto della stampa e oggi ti inchioda alla poltrona.
Come per tutte le fiction rusticane, l’adesione del Sud è parecchio più elevata rispetto al Nord, per non dire degli spettatori più anziani, con poca scuola alle spalle e ancor meno soldi in tasca. Una volta l’avremmo definita “audience da Rete4” come quella dei tempi di Emilio Fede che rinunciava agli spettatori più giovani e spendaccioni cui specialmente mirava Canale5. Ma forse oggi, di fronte all’erosione del pubblico più danaroso provocata dalla pay tv, ai rapimenti di alcuni target giovanili da parte di Discovery, a qualche accenno di tenuta e perfino di reazione da parte di mamma Rai, nonché a una relativa tenuta di La7, Mediaset sembra acconciarsi a un “generalismo ristretto”, limitato ad alcune età e ceti sociali. Un club, anziché una piazza. Che sarebbe una innovazione non da poco negli equilibri del mercato pubblicitario. Vedremo se si tratta di una scelta di fondo oppure di una circostanza passeggera.
Ad ogni modo, tornando a noi, ci assicurano che Fernando nelle prossime puntate farà la brutta fine che si merita. E questo è ciò che conta e che narrativamente ci soddisfa. Perché nel mondo deve pur esserci un ordine.
(foto tratta da Facebook)