L’aprile cinematografico si è aperto con ‘Ameluk’, dal numeroso cast tra cui Rosanna Banfi. Ma l’attrice barese per ‘Le Frise Ignoranti’ porta con sé anche quell’icona di suo padre Lino. Entrambi ambientati nella Puglia di oggi tra gag gastronomiche, guai sentimentali, combattute convivenze interreligiose e storie d’amicizia. Leggerezza e comicità popolari per due commedie regionali non perfette, ma godibili
Invece nel lavoro di Antonello De Leo e Pietro Loprieno uno sgangherato gruppo musicale barese, Le Frise Ignoranti che titolano il film, quattro amici si ritrovano per le strade del Tacco d’Italia tra la ricerca del padre di uno di loro, tradimenti, nuovi amori, una setta di nobilastri borbonici e tante situazioni comiche più e meno riuscite. La Banfi qui ha un piccolo ruolo molto più delicato, decisamente il lato buono della tipizzazione femminile di cui sopra, ma svettano in comicità un Lino Banfi anti-garibaldino, lo smarrito Francesco Pannofino con inedita parlata barese – non solo tutto da ridere nel ruolo di padre malato di gioco d’azzardo – e l’ottimo caratterista Dario Bandiera, che con quell’asso piglia tutto del suo umorismo siculo contagia sempre il pubblico. Proprio Lino Banfi regala con il suo cameo il momento più grottesco e inaspettato di un film fondamentalmente alla ricerca di risate più di pancia che di testa. Dalla band invece spicca la felice novità di Nicola Nocella, per l’occasione in un ruolo da godereccio John Belushi alle cime di rapa. Un attor comico pingue e vincente che se valorizzato anche dai prossimi registi e più affiancato da spalle forti come Pannofino, Banfi e Bandiera potrebbe dare molto alla commedia di casa nostra.
Le risate non mancano in entrambi i Made in Puglia, non poche e neanche a denti stretti. L’Apulia film Commission, che vedrà a giorni la presentazione al Festival di Cannes del Racconto dei Racconti di Matteo Garrone, attraversa un periodo molto positivo. E anche se la distribuzione di opere non blasonate fatica nel trovare spazio nelle sale, le commedie pugliesi funzionano nell’alleggerire lo spettatore durante quelle due orette di visione e sketch. Soprattutto Ameluk ha un soggetto con le potenzialità da grande classico, ma lievita in una sceneggiatura che alterna momenti di divertimento con molti alti, pochi bassi e qualche buco narrativo. Mancini ha fatto un gran lavoro d’attore. Il suo istrionico cattivo dalla comicità corrosiva e strafottente lo interpreta a tutto campo, ma forse a discapito della regia. Uno script così pieno di personaggi e scene a incastro esigeva una totalità della dedizione anche dietro la cinepresa, e forse la scelta dolorosa di rinunciare a uno dei due ruoli.