Fra il 2007 e il 2015, in Italia, gli imprenditori nella vendita delle automobili sono dimezzati (da 2.240 a 1.264 attuali) e sono spariti un terzo dei punti vendita (da 4.568 saloni ufficiali a 2.924). In media, ogni concessionario ha accumulato in questi anni 930.000 dollari di perdita. Lo rivela uno studio di Quintegia, l’azienda che organizza l’Automotive Dealer Day a Verona.
Il presidente di Federauto, Filippo Pavan Bernacchi, non ha dubbi: “Se il 20% dei concessionari fossero in perdita sarebbero dei cattivi imprenditori, ma se lo sono l’80% significa che c’è qualcosa che non funziona. Il calo drastico del mercato italiano, i prezzi promozionali e i premi variabili imposti dai costruttori, così come i finanziamenti a tasso zero e la sovrapproduzione sono una serie di costi aggiuntivi che vengono scaricati sui dealer”.
Alla tre giorni dedicata ai concessionari, l’associazione approfitta per rilanciare un appello, già fatto qualche mese fa e proposto più volte al Governo. Dal palco della Sala Blu della Fiera di Verona, Pavan Bernacchi lancia al Governo la proposta di un piano di rilancio di un comparto, quello dell’auto, che da solo costituisce il 15% del Pil italiano. “L’aliquota agevolata per un triennio potrebbe far crescere le vendite ai privati del 18% in 36 mesi, e ci farebbe uscire dalla crisi in modo soft, senza la droga degli incentivi”, dice Pavan Bernacchi, che chiede anche un piano per le partite Iva, la revisione della fiscalità delle auto aziendali e l’eliminazione del superbollo.
“Se da una parte, il credito o la deduzione di imposta per sostenere la domanda di vetture delle partite Iva potrebbe innescare 75mila vetture aggiuntive (210mila in 36 mesi; +5%), dall’altra, un’Iva agevolata per un triennio a vantaggio delle famiglie sarebbe in grado di generare 252mila immatricolazioni aggiuntive l’anno e 756mila nel triennio (+18%), favorendo il rinnovo del parco auto superiore a 10 anni”.