Musica

Facebook, Gianni Morandi sui migranti: la tragedia a cui non ‘si può dare di più’

Le tragiche vicende delle morti dei migranti nel Mediterraneo continuano ad avere ripercussioni anche nel mondo della musica e dei suoi protagonisti. Dopo la storia dei Nobraino, tra le scuse di Néstor Fabbri e il ‘ponziopilatismo’ di Lorenzo Kruger, ieri è stata una giornata movimentata su una delle pagine Facebook più seguite degli ultimi tempi: quella di Gianni Morandi.

È successo che il buon Gianni abbia postato due foto mettendole a confronto, una in bianco e nero di qualche anno fa – che presumibilmente ritrae migranti italiani del secolo scorso – e una recente che riguarda i profughi provenienti dalle coste africane. Questa la didascalia: “21 aprile. A proposito di migranti ed emigranti, non dobbiamo mai dimenticare che migliaia e migliaia di italiani, nel secolo scorso, sono partiti dalla loro Patria verso l’America, la Germania, l’Australia, il Canada… con la speranza di trovare lavoro, un futuro migliore per i propri figli, visto che nel loro Paese non riuscivano ad ottenerlo, con le umiliazioni, le angherie, i soprusi e le violenze, che hanno dovuto sopportare! Non è passato poi così tanto tempo“.

Apriti cielo! Tra oltre 46.000 ‘mi piace’ e 13.000 condivisioni, sotto la foto non si contano le centinaia e centinaia di risposte, che nella maggior parte dei casi offendono anche pesantemente il cantante emiliano. I fan gli rimproverano l’inammissibilità dell’accostamento, con le solite argomentazioni usate in questi casi: “noi andavamo per lavorare”, “ci mettevano in quarantena”, cose del genere. Morandi fino a tarda notte ha anche risposto colpo su colpo ai post dei fan, dichiarandosi persino disposto ad ospitare alcuni di questi poveri disgraziati (e non parlo dei fan, è bene disambiguare).

Al di là del merito del discorso, ci si poteva aspettare una reazione così da parte dei seguaci del Gianni nazionale? Secondo me sì. Nonostante le umili origini di Morandi e le simpatie per una certa sinistra di cui il cantante non ha mai fatto mistero, infatti, la stragrande maggioranza del pubblico a cui si rivolge da quasi sessant’anni è di estrazione piccoloborghese, sostanzialmente conservatrice all’italiana: buona parte dei temi trattati sono adatti a loro, vengono dalle loro esigenze e li descrivono con perfetta identità.

Nei casi di alcune canzoni più impegnate, evidentemente, i fan non lo prendono sul serio: lo applaudono spellandosi le mani quando canta Si può dare di più, a patto però che quelle parole rimangano tra gli accordi, la melodia, l’orchestra e i fiori del palco di Sanremo. Quando diventano cose, fatti, persone… beh, allora no, allora ciao.

Come se cantare cose, fatti, persone reali sia un’eventualità da non prendere nemmeno in considerazione. E anche se “non puoi dire ‘lascia che sia’, perché ne avresti un po’ colpa anche tu”, devi comunque avere la consapevolezza che questa “è gente che poi arrivati [sic!] in Italia, trova terreno fertile per delinquere” (citazione letteralmente tratta da uno dei tanti commenti del post, uno dei più educati).

È la forza della musica pop, bellezza!