Per la prima volta l'azienda potrebbe ammettere la sua colpevolezza nell'inchiesta che la vede accusata di emissioni nocive, omissione dolosa di cautele sui luoghi di lavoro e avvelenamento di acque o sostanze alimentari. Ma per i Verdi è una strategia: "Se confiscata potrà essere nazionalizzata senza incorrere in procedure di infrazione Ue"
L’Ilva potrebbe chiedere il patteggiamento nel processo sul disastro ambientale causato, secondo la procura, dalle sue emissioni nocive. Per la prima volta l’azienda potrebbe quindi ammettere la sua colpevolezza portando a un punto di svolta l’inchiesta che la vede accusata di disastro ambientale, omissione dolosa di cautele sui luoghi di lavoro e avvelenamento di sostanze alimentari. L’azienda, in amministrazione straordinaria, ha chiesto infatti al ministero per lo Sviluppo economico il permesso di avanzare richiesta di patteggiamento nell’ambito dell’udienza preliminare. È stato l’avvocato Angelo Loreto, che rappresenta in giudizio insieme a Filippo Sgubbi l’azienda, a comunicarlo al gup di Taranto Vilma Gilli, chiedendo il differimento della sua discussione in attesa della risposta del ministero.
Sono 52 gli imputati, 49 persone fisiche e tre società. Per la Procura di Taranto all’interno di Ilva era stata formata un’associazione a delinquere con cui assicurarsi che le istituzioni locali e nazionali non emanassero provvedimenti che avrebbero limitato la quantità di acciaio prodotto o costretto l’azienda ad adeguare gli impianti. Il tutto realizzato grazie ad una rete di appoggi nelle istituzioni.
Ambivalenti i commenti alla mossa dei legali. “Se da un lato la richiesta della struttura commissariale per il patteggiamento può essere considerata una vittoria nel processo Ambiente Svenduto perché presuppone un’ammissione di colpevolezza dall’altro rappresenta un’astuta mossa tattica per consentire allo Stato di acquisire lo stabilimento senza incorrere in eventuali procedure per aiuti di stato da parte dell’Unione europea”. Questo il commento del leader dei Verdi Angelo Bonelli, secondo il quale “in base a quanto previsto dalle leggi e dal codice penale un bene sequestrato per un reato che va ad una sentenza di condanna viene confiscato e una volta confiscato lo stabilimento potrà essere nazionalizzato o venduto dallo Stato. E’ di tutta evidenza – spiega – che il ministero darà il suo assenso al patteggiamento alla struttura commissariale nominata, lo ricordiamo, dal governo”.
Intanto il gup ha acquisito, su richiesta della Procura, la trascrizione integrale di una intercettazione ambientale che riguarda l’ex presidente della Provincia di Taranto Gianni Florido (Pd) che risponde, in concorso con l’ex assessore provinciale all’Ambiente Michele Conserva, di concussione. Avrebbe fatto pressioni, insieme all’ex responsabile delle relazioni istituzionali dell’Ilva Girolamo Archinà, su due dirigenti per facilitare il rilascio dell’autorizzazione di una discarica per rifiuti speciali nell’Ilva. Mentre nel processo con il rito abbreviato che si celebra per alcuni imputati, il sostituto procuratore Mariano Buccoliero ha chiesto la condanna a otto anni di reclusione per Roberto Primerano, funzionario di Arpa Puglia, accusato di falso ideologico, concorso in disastro doloso e avvelenamento di acque o sostanze alimentari.