Nel corso della riunione dei deputati di Fi, Silvio Berlusconi ha annunciato la sua nuova strategia comunicativa: “Farò campagna elettorale, ma non comizi in piazza perché sono in cima agli obiettivi dell’Isis“. In una sola frase c’è tutto. Silvio ribalta due concetti negativi, portandoli a suo favore; annuncia la sua intenzione di tornare in campo e svela uno dei temi principali della sua campagna: il terrorismo.
Iniziamo dal ribaltamento dei concetti negativi sulla sua attrattiva. Il primo è che non riempie più le piazze. A Piazza San Fedele lo scorso novembre c’erano meno di duecento persone e in maggioranza over 65. Questo è il reale motivo per cui ha deciso di non fare più comizi all’aperto, ma chiaramente non può ammetterlo. Specialmente se deve motivare i suoi circa una ridiscesa in campo. Così Berlusconi trova un’apparentemente valida motivazione alternativa per non fare comizi all’aperto: il pericolo attentati. Mantenendo la faccia, almeno davanti ai fedelissimi.
Il secondo concetto che va ribaltato è che Berlusconi non sia più un personaggio importante. Per convertire questa percezione sceglie bene la sua ‘scusa’: “Sono in cima agli obiettivi dell’Isis”. La lista dei nemici dell’Isis non è ufficiale e quindi non può essere smentito. Ma figurare immaginariamente fra i principali obiettivi dell’Isis, accanto ad Obama o Papa Francesco, restituisce sicuramente una certa importanza.
Quella dell’Isis è una ‘giustificazione’ scelta anche per altri motivi. Berlusconi grazie ad essa sfodera la sua arma preferita in campagna elettorale: la paura. I suoi elettori più stretti -sono veri e propri fans- saranno preoccupati per lui. Un sentimento di ansia e preoccupazione, di paura, viene spesso seminato in campagna elettorale dai partiti conservatori, generalmente considerati più forti ed in grado di soddisfare il nuovo bisogno di protezione. L’ha fatto Bush dopo l’11 settembre e lo ha fatto lo stesso Berlusconi alle Europee dello scorso anno paragonando Grillo ad Hitler.
La paura è un sentimento che mobilita le masse e Berlusconi lo sa bene. Nella riunione coi suoi deputati infatti più che di politica interna e del futuro di Forza Italia l’ex Cav si è concentrato soprattutto sulla Libia e il pericolo terrorismo. Come accennato, altra classica tecnica di Berlusconi sempre legata alla paura, è quella di definire ‘dittatori’ gli avversari. Stavolta tocca a Renzi, che nelle parole del leader di Fi da sodale diventa ‘bulimico di potere’ e artefice di ‘una piccola dittatura’.
Un Berlusconi che esiste e resiste ancora grazie alla tv: può continuare ad approfittare di in un’era in cui il massiccio uso della televisione compensa ancora pienamente l’assenza di piazze o della rete e può cavalcare l’allarmismo e il sensazionalismo che lo stesso mezzo propaga in nome dello share.