“Chiedi lo stipendio? È sintomo di un malessere, valuta le dimissioni”. È la risposta data a una giornalista del “Garantista” che da novembre aspettava i suoi compensi per la collaborazione con il giornale di Piero Sansonetti, nato 9 mesi e già in crisi tanto che, a inizio aprile, l’assemblea di redazione ha indetto alcuni giorni di sciopero delle firme. A rispondere in questo modo è stato il presidente del consiglio di amministrazione della “Società Cooperativa Giornalisti Indipendenti”, Andrea Cuzzocrea, che è anche il presidente di Confindustria Reggio Calabria. È proprio il ruolo di Cuzzocrea, rappresentante degli imprenditori della città dello Stretto, che lascia l’amaro in bocca davanti a una legittima richiesta di un giornalista che lamentava di non essere stata pagata a differenza di altri colleghi che avevano ricevuto lo stipendio.
Una risposta affidata a una mail inviata dall’editore del “Garantista” non solo alla diretta interessata ma anche alla redazione centrale del giornale, a tutti i colleghi delle redazioni periferiche e al consulente del lavoro del quotidiano calabrese.
Tutti, quindi, sanno. Compreso il direttore Piero Sansonetti che, dopo l’esperienza di “Calabria Ora” fallita pochi mesi dopo le sue dimissioni, ha fondato “il Garantista” la cui presentazione è avvenuta a Roma davanti all’ex presidente della Camera Fausto Bertinotti.
In sostanza, la giornalista (di cui volutamente non riportiamo il nome) lamentava di non aver ricevuto il bonifico dei compensi che gli era stato promesso dai vertici del giornale. Con toni sicuramente accesi ma giustificabili da chi non viene pagato per cinque mesi, la collaboratrice del “Garantista” pretendeva di non essere vittima dell’ “ennesima presa per i fondelli”, chiedendo l’intervento del sindacato. Ed ecco la risposta del presidente locale di Confindustia: “Domanda: Lei che tipo di contratto ha? A me risulta co.co.co. È così? Se è così i detentori del predetto tipo contrattuale non sono stati oggetto di pagamenti in questa tornata”. Fin qui, anche se non espressamente, Cuzzocrea ha cercato di chiarire che, all’interno del suo giornale, ci sono giornalisti di serie A che percepiscono lo stipendio prima di quelli di serie B che, se si lamentano, occore ricordargli che sono co.co.co. e in quanto tali non possono permettersi di alzare troppo la voce.
Un concetto espresso dall’editore nel post scriptum. “I toni accusatori e minacciosi utilizzati, sulla scia di tanti analoghi – scrive Cuzzocrea – prima che denotare l’utilizzo di un linguaggio poco consono a dei professionisti (?), sono il sintomo di un malessere curabile con facilità ricorrendo per esempio a delle dimissioni. Con tanta cordialità”. Un modo gentile per dire: se non stai bene, lascia il lavoro. Un’ipotesi che in Calabria, ancora più che nel resto del Paese, non è valutabile. E non solo perché i dati della disoccupazione sono spaventosi, ma anche per la crisi che stanno affrontando i giornali calabresi. Non ce n’è uno che sia in regola con i pagamenti, che negli ultimi anni non abbia fatto ricorso agli ammortizzatori sociali o, peggio ancora, non sia stato costretto a licenziare i giornalisti che non si sono dimessi perché non venivano retribuiti.
Dal canto suo il presidente del cda del Garantista minimizza e nega di aver mai invitato la collaboratrice del suo giornale a dimettersi: “In realtà non è così. Nella maniera più assoluta, non è stata fatta alcuna proposta di dimissioni. Noi abbiamo pagato gli stipendi a tutti coloro che sono stati assunti a tempo indeterminato. La collaboratrice mi ha scritto una mail con toni che io ho ritenuto poco gentili. Le ho risposto che stiamo facendo tutti il massimo sforzo per rispettare gli impegni. Peraltro è stata pagata proprio ieri. Non ricordo la frase che è stata utilizzata ma non è quello il termine. Non ci possiamo attaccare alle parole”.
E il Comitato di redazione che, proprio alcuni giorni fa, si è dimesso in blocco? “Si sono dimessi – aggiunge Cuzzocrea – perché erano in disaccordo tra di loro. Molti non volevano lo sciopero. Siamo andati incontro a difficoltà perché abbiamo fatto contratti ‘articoli 1’ a tutti coloro che stanno in redazione. Non so quanti altri giornali lo hanno fatto. I nostri giornalisti prendono 2mila e 200 euro al mese e qualcuno anche di più. È chiaro che è una cooperativa in difficoltà perché ha molte persone assunte, le vendite non sono andate come ci si aspettava. È una cooperativa che percepirà il contributo alla fine di quest’anno. Se tutto andrà bene”. Contributi statali che il “Garantista” dovrebbe incassare poiché è un giornale nazionale e non regionale. Oltre alle redazioni calabresi, infatti, ce n’è una romana che vende qualche centinaio di copie fuori nella Capitale e, soprattutto, dove lavorano diversi giornalisti assunti, come dice l’editore, a tempo indeterminato. Ma tanto a fine anno arriverà il contributo statale.