Contrariamente alle dichiarazioni di tanti politici e cattolici preoccupati in queste ore del vulnus “divorzio breve” (come ebbe a scrivere Lidia Ravera, la parola vulnus piace molto al politico, lo fa sentire erudito, sensibile, fico) che decretano la morte della famiglia e del matrimonio, so per certo invece che molte coppie stanno festeggiando l’imminente nuovo matrimonio. Sono coppie che lasciano le loro dichiarazioni di felicità sulla pagina Facebook di Diego Sabatinelli, segretario nazionale della LID, Lega Italiana per il Divorzio Breve, per poter risolvere un matrimonio finito e potersi risposare con un nuovo compagno.
Dopo dodici lunghissimi anni di iter parlamentare – e 41 anni dopo il referendum del 1974- ieri finalmente la Camera ha approvato in via definitiva (con 398 sì, 28 no e 6 astenuti) la legge sul cosiddetto divorzio breve. Ridotti quindi i tempi di attesa da tre a un anno per la separazione giudiziale, e a sei mesi se consensuale. E non cambia nulla se nella coppia ci siano figli minori. Vengono altresì modificate anche le norme sul fronte patrimoniale, in quanto la comunione dei beni potrà essere sciolta nel momento stesso in cui viene sottoscritta la separazione. La riforma vale anche per le cause di separazione in corso.
Va da sé che i cattolici si sono indignati non poco. Oggi Famiglia Cristiana titolava: “Bastano 6 mesi per cancellare una famiglia”, mentre Eugenia Roccella (Area Popolare) storica irriducibile, e tra i 28 che hanno votato contro insieme a Paola Binetti (Udc) e Giorgia Meloni (Fratelli d’Italia), commenta: “Riducendo il matrimonio a qualcosa di sempre più simile a un patto di convivenza, si svaluta il suo ruolo e si indebolisce la famiglia”. Secondo i cattolici, l’istituto del matrimonio ne uscirà indebolito e per questo le giovani coppie potrebbero anche scegliere di non compiere più il grande passo.
In un’intervista a Radio Vaticana, il costituzionalista Carlo Cardia ha fatto una dichiarazione in merito all’art. 29 della Costituzione, che parla di famiglia fondata sul matrimonio. “Ora, un fondamento deve avere qualcosa di forte, di stabile – argomenta Cardia – deve apparire anche a chi compie questo atto come qualcosa di destinato a durare almeno potenzialmente. Ecco, credo che il primo effetto sia di togliere significato a quella parola “fondante”, “fondamento” della famiglia. E conclude: “Questo è un vulnus, nel senso che la Costituzione sta perdendo anche nelle norme riferite alla famiglia quel significato che aveva sempre mantenuto per decenni.”
Ma la norma, potremmo controbattere, è ciò che è conforme ad una regola o all’andamento consueto di un determinato processo: processo, atto del procedere, dell’avanzare. Il divorzio breve quindi è nient’altro che un conformarsi all’andamento di un processo in atto nella nostra società in continua evoluzione.
L’intervistatore chiede ancora: “Stiamo sgretolando la società?” E Cardia risponde: “Giuridicamente stiamo abbattendo tanti elementi decisivi. Socialmente noi siamo ancora più forti rispetto ad altri Paesi (e qui si riferisce al fatto che sia stato stralciato l’emendamento del così detto divorzio immediato), però non dobbiamo farci illusioni, perché la legge ha anche un’influenza sul costume sociale.”
Certo, Cardia ha ragione, la legge ha un’influenza sul costume sociale. Ma è anche vero che un principio del diritto è che deve rispettare le esperienze dell’Uomo. Se una norma contrasta con i principi fondamentali dell’Uomo, di Giustizia e Libertà, quella norma deve esser abrogata o modificata. Ed è quello che si aspettavano gli italiani dopo aver chiesto per tanti anni una legge per ridurre i tempi della separazione.
Trovo assolutamente anacronistiche le marce per la famiglia e il matrimonio, come pure gli anatemi contro nuove forme di famiglia. L’amore, quello sì, sentimento fondante di ogni relazione, non potrà mai essere promosso o vietato da alcuna legge. Le leggi degli uomini (e quelle che gli uomini attribuiscono a un Dio) non sono “leggi esatte”. La “legge” non potrà mai sostituirsi alle leggi della natura. Queste ultime, invece, possono dare logica al disordine umano e conferire ordine all’apparente disordine e caos.
Da ultimo, non dimentichiamo che rimane ancora un vuoto normativo in tema di “nuove famiglie”: parlo delle coppie di fatto, eterosessuali e omosessuali, che hanno diritto a una forma di tutela. Un Paese che si dica davvero civile, deve pensare anche a quello.