Il silenzio non è mai fuori luogo“, sosteneva mia nonna.
In certe occasioni, verrebbe d’aggiungere, rimane l’unica scelta sensata.

Cos’altro dire sull’enorme ecatombe del barcone affondato domenica notte?
Nulla.
Chi è religioso (di qualunque credo) può ritirarsi in preghiera.
Tutti gli altri (atei o laici, come il sottoscritto) dotati di un minimo di pietà umana, tacciono per rispetto e per dolore.

Capisco che chi fa politica debba in queste occasioni ribadire la sua posizione.
Piegando, forzando – anche quando i fatti gli danno chiaramente torto – la verità a suo vantaggio.

Tra i più attivi (visto in tutti i tg e in diretta almeno in due trasmissioni televisive nella stessa sera) Matteo Salvini. Come al solito.

Al di là delle tesi sostenute, quello che mi stupisce sempre è che il leader leghista non solo abbia una soluzione comunque a portata di mano, ma che non ci sia mai un momento in cui dichiari: “In questo caso non ho nulla da dire. E’ una tragedia di tale proporzioni che non è il momento di fare polemica o campagna elettorale”.

Questa sì che sarebbe una novità deflagrante.
Ciascuno ha diritto di sostenere le sue idee e le sue tesi.

Allora vediamo se ho capito bene quella di Salvini.
E’ tutta colpa degli immigrati, degli altri, voi – Matteo – siete pulitissimi e lavorate come matti. Mentre Roma è ladrona, al Sud non fanno una mazza e l’unica cosa buona che gli potrebbe riuscire sarebbe votare per voi. Così ti presenti con la felpa con scritto Catania, almeno ti ricordi pure dove sei.

Dai Matteo S., una volta stupiscici.

Ah scusa! Ho dimenticato un tuo cavallo di battaglia: gli zingari.

Ecco, a questo proposito: ho ricevuto una mail in cui mi si chiedeva: “Ma il diritto di opinione vale solo per alcuni? Perché non scrivi su Il Fatto di Matteo Salvini che è stato sospeso da Facebook per 24 ore per aver utilizzato la parola zingari? Perché non scrivi che i responsabili del social si sono scusati per questo idiota gesto di censura? Che fate? Jesuischarlie quando vi pare?”.

Per correttezza di informazione, riporto la nota ufficiale di Facebook: “Dopo aver esaminato la pagina di Matteo Salvini ci siamo resi conto che, mentre uno dei contenuti è stato rimosso correttamente poiché in violazione delle nostre policy riguardanti l’incitamento all’odio, abbiamo anche rimosso erroneamente un altro contenuto. Dal momento che il nostro team gestisce più di un milione di segnalazioni ogni settimana, occasionalmente facciamo un errore. Ci scusiamo per il disagio causato dalla rimozione di questo contenuto”.

Si potrebbe eccepire che si tratta di un social gestito da privati, che si danno delle regole ben precise: se non ci piacciono, possiamo tranquillamente cancellare il nostro account o non iscriverci.

Comunque sì: difendo il diritto di Salvini ad esprimere le sue idee.
Con forza.
Condanno – con altrettanta forza – l’incitamento all’odio, le continue provocazioni solo a fini elettorali, l’insulto fatto con la protezione delle forze di Polizia pagate anche da me (vedi il dito medio di ieri a Livorno rivolto a chi lo contestava).

Ma, ancor più, difendo il mio diritto ad esprimere pubblicamente il mio inutile, fantozziano pensiero: “A Matte’, quello che sostieni di solito, per me è una cagata pazzesca“.

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