Lunedì siamo stati rimproverati per aver preteso di confrontare il settore “generalista” della tv italiana rispetto a quello inglese (sette canali da noi, cinque canali da loro) accontentandoci di guardare a un qualsiasi sabato pomeriggio. Sta di fatto che ne ricavammo l’impressione che, rispetto alla nostra, la tv inglese fosse piuttosto austera (un commento la definiva “da pensionati”). Una specificità del sabato pomeriggio? Per levarci e levare i dubbi abbiamo navigato un altro po’ controllando come sono andate le cose mercoledì sera.

Il prime time lì è anticipato rispetto al nostro perché alle diciotto in punto va sempre in onda su BBC1 il Tg della sera che dura un’ora ed è diviso a metà fra notiziario nazionale ed edizione locale. Dopo lo spazio all’informazione, seguono tre ore piene destinate a educare e divertire, secondo il noto e citatissimo slogan del servizio pubblico britannico fin da quando c’era solo la radio. Divertimento sono le storie di famiglia di The One Man Show e (dipende dalle opinioni) la successiva mezz’oretta con Nigel Farage, il Salvini inglese senza felpa. Ci si torna poi a divertire con un’ora intera di Masterchef, e si conclude, prima del ritorno del Tg con un’altra ora piena dedicata ai segreti delle terre scozzesi (qui propendiamo per l'”educare”).

BBC2 nel frattempo ha esibito un documentario sul fiume Mekong, senz’altro educativo, ma fa ripartire il divertimento alle 20, gareggiando in talent con Masterchef mediante Chefs on trial ovvero le selezioni per trovare un capo cuoco a un importante ristorante (palinsesti inglesi! Coi generi simili che attaccano insieme come i carri armati del generale Montgomery, quello del famoso cappottino con le fibbie e il cappuccio).

Ma tranquilli! Ci si poteva divertire anche fuori dalle cucina televisive passando agli altri canali, quelli con la pubblicità. Il terzo canale (privato) prevedeva Give a pet home, una specie di “canile dei famosi”, che piazza cagnolini homeless a casa di vip. Mentre il quarto canale (statale, ma che vive solo di pubblicità) mostrava l’educativo restauro di una vecchia chiesa, e il quinto (e ultimo canale generalista) le divertenti vicende di gente comune alle prese col problema universale del vicino insopportabile (sono quelle cose che da noi finiscono sui “canalini” Real Time e simili).

Insomma, al tirare delle somme, un generalismo certo non sfarzoso. Lo definiremmo per questo “povero”? Tutto sta ad intendersi. Una tv può apparire “ricca” ove abbondi in canali, varietà, talk show e prodotti acquistati d’ogni dove, come per lo più accade sui nostri canali generalisti. Ma quella stessa tv può rivelarsi in realtà povera, perché dopo aver tanto speso per farsi bella come una bancarella, non le resta il becco di un quattrino per sedersi al tavolo dei ricchi veri e giocare la partita del mercato.
E questa ci pare la scelta degli inglesi. Farsi la tv con le loro mani e generare una quantità di format piccoli e grandi adatti al pubblico di casa, ma capaci anche di infilarsi nelle pieghe della tv mondiale. Mentre noi spendiamo tutto quel che abbiamo per tenere la luce accesa negli studi che ci inondano di interminabili talk show. Decidete voi se più informativi, educativi, o divertenti.

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