L’eterna lotta tra l’uomo e il mare: quanti libri, film e racconti si sono ispirati ad essa. La vita di tanti è stata legata alla sua rabbia e alla sua generosità. Ma non si tratta solo di avventura o leggenda. Oggi come ieri il mare è una fonte di sopravvivenza e di lavoro per tanti marinai e pescatori. A questi ultimi e alle loro fatiche quotidiane pochi però sono interessati. L’Italia ha una grande tradizione peschereccia, ma vive in questi anni uno dei momenti più bui per l’intero settore. Sono tante le cose che non vanno: leggi assurde e penalizzanti per tanti padri di famiglia che hanno avuto il coraggio di proseguire un lavoro difficile, fatto di fatica, di pericolo, di freddo. Tra queste, soprattutto la regolamentazione della pesca del tonno.
Ogni anno l’Europa stabilisce le quote che ciascun paese dell’Unione può pescare. L’Italia, pur avendo le coste abitate dalla specie più preziosa, il tonno rosso, è il fanalino di coda nell’assegnazione dietro la Francia e la Spagna, con una parte del proprio pescato erosa dall’ulteriore attribuzione ad altri paesi rivieraschi, soprattutto della sponda africana. Il giusto principio della salvaguardia dell’habitat di questi meravigliosi pesci viene di fatto sacrificato agli interessi delle flotte più forti che comunque pescano indisturbate nel nostro mare. A questo si aggiunge che l’Italia ha poi distribuito le quote di pescato a pochi soggetti che con enormi reti di circuizione catturano in pochi giorni le quantità di tonno assegnate, tralasciando completamente l’altro sistema di pesca, quello con il palangaro, cioè con gli ami, praticato invece dagli operatori della piccola pesca, molto più selettivo e rispettoso dell’ambiente. Così i ricchi imprenditori del settore sono sempre più forti ed i poveri, cioè i piccoli pescatori, sono sempre più deboli.
Si pensava che il parziale aumento per il 2015 delle quote di pesca del tonno rosso, potesse essere l’occasione per un giusto riequilibro dell´intero comparto, sanando precedenti storture e scelte assolutamente incomprensibili. Non è infatti accettabile che una sola grande imbarcazione della circuizione abbia di fatto lo stesso plafond dell’intera flotta italiana dei palangari, cioè di migliaia di pescatori che con fatica gestiscono le loro piccole imbarcazioni. Ma non è andata così.
In questi giorni nelle stanze del Ministero delle risorse agricole sta per essere varato un ulteriore decreto sulla ripartizione delle quote di cattura del tonno rosso in Italia che metterà forse definitivamente in ginocchio un intero comparto, quello della pesca minore, già duramente colpito dalla crisi economica. È come al solito il prezzo più alto sarà pagato dai pescatori delle Regioni meridionali, il cui il tasso di disoccupazione è già alle stelle. La stampa però tace, presa dal chiacchiericcio della politica, mentre una grande storia italiana rischia di scomparire per sempre.
Per questo oggi scende in piazza a Roma davanti a Montecitorio l’Alleanza delle cooperative dei pescatori, per protestare e chiedere al Governo, al Parlamento, agli organi di informazione maggiore attenzione. Sono partiti in tanti soprattutto dal Meridione lasciando per un giorno il mare e le loro barche. Pulman pieni di facce scavate dal sole e dal freddo nella notte si sono avviati verso Roma. Vecchi e giovani pescatori uniti dalla speranza che qualcuno li senta.