Come si fa a lavorare 3 anni e 7 mesi per un’azienda di Stato e portarsi a casa una liquidazione netta di 1 milione 398 mila 862 euro, più 70 centesimi? Basta chiamarsi Vincenzo Pozzi (nella foto sopra con Silvio Berlusconi e Pietro Lunardi) ed essere stato presidente dell’Anas dal 19 dicembre 2002 al 20 luglio 2006. Perché una cosa c’è da dire a proposito della società controllata al 100 per cento dal ministero dell’Economia e che deve gestire «la rete stradale ed autostradale italiana di interesse nazionale»: forse non sarà bravissima a costruire viadotti o autostrade (Matteo Renzi: «L’autostrada Salerno-Reggio Calabria negli anni è costata più della sonda spaziale Curiosity, ma c’è una differenza: la sonda è andata nello Spazio invece la Salerno-Reggio no. La sonda l’ha creata la Nasa mentre l’autostrada l’Anas. C’è una differenza di una sola vocale, eppure è tutta un’altra cosa»…), ma è sicuramente una specialista nell’erogare trattamenti d’oro ai suoi dirigenti. E liquidazioni addirittura di platino.
ilfattoquotidiano.it ha già segnalato lo scandaloso caso dell’ex presidente-amministratore delegato-direttore generale Pietro Ciucci, che il 31 agosto 2013 è andato in pensione con un assegno pari a 1.825.745,53 euro (lordi). Ora un’altra interrogazione della deputata del Movimento 5 Stelle Donatella Agostinelli segnala che 1,8 milioni, sia pure lordi, è quanto ha incassato anche il predecessore di Ciucci, Vincenzo Pozzi.
Classe 1949, ingegnere, iscritto all’albo di Roma dal 1976, il leccese Pozzi si era occupato in gioventù dell’autostrada Aosta-Monte Bianco e della ricostruzione del Traforo distrutto da un incendio nel 1999. Ma il grande salto lo ha fatto nel novembre 2001, quando con il secondo governo di Silvio Berlusconi è arrivato all’Anas, in quota al ministro delle Infrastrutture e Trasporti Pietro Lunardi, come commissario straordinario: bingo! Nel febbraio 2002 è diventato amministratore dell’Ente Anas, ne ha seguito la trasformazione in società per azioni e poi è stato promosso presidente di Anas spa. Nel suo curriculum si vanta: «Nel periodo 2002-2006 l’Anas ha prospettato ed appaltato lavori stradali per oltre 12 miliardi di euro».
Bravissimo, verrebbe da dire. Peccato che ad Antonio Di Pietro, diventato ministro delle Infrastrutture proprio nel 2006, il buon Pozzi non sia piaciuto per niente. Anzi: senza troppi giri di parole ha chiesto al collega Tomaso Padoa Schioppa, ministro dell’Economia, di commissariare l’Anas e ha inviato alla Procura della Repubblica una segnalazione sulla gestione dell’ente. Motivo? In un’audizione alla Camera, il 27 giugno 2006, l’ex magistrato l’ha cantato chiaro: «Ci sono ipotesi da valutare sotto l’aspetto delle false comunicazioni sociali e del falso in bilancio», e sono stati spesi addirittura «tre milioni e passa» in consulenze e liquidazioni indebite al vecchio management. Sempre secondo Di Pietro, l’Anas aveva impegni per 19 miliardi contro fondi a disposizione per soli 15,5 miliardi. C’era un buco, insomma, di 3 miliardi e mezzo. Risultato: dimissioni, inevitabili, di Pozzi.
E qui sta la parte sorprendente della storia. Un comunicato stampa ufficiale dell’Anas, datato 5 luglio, annuncia che il presidente Pozzi ha deciso di «agire responsabilmente per il bene dell’Azienda e del Paese» e quindi di dimettersi «a far data dal giorno» previsto «per il voto sul Bilancio 2005», ossia il 20 luglio. Ma occhio alle date.
Come si può evincere dal mandato di pagamento che ilfattoquotidiano.it è in grado di riprodurre (vedere immagine in basso), il 3 luglio 2006, ossia due giorni prima del comunicato stampa e ben 17 giorni prima della riunione del consiglio d’amministrazione, l’agenzia 109 della Banca di Roma, in via Tiburtina 81, riceve dall’Anas la comunicazione ufficiale DCRUO/sap/rcfa n.78.
E’ firmata da due pezzi molto grossi di via Mozambano, cioè dal direttore centrale delle Risorse Umane e Organizzazione, Piero Buoncristiano, e dal direttore centrale Amministrazione e Finanza, Giancarlo Piciarelli. E cosa scrivono i due? «Oggetto: competenze chiusura presidente – valuta 3 luglio 2006». Avete capito bene? «Con la presente si autorizza codesto Istituto ad accreditare l’importo di euro 1.398.862,70 sul conto corrente n. (…) intestato all’ing. Vincenzo Pozzi, con valuta 3 luglio 2006». E distinti saluti ai contribuenti.
In poche parole il presidente in carica dell’Anas, Vincenzo Pozzi, dispone la propria liquidazione, chiama i vertici amministrativi e organizzativi dell’azienda da lui stesso nominati, «e loro provvedono» come spiega la deputata Agostinelli, «a fargli versare addirittura in anticipo la somma stratosferica da lui auspicata». L’onorevole fa i conti al centesimo, chiedendo al neo-ministro delle Infrastrutture, Graziano Delrio, e a quello dell’Economia, Pier Carlo Padoan, se intendono, e come, «perseguire eventuali responsabilità riferite anche al pagamento anticipato della ingentissima somma, a fronte di un periodo lavorativo molto limitato e che comporta una liquidazione pari a 41.860 euro al mese di lavoro» e se intendano «promuovere iniziative per recuperare, almeno in parte, le somme indebitamente versate».
Non si sa adesso cosa risponderanno i due ministri. Vale però la pena di accennare che Pozzi, da allora, non è certo caduto in miseria: nel 2013, proprio grazie all’Anas, ha agguantato la poltrona di presidente della Cal, le Concessioni Autostradali Lombarde. Con relativo stipendiuccio: 90 mila euro l’anno.