Antonio Maria Vegliò, presidente del Pontificio Consiglio per i Migranti: "E' inutile distruggere le imbarcazioni, le persone disperate troveranno sempre sistemi per fuggire: faranno altri barconi, passeranno via terra". L’Europa "è un progetto bellissimo ed entusiasmante, ma mi sembra che oggi sia molto egoista, stanca, abbia perso i suoi valori cristiani"
Gli esiti del Consiglio europeo straordinario di giovedì, chiamato a dare una risposta all’emergenza immigrazione nel Mediterraneo, non soddisfano il Vaticano. A destare i maggiori dubbi oltretevere è la missione affidata a Federica Mogherini, Alto Rappresentante per la politica estera dell’Unione: studiare un’azione militare che preveda azioni chirurgiche, con obiettivi precisi, per distruggere i barconi prima del loro utilizzo, quindi anche sulle coste libiche. Sul punto, il Pontificio Consiglio per i Migranti: ha fatto sentire la propria voce: “Bombardare in un Paese è un atto di guerra! Poi a cosa mirano? Solo ai piccoli battelli dei migranti? Chi garantisce che quell’arma non uccida anche le persone vicine, oltre a distruggere i barconi? E poi, anche se fossero distrutti tutti i battelli, il problema dei migranti in fuga da conflitti, persecuzioni e miseria continuerà ad esistere”. Così il cardinale Antonio Maria Vegliò, presidente del consiglio, liquida in un’intervista al Sir l’intenzione dei Paesi europei di eliminare le imbarcazioni dei migranti, sotto l’egida Onu, con azioni mirate nei Paesi africani. “E’ inutile bombardare le imbarcazioni, le persone disperate troveranno sempre sistemi per fuggire: faranno altri barconi, passeranno via terra”, dice.
Nel Consiglio straordinario di giovedì i leader dei Paesi dell’Unione hanno raggiunto un accordo per triplicare i fondi destinati all’operazione Triton, (da 3 a 9 milioni, quanto da sola l’Italia spendeva per Mare Nostrum) ma non per modificare il suo mandato: la missione conserva lo scopo di pattugliamento delle acque e non acquista quello del salvataggio dei migranti, come chiesto dall’Italia. Nulla di fatto, invece, sul fronte della redistribuzione degli arrivi tra i vari Stati dell’Unione in base alle caratteristiche economiche e demografiche di questi ultimi: all’atteggiamento di apertura mostrato dalla Germania di Angela Merkel ha fatto da contraltare il no deciso di David Cameron, che ha promesso un maggior supporto in campo logistico (offrendo la nave portaelicotteri Bulwark, tre elicotteri e due pattugliatori con la missione di fare operazioni di soccorso e salvataggio, in stretto contatto con Frontex e le autorità italiane, ma al di fuori di Triton) a patto “che le persone salvate siano portate nel Paese sicuro più vicino, probabilmente in Italia, e che non chiedano asilo nel Regno Unito”.
“Non siamo soddisfatti di questo accordo – spiega ancora Vegliò – qualcosa è stato fatto, come il finanziamento dell’operazione Triton, ma così non si risolve il problema. Servirebbe un programma a lungo termine, una politica delle migrazioni seria”. L’atteggiamento della Gran Bretagna, ad esempio, che ha risposto con un no secco all’accoglienza, secondo il cardinale Vegliò “è molto egoistico. Tutti sono disposti a dare soldi, basta che non vengano a disturbare nel proprio Paese. Ma non è questa la soluzione”.
Secondo il capo-dicastero vaticano, “sarebbe un prestigio per l’Europa far vedere che è in grado di risolvere il problema delle migrazioni”. Invece, a suo avviso, l’Ue “è una unità economica, finanziaria ma non ha una politica estera comune. Quanto conta l’Europa in Medio Oriente o in Africa o in America Latina? Niente. Contano i singoli Paesi: i legami della Spagna con l’America Latina, della Francia con l’Africa o con il Medio Oriente”. L’Europa, conclude, “è un progetto bellissimo ed entusiasmante ma mi sembra che oggi sia molto egoista, stanca, abbia perso i suoi valori cristiani”.
E se per l’Osservatore Romano, quotidiano della Santa Sede, l’Ue “ha perso l’occasione per comprendere fino in fondo che la tragedia legata alle migrazioni mette in gioco la sua autorità morale e politica e i principi di solidarietà su cui è fondata”, un giudizio molto severo viene anche dalla Conferenza episcopale italiana, tramite la Fondazione Migrantes: “Il vertice europeo vede piccoli passi di una Europa che è ancora incerta e paurosa di affrontare un dramma di migliaia di persone che sono sulle coste libiche – ha detto monsignor Giancarlo Perego, direttore generale della fondazione della Cei, in un’intervista a Radio Vaticana – piccoli passi perché, se è vero che sono state aumentate le risorse, si dimentica completamente una serie di aspetti che erano invece fondamentali e anche richiesti dall’Onu. Questi aspetti erano i canali umanitari e il rafforzamento di un numero più alto di accoglienza dei rifugiati nei diversi Paesi europei. E si dimentica ancora una volta il soccorso in mare – continua Perego – Credo quindi che da questo vertice abbiamo la sconfitta di un’Europa sociale e solidale di fronte al dramma delle migrazioni”.