“Io le scuse gliele faccio, perché ripeto che non è corretto, probabilmente e sicuramente è stato scritto in un momento mio di rabbia” sono le dichiarazioni di Giuseppe Grasselli, candidato sindaco per la Lega Nord di Canossa, raggiunto telefonicamente da Selvaggia Lucarelli durante la trasmissione da lei condotta su Radio M2O. La telefonata inizia con un’intervista della Lucarelli al candidato sindaco parlando di un episodio della campagna elettorale che lo vede protagonista. A metà telefonata la conduttrice svela la sua identità e mette in difficoltà Grasselli chiedendo spiegazioni di quel “Zitta puttana“, a lei rivolto, che egli avrebbe scritto sulla sua bacheca facebook dopo la pubblicazione da parte della Lucarelli di un post sulla tragedia degli immigrati morti nel Canale di Sicilia. Lei aveva pubblicato la foto di una bambina vittima della tragedia con questo commento commento: “Lascio a voi decidere se era una cellula Isis, l’ennesima delinquente o colei che veniva a rubarci il lavoro. Magari Salvini lo sa”.
Con voce tremolante Grasselli ha provato a giustificare l’accaduto, dicendo che a volte si scrive portati dall’esasperazione. Con la solita ironia pungente Selvaggia Lucarelli ha preteso le inevitabili scuse in diretta. La vicenda ha smosso anche la Lega Nord che si dissocia dalle affermazioni di Grasselli e come riporta Reggioonline Fabio Rainieri, segretario della Lega Nord Emilia, porge “Le scuse a nome di tutta la Lega Nord Emilia per l’insulto rivoltole da Giuseppe Grasselli. A lei, a tutte le donne e a chiunque si è sentito offeso dal post incriminato, va la rassicurazione della segreteria nazionale della Lega Nord Emilia che quelle espresse da Grasselli non sono certo le idee e le opinioni della Lega, ma offese vergognose mosse dal Grasselli a titolo puramente personale”. Durante il programma “Stanza Selvaggia” condotto appunto dalla Lucarelli assieme a Fabio De Vivo su M2O non è la prima volta che chi insulta la conduttrice viene chiamato in diretta. Dura vita per i “leoni da tastiera“, specie se si mettono contro chi, con ragione, ti mette con le spalle al muro costringendoti a fare retromarcia.