Oggi 25 aprile 2015 ore 17,30 a Genova in San Torpete, celebriamo il 70° compleanno della Resistenza e della Liberazione, con poesie di Eduardo Firpo, Giuseppe Ungaretti, Rigoni Stern, Primo Levi, Taseke, intrecciate con musiche di Erik Satie, Johann Sebastian Bach, Pino Longo, Henry Purcel, Andrea Basevi, guidati da un quartetto d’archi (due violini, viola e violoncello) di musicisti del Teatro Carlo Felice.
Ricorderemo momenti e atmosfere degli anni di guerra a Genova, dalla dichiarazione di guerra di Mussolini nel 1940, ascoltata dai genovesi in Piazza De Ferrari ai momenti più drammatici che visse la nostra città: dai bombardamenti alla strage dei partigiani trucidati a Cravasco, alla deportazione degli ebrei genovesi, alla resa del nazista gen. Meinhold nelle mani dei Resistenti del Cnl.
L’invito è rivolto a tutti gli antifascisti, gli antinazisti, gli antirenziani, gli antipaitiniani, gli antipastorini, simboli viventi del tradimento dei valori e dei principi della Resistenza e della Liberazione. È presente con noi anche don Andrea Gallo che di fronte ai candidati alle prossime regionali, Paita e Pastorino, sicuramente avrebbe scelto contro di loro la resistenza e la moralità.
In un momento storico particolare, in cui tutto sembra crollarci addosso, non possiamo non ritornare alle nostre origini e alle nostre radici che restano salde nella morte dei martiri e nel sangue degli innocenti. In un tempo in cui il Pd, erede innaturale delle due più grandi tradizioni che diedero senso e ragione alla Resistenza, il comunismo e il cattolicesimo, tradisce gli ideali più ovvi e semplici come la difesa del lavoro, la lotta al precariato, la protezione dei deboli in nome della democrazia che il fascismo e il nazismo cercarono di cancellare dalla nostra stessa memoria, noi ci riuniamo per dire ora e sempre resistere, resistere, resistere.
Noi resistiamo al tentativo di stuprare la Costituzione per la quale migliaia di giovani, uomini e donne, diedero la vita.
Noi resistiamo al governo che ripudia il mondo operaio, custode del lavoro, fondamento della Repubblica.
Noi resistiamo al parlamento divenuto “Aula sorda e grigia, bivacco di manipoli” (Mussolini, discorso d’insediamento da Presidente del Consiglio, 16-11-1922), non per mano di Mussolini, ma di un Presidente del Consiglio non eletto che sta modificando le Istituzioni nate dalla Resistenza in Ogm del suo personale potere.
Noi resistiamo a una legge elettorale che trasforma il Parlamento da rappresentanza della sovranità popolare in manipolo in mano al governo della maggioranza, fatta di nominati e non di eletti.
Noi resistiamo al ‘virus del berlusconismo’ che ha intaccato anche la non più esistente sinistra, diventata destra, più pericolosa di quella esistente.
Noi resistiamo a un’economia di mercato, gestita da mani corrotte, da partiti corruttori e da politicanti senza etica e senza dignità.
Noi resistiamo a un’idea di politica come dominio e possesso di consenso ad ogni costo che vuole eliminare ogni forma di opposizione, negando il principio stesso della democrazia.
Noi resistiamo a qualsiasi legge bavaglio che limiti la possibilità della stampa di essere cane da guardia di ogni potere e di ogni potente.
Noi resistiamo alla cancellazione della Memoria della Liberazione sorta sulle ceneri dei corpi dei figli e delle figlie che per la nostra libertà offrirono la loro giovane vita senza chiedere in cambio nulla, oltre il ricordo.
Noi resistiamo al governo Renzi, che non ci appartiene perché è frutto d’interessi di parte e di casta contro il bene comune del popolo che oggi la Liberazione consacra ‘sovrano’ per diritto naturale.
Noi resistiamo a chi, senza memoria, o forse per paura della memoria dei resistenti al nazifascismo, vorrebbe cancellare questo giorno e ritornare all’antigiudaismo, all’idea di razza e alla xenofobia, trasformandolo in una data sbiadita accettabile anche ai fascisti di ieri e di oggi. Non lo permetteremo.
Noi resistiamo in nome della Resistenza che fu rivolta morale per una dignità che non possiamo, non vogliamo vendere perché per essa siamo disposti a dare la nostra vita. Che vale andare al governo, avere il Parlamento, fare le leggi, corrompere e decidere se poi dobbiamo perdere la nostra anima e il senso della nostra vita?
Noi resistiamo perché non siamo vendibili, perché siamo figli e figlie della Resistenza, perché siamo nati il giorno della Liberazione, il 25 aprile del 1945, perché onoriamo la Carta Costituzionale, perché rispettiamo e veneriamo la legalità, perché concepiamo la politica come il più alto servizio che si possa svolgere per il proprio Paese, di cui oggi c’impegniamo ad essere custodi e difensori contro chiunque attenti al suo onore e alla sua dignità.
Noi, popolo sovrano, giuriamo di difendere la Costituzione da ogni manomissione, l’uguaglianza di tutti e tutte davanti alla legge, la laicità dello Stato come vertice di democrazia, la scuola pubblica come cuore della democrazia, il lavoro come fondamento della Repubblica, il diritto e l’onore di servire il popolo con dignità e disciplina.