Cultura

25 aprile: ‘Voci partigiane’. Storie all’ombra della linea gotica

Le gambe della Lisetta traballavano, esili e stanche per il peso del grembo rotondo. Scorsero la postazione che stava oltre un muro gigantesco di sambuchi, castagni e vétiche e per un attimo si arrestarono in silenzio. Lei piangeva. Il Lupo, invece, col muso bruciato dal freddo e il fiato bianco gelato sulla lunga barba irsuta, aveva la fissa immobilità di una statua. Dopo poco, finalmente, avanzarono e i Partigiani li videro storditi dal dolore e dalla fatica della fuga. Portarono subito la Lisetta nel casolare, il Lupo invece, si sedette da solo ai piedi di un castagno. Si dice che dopo i primi istanti di trambusto e dopo aver interrogato la ragazza, il Comandante si avvicinò al Lupo. Stupito, si accorse che piangeva a capo chino: teneva tra le mani un riccio di castagna.

Una scrittrice esordiente, che non ha vissuto l’epopea della Resistenza, è stata capace di rievocare storie di un mondo “antico” con una scrittura fresca, diretta, dal grande impatto visivo. Si tratta di Simona Teodori e il libro in questione è Voci partigiane. Storie all’ombra della linea gotica (Edizioni della Sera).

Non le parlavo mai della mia vita di prima e di casa mia o della nostra miseria. Non mi piaceva. Se ero costretta a toccare l’argomento ne parlavo come si parla del tempo, senza accusare mai nessuno. Parlavo dei fatti ma non parlavo mai delle ragioni per cui la gente è povera. Il sole sorge e tramonta, la neve cade, il mare soffre la burrasca e da qualche parte ci sono i poveri: questo è tutto.

Settembre 1943. I crepuscoli si avvicendavano fra i castagni dell’Appennino al formarsi delle prime bande armate sulla Linea Gotica. Chiudendo gli occhi è ancora possibile udire quei suoni, quei passi, quei sussurri. Il vento conserva il tempo e la memoria, li trattiene in un canto di ricordi: soffi di vita, di dolore, di coraggio e speranza, di quella che non muore mai. In queste pagine, alcune voci partigiane si staccano dal coro rievocando quei giorni lontani.

Il sangue che bagnava le ferite dei morti fumava nel freddo nero mentre un’aria ormai invernale soffiava vigorosa da nord-ovest. Mi avvicinai adagio mentre i miei compagni si abbracciavano piangendo con la gioia della baldoria e si stringevano attorno a Leopold al grido di “benedetto tedesco!”. Michele mi afferrò per la giubba con la mano destra e mi scrollò violentemente, senza nascondere il tremito che lo scuoteva. Ci abbracciammo con vigore disperato e lentamente si accasciò a terra, carponi, a vomitare.

Il lettore imparerà a distinguere i volti e le emozioni di coloro che hanno silenziosamente preso un posto nella storia d’Italia, schiacciati tra il conflitto clandestino e la speranza di pace, tormentati da ore estreme in cui azioni orribili venivano compiute sull’una e l’altra sponda di una feroce guerra di resistenza. Si porga l’orecchio al fruscio delle chiome boscose e si guardi negli occhi ciascun personaggio. Solo dopo averne ascoltato la voce sarà più facile comprenderlo come essere umano, al di là di ogni bandiera, senza condanne o assoluzioni.

Simona Teodori è nata a Roma il 5 ottobre 1975. Nel 2001 si è laureata in Giurisprudenza all’Università La Sapienza di Roma ed esercita attualmente la professione forense nella Capitale. Appassionata di storia, innamorata dell’Irlanda e iscritta all’Anpi dal 2010, ha preso parte al libro 99 Rimostranze a Dio (Ottolibri Edizioni).