Cristina, con la realizzazione di Così Vicini, il nuovo disco, quale obiettivo pensi di aver raggiunto in termini artistici?
«L’obiettivo è sempre quello di creare buona musica, in questo caso ho cercato di focalizzare l’attenzione su quelli che sono gli aspetti più legati alle variazioni dell’anima».
Spiegati meglio
«Ho cercato di focalizzarmi sull’aspetto umano, su quello che l’uomo sta dimenticando; ci stiamo spostando sempre più verso la superficie delle cose e tendiamo a colpevolizzare ciò che ci sta intorno senza renderci conto che un cambiamento se possibile dovrebbe partire in primis da noi, dai nostri atteggiamenti».
Ne consegue un disco compiuto che possiede un inizio, un centro e una fine. In un’epoca in cui la musica si ascolta su YouTube, è questa una grande notizia, non credi?
«Ti ringrazio, insieme a Saverio Lanza abbiamo lavorato proprio su questo aspetto, cercando di fornire l’evoluzione naturale del mio percorso, mantenendo però salde alcune certezze; conosco il mio mercato, non avrebbe avuto senso ammiccare a situazioni che non mi appartengono».
Parlaci del rapporto con Saverio Lanza
«Un rapporto, in questi anni, cresciuto, nel quale abbiamo affinato la nostra intesa. E poi lui è un musicista straordinario capace di collegare mondi musicali distanti, ne consegue che la mia curiosità si sposi magicamente con le sue doti».
La musica in questo periodo storico cosa può suscitare?
«Esiste un divario fortissimo tra quello che è la musica televisiva e tutto il resto ovvero un mondo che nonostante tutto continua ad esistere e al quale la mia storia fa riferimento».
Se affermo che Così Vicini ti proietta verso una dimensione velatamente mainstream, dico bene?
«Non credo sia del tutto esatto o quantomeno non per tutti. Ho cercato di svincolarmi da certi retaggi già ai tempi di Tregua (album d’esordio del 1997). Posso dire che il mio augurio è di riuscire a fare brani che possano essere anche popolari».
Secondo te, perché la tua figura non si è ancora imposta a livello nazional popolare?
«Esistono alcuni preconcetti, secondo i quali io apparterrei a un fantomatico mondo underground…ma io credo alla bellezza di una canzone indipendentemente da chi la canti e da dove provenga».
Ritieni di aver fatto la carriera che meritavi?
«Sono felice e orgogliosa di quello che ho fatto fino ad ora».
Senti Cristina…ho ancora diverse domande da farti, dovrai portare pazienza.
Volentieri, ma per favore dammi un minuto…
Cristina chiama il marito (Davide Sapienza, qualcuno sa chi è!) presente nell’altra stanza avvisandolo di controllare il cibo in forno che oramai dovrebbe essere pronto. Torna alla conversazione scusandosi e dicendo che loro sono abituati a mangiare presto la sera (sono le 19 e 20). Come se niente fosse ricominciamo a chiacchierare.
La coerenza stilistica è inequivocabile sin dagli albori. Parlaci di cosa ti definisce.
«Questo credo dovrebbero dirlo gli altri (sorride). Forse la precisa volontà di presentarmi sempre con qualcosa che riesca a stupire, anche rischiando se vuoi. Chi ha amato Tregua (album d’esordio, 1997), ad esempio, avrà certamente fatto fatica a contemplare una canzone come Miracoli (ride), eppure l’esigenza di scoprire nuovi mondi è sempre stata più forte rispetto alla ricerca di un rifugio sicuro dato dalle certezze».
Le influenze giocano un ruolo importante nella musica, se ciò corrispondesse a verità, che cosa bisognerebbe aver ascoltato per comprendere appieno la tua poetica?
«Il cantautorato italiano, da Battisti a Battiato, passando per De Andrè, Fossati e De Gregori. Penso agli U2 ai Rem ai Church, mi viene in mente citando quest’ultimi Under the milky way, una canzone straordinaria che prima o poi vorrei rifare. E poi Bjork, ricordo ancora quando riuscì a conoscerla, al tempo suonava con i Sugarcubes, che bel ricordo».
Voce di velluto, ne fai ciò che vuoi e dal vivo incanti…
«Posso dirti che suonare e cantare mi piace sempre di più, da quel palco non vorrei mai scendere. La timbrica di una voce è sempre un dono, poi, occorre alimentarla mediante lo studio. Cosa che ho fatto in passato e che vorrei ricominciare a fare».
Se potessi cancellare qualcosa nella tua carriera?
(Sospira) «Ce ne sono diverse, forse il periodo in cui cominciai a presentare per Mtv una trasmissione musicale. Ringrazio ancora lo staff meraviglioso ma io, in quelle vesti non mi trovai a mio agio, non per colpa loro ma per il semplice fatto che non sono portata per quel ruolo».
Al contrario, se potessi elevare un singolo episodio?
«Penso in questi giorni a Robert Wyatt, forse il personaggio che non avrei mai pensato di conoscere e con il quale collaborare. Non voglio togliere niente a nessuno dicendo ciò, credo che tutte le persone con le quali ho suonato potrebbero avvallare quanto da me affermato».
Per la Donà niente Sanremo. Perché ?
«Ma ci ho provato! Non mi hanno voluta. Purtroppo o per fortuna, aggiungo. Posso dire che nutro grande stima per chi riesce a calcare quel palco con disinvoltura, ma personalmente, in certi contesti, mi sento un pesce fuor d’acqua».
Per una tivù pubblica dovrebbe essere un dovere creare spazi nei quali proporre una cifra – quella musicale – che in fondo ci appartiene. Che ne pensi?
«Ho un solo rammarico sapere che il Festival sia paradossalmente l’unica possibilità in Italia per proporre al grande pubblico canzoni originali, in tv c’è spazio soltanto per i talent, viene da rimpiangere il programma che presentava Paolo Limiti, peraltro fantastico nella rilettura della nostra memoria storica».
Il primo maggio suonerai alle Isole Lofoten sbaglio oppure non è la prima volta che suoni in Norvegia?
«Era il 2004 quando fui invitata a suonare in un luogo dove non avrei mai pensato di esibirmi. Il posto dove suonai allora era Vadsø, nella contea del Finmark, e la persona che allora mi invitò era Eirik Bræin Gikling, direttore artistico del festival di allora. Dieci anni dopo Eirik, con il quale non abbiamo mai perso i contatti, mi invita di nuovo. Questa volta alle Isole Lofoten, ad Hamnøy, precisamente. Sarà con me anche una delegazione italiana di sostenitori della mia musica e questo mi rende ancor più felice».
Questa sera invece suoni a Parma in Piazza. Una festa quella del 25 aprile molto sentita da queste parti…
«Spero di imbastire una scaletta potente ed emozionante e di riuscire a raccontare qualcosa di bello alle persone regalando a prescindere dalle appartenenze politiche di ognuno, segnali positivi connessi anche alla memoria storica di quel giorno».
Non vai a mangiare se prima non mi lasci le tue nove canzoni…
(Sorride) Eccole qui!
Ciao Cristina grazie per la tua disponibilità-
«Grazie a te, ci vediamo questa sera».
9 canzoni 9 … di Cristina Donà
Lato A
Furia Cavallo del West • Mal (il mio 1° 45 giri)
La Canzone di Marinella • Fabrizio De Andrè
Last Train to London • Electric Light Orchestra (1° disco che ho comprato)
Stand And Deliver • Adam and the Ants
Lato B
Badlands • Bruce Springsteen (Una grande passione)
Bad • U2
You Are the Everything • R.E.M (ballatona che mi piaceva tantissimo)
Blue • Joni Mitchel
Real Life • Joan As Police Woman