L'ex direttore di Avvenire che si è dimesso nel 2009 dopo che il Giornale pubblicò notizie su vicende giudiziarie sul suo conto in parte false ha deciso di correre per la lista di Area Popolare che appoggia l'espulso del Carroccio
Ex direttore dell’Avvenire, dimissionario dopo che il Giornale aveva pubblicato notizie in parte false su una vicenda giudiziaria che lo riguardava, ed ex direttore di Tv2000, ora Dino Boffo sceglie la politica. Con un’intervista al Corriere della Sera il giornalista annuncia la decisione di correre per le regionali in Veneto nella lista di Area Popolare che appoggia l’espulso dal Carroccio Flavio Tosi. “Torno con passo umile”, ha detto, “e molto entusiasmo sul territorio dove sono stato presidente di Azione Cattolica e direttore del settimanale cattolico, prima di andare a dirigere Avvenire“.
Nel 2009 Boffo dalle colonne del giornale della Cei aveva criticato l’allora presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Osservazioni criticate dal Giornale diretto da Vittorio Feltri che lo accusò di molestie sessuali. Il giornalista decise di dimettersi e la stampa coniò l’espressione “metodo Boffo” in riferimento al clima di pressioni che gli fece prendere la decisione. Il 14 aprile il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere ha condannato a due anni di carcere l’ex cancelliere Francesco Izzo, imputato per accesso abusivo al sistema informatico in quanto, secondo l’accusa, consultò nel marzo del 2009 il casellario per ottenere il certificato penale dell’ex direttore dell’Avvenire. Il 28 agosto del 2009 “Il Giornale” pubblicò gli estremi di un decreto penale di condanna emesso nel 2004 dal gip di Terni a carico di Boffo per il reato di molestia alle persone, che comminava un’ammenda di 516 euro che l’ex direttore del quotidiano dei Vescovi pagò regolarmente; la vicenda era relativa a presunte molestie telefoniche ma la relativa querela presentata dalla vittima fu ritirata. Lo stesso Boffo si difese sostenendo che le telefonate erano state fatte dal suo telefono ma a sua insaputa e da qualcun altro.
“La decisione di impegnarmi in politica”, ha detto il giornalista, “segue la sentenza che ha condannato l’autore dell’accesso abusivo al casellario giudiziario, grazie al quale si confezionò un anonimo dispositivo che mi indusse a volontarie dimissioni da direttore di Avvenire”. Boffo si è detto ora “libero e riconciliato rispetto a quanto crudelmente mi è successo e desideroso di andare avanti”.
L’ex direttore del giornale della Cei al Corriere ha spiegato anche di aver ricevuto “una sorta di chiamata civile e ora mi butto in un impegno che non voglio circoscrivere alla tornata elettorale ma tengo aperto. Vorrei fare l’animatore culturale e politico di questa area”. Ha poi aggiunto che il Veneto “è il luogo giusto, è il ‘qui e ora’ della politica italiana: qui c’è la spaccatura della Lega anzitutto sui contenuti, sull’interpretazione della realtà e sul modo di rapportarsi alla popolazione; qui si sta anche fatalmente prosciugando Forza Italia che non mi pare compattamente entusiasta di seguire Salvini e Zaia. Ecco, da qui si può contribuire a rimodellare lo scenario del centrodestra o dell’area moderata centrale”.