La cittadina di Chèrp si prepara a festeggiare la propria squadra di calcio che – pur sconfitta oggi – potrebbe essere promossa in serie A con quattro giornate di anticipo. La compagine allenata da Fabrizio Castori e allestita praticamente a costo zero sta infatti per realizzare un sogno diventato incubo per il presidente della Lazio nonché consigliere federale Lotito, il quale intercettato in una conversazione con il direttore generale dell’Ischia asseriva: “Ho detto ad Abodi (presidente Lega di serie B ndr.) se me porti su il Carpi, se me porti squadre che non valgono un cazzo, noi fra due o tre anni non ci abbiamo più una lira. Chi cazzo li compra i diritti? E questi non se lo pongono il problema”.
Cosa ne pensa Serse Cosmi, l’uomo del fiume, capace di imprese altrettanto sorprendenti alla guida del Perugia ai tempi del presidente Gaucci.
Mister ma cosa ha pensato quando ha letto di questa vicenda?
Non sono caduto dalla seggiola e non mi sono ribaltato. Nella mia carriera ho sentito affermazioni in generale anche peggiori. È chiaro che ci sono dinamiche note a tutti poi quando escono delle affermazioni come queste ci si scandalizza. In realtà ciò che ha detto Lotito è quello che pensa l’80 per cento di chi fa parte del sistema calcio. Poi posso certo aggiungere che i piccoli non piacciono ai potenti perché possono dare fastidio. Ma questo non solo nel calcio.
Attuale quadro politico: dopo il ventennio berlusconiano l’Italia sembra entrata nell’era renziana. Cosa ne pensa?
La situazione non è comunque entusiasmante. Sembra che si voglia a tutti i costi dimostrare di fare perché non c’è più tempo per perdere tempo. Un approccio che non mi convince del tutto
Giorno della Liberazione e festa dei lavoratori. Secondo lei che significato hanno oggi rispetto al passato?
Per i miei figli Edoardo di 22 anni e Giorgia che ne ha 25 sono date sul calendario come Halloween. Sicuramente per me è diverso: sono cresciuto in anni in cui queste due ricorrenze avevano quasi una loro sacralità. Oggi poi la festa dei lavoratori per i ragazzi non ha alcun senso. Loro un lavoro non riescono a trovarlo. Ogni giorno tento di convincere i miei figli a rimanere in Italia ma nella loro testa il nostro paese non offre loro alcuna possibilità di futuro.
Per qualcuno il calcio anticipa ciò che avviene nella società o per lo meno ne è specchio…
No, non penso sia così. Il calcio è semplicemente un’industria enorme che ha i riflettori puntati addosso. Sarebbe la stessa cosa per il carling se godesse della stessa attenzione mediatica. Giocatori e allenatori possono essere contestati per i loro ingaggi a volte spropositati, possono essere criticati per il loro gioco, insultati per come mettono in campo la squadra ma loro per lo meno vincono o perdono. Tutto intorno c’è una fauna di personaggi che non hanno né arte né parte: quelli pur stando dentro al calcio di sicuro non perdono mai. A pensarci bene forse loro sono simili a molti politici…
Crozza è diventato famoso con la sua imitazione. L’immagine del suo clone con una tibia in bocca che urla Liveraaaaaniii è difficile da dimenticare… Lei pensa di essere stato vittima del suo stesso personaggio?
Se si rilegge quello che avevo dichiarato allora appare chiaro che mi ero subito reso conto di essere stato catapultato in serie A dalla C senza il curriculum di chi aveva fatto il giocatore. Il problema è stato piuttosto che i miei risultati frutto di scelte tattiche venivano sempre sottaciuti. Si preferiva dire che ero l’allenatore che si incazzava. Così quando i miei ragazzi vincevano si diceva che era merito della mia grinta, quando si perdeva era colpa della mia ira. Ho tentato di liberarmi da questi cliché, in seguito ho capito che era meglio lasciar perdere anche se adesso posso ammettere che mi ha dato molto fastidio. Ora però sono a Trapani con un presidente che domenica entrando nello spogliatoio e rivolgendosi al gruppo ha detto: “Ragazzi, sono orgoglioso di voi. State tranquilli. Tornate a casa dalle vostre famiglie”. Questi atteggiamenti ti riappacificano con lo sport. Vede, io faccio l’allenatore per passione. Quando non ne avrò più cambierò mestiere.