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Naufragio migranti: un Paese a civiltà sospesa che odia perfino i morti

Per tutto ciò che sto per dire contro il Paese carogna che sembra diventato in questi giorni l’Italia, ci sono tre eccezioni: Emma Bonino che ha detto da sola le sole cose che una persona adulta (prima ancora che politica) avrebbe dovuto dire davanti alla tragedia delle centinaia di morti in mare. Walter Veltroni che – giudicatelo come volete – ha fatto un film buono e di sentimenti normali, in mezzo a un vortice di furore cattivo e stupido. E poi il Papa che come accade sempre, è solo nel tentare di far tornare un minimo di buon senso, se non di fraternità nella testa e nel cuore di chi lo ascolta.

Questo è un Paese spaccato su tutto, dunque anche sul film di Veltroni I bambini sanno, fra chi lo approva anche solo perché i bambini sono carini, e chi ne dice male anche solo perché è un film di Veltroni. Ma il film ha fatto centro (come le parole della Bonino e del Papa) in un momento strano e stravolto della vita italiana. In poche ore è accaduto qualcosa che ha cambiato l’umore del Paese. Una tremenda disgrazia in mare (errore dello scafista? Errore del mercantile accorso, una vampata di panico dei disperati migranti stipati nel barcone, in parte storditi dal freddo sul ponte, in parte abbattuti dal caldo nauseante della stiva?), la barca da soccorrere si è rovesciata e quasi tutti (forse 800, uomini e donne, e c’erano anche 50 bambini) sono scivolati in fondo al mare, dove è impossibile trovare persino i corpi. In quel momento è esplosa in Italia una rabbia feroce, una cattiveria che ha perso ogni appartenenza politica e ogni limite. Un vero impeto di violenza, repulsione, rigetto, presa di distanza non contro i persecutori o la guerra. No, contro le vittime, divenute di colpo colpevoli. Queste e quelle che verranno. Non so se un fatto simile sia mai avvenuto. Ma proprio mentre i migranti abbandonati per risparmiare sull’operazione Mare Nostrum sono affogati (come era stato predetto da chi aveva implorato “non fatelo!”) i nostri concittadini hanno cominciato a odiare non l’abolizione dei soccorsi, non il risparmio che equivale (si sapeva, dato il grandissimo numero di salvati) a una serie di condanne capitali. Ha cominciato a odiare i morti, come nelle esecuzioni medievali, in cui la folla urlava insulti al condannato, di cui non sapeva nulla, fino al patibolo.

Per una ragione che forse neppure gli esperti di psichiatria e di comportamenti di massa ha ancora decifrato, la questione “troppi morti in mare”, che avrebbe dovuto portare, almeno nei comportamenti pubblici, lutto, dolore, partecipazione, cordoglio, ha istantaneamente creato tre curve di ultras. Nella prima si chiedeva di creare delle tendopoli “sul posto”, diciamo dalla Somalia alla Libia, impedendo ai fuggiaschi di diventare invasori, inchiodandoli al loro disperato Paese (“è li che bisogna aiutarli”) . La seconda, in piedi e scalmanata, avvertiva che i migranti già pronti a venire e già schierati in spiaggia con i bagagli, erano più di un milione (più di un milione!) e avrebbero portato, oltre l’ingente ingombro fisico, le loro malattie (scegliere fra tubercolosi, ebola, scabbia) e il terrorismo. Dunque un danno spaventoso a noi, alla Sindone, all’Expo e alle nostre opere d’arte. La terza ha urlato e continua a urlare la nuova idea: bombardare. Con alcune variazioni: la Libia, i porti, le barche prima che partano.

La ragione che non ha diffuso subito il panico è che siamo governati con fermezza anche un po’ brutale ma efficace, da un “uomo solo al comando” che discute poco, decide subito, ha i suoi consiglieri (anche se non li conosciamo tutti) e dunque eravamo in attesa di vedere, e un po’ anche di ammirare lo scarto fra idee folli da sottocultura Lega Nord-Casa Pound, e un modo serio di fare politica. Prima di tutto, per esempio, esigere la partecipazione al dramma del resto d’Europa. Purtroppo si sono verificati alcuni problemi, alcuni noti a tutti (come la imbarazzante mancanza di autorevolezza della Mogherini, l’Alto Commissario e la vicepresidente d’Europa, ma non ha ascolto, come la mancanza di attenzione di un buon numero di governi europei per il governo italiano, ovvero chi poteva non venire non è venuto, e chi è venuto non ha mosso un dito).

E poi nessuno si aspettava che il giovane e nuovo Renzi portasse, come patrimonio della strategia italiana, il programma elettorale di Salvini: il problema non sono i morti, che non richiedono neppure la fatica del seppellimento o lo spazio di un cimitero. Il problema sono i migranti vivi, che non devono arrivare. Il problema dei migranti si risolve stroncando i viaggi (ovvero privarli di una libertà fondamentale) e bloccando il mare, che è una permanente operazione di guerra. Più facile, perché suddiviso in episodi necessari, bombardare la Libia, i porti, le barche. L’idea è comunque il mare chiuso e la sospensione della civiltà. Ovviamente il costo è molto più alto dell’operazione “Mare Nostrum” e certo, nel loro silenzio scettico, i tre annoiati compagni di tavolo di Renzi ci avranno pensato.

E infatti non hanno detto né deciso niente. Ma alla fine, anche per invitare Renzi a concludere, i tre annoiati compagni di “seminario sui morti”, che devono restare morti, nel senso di non far niente per salvare i prossimi, (Francia, Germania, Regno Unito) hanno dato un mandato curioso alla Mogherini: vada in Libia a sondare gli umori tra le varie fazioni, per vedere se vogliono essere bombardati. Francamente non si può non provare solidarietà per questa inadeguata ma volonterosa persona spinta dove non può andare e disperatamente messa alla prova (credo anche con cattiveria) per ciò che non può fare. Ma questa è la nostra politica estera al momento. Ah, ed essere informati mesi dopo della morte in Afghanistan, causa drone male addestrato, di un “coadiuvante” italiano rapito tre anni fa e, per quanto se ne sa, mai cercato.

il Fatto Quotidiano, 26 aprile 2015